02 agosto 2018

L'intreccio nero


Bologna 2 agosto 1980: il più grave attacco terroristico sul territorio italiano, opera (dicono le sentenze della magistratura) di tre neofascisti italiani (Mambro, Fioravani e Ciavardini).
85 morti, più di 200 feriti.
Per una bomba confezionata con esplosivo di origine militare.
Una strage fascista, forse l'ultimo colpo di coda della scia di sangue cominciata nel 1969 a Milano e organizzata nel 1965 all'hotel Parco dei Principi a Roma.
Di certo è che anche a Bologna si vedono muovere gli stessi attori: manovalanza nera, usata e manovrata da mandanti rimasti al momento all'oscuro.
E poi le coperture e i depistaggi dei servizi italiani: il Sismi infiltrato e manovrato a sua volta dalla Loggia P2, la loggia deviata, la loggia di posizione ultra atlantista.
Nell'ultimo numero de l'Espresso trovate un articolo di Giovanni Tizian a Paolo Biondani che parla di "Strage di Stato"

Strage di Stato. È la definizione-shock che fu coniata, in origine, per piazza Fontana: la prima bomba nera, quella del 12 dicembre 1969 a Milano (17 morti). Significa che pezzi dello Stato sono stati complici degli stragisti. È la più tragica anomalia italiana. Il terrorismo colpisce in tutto il mondo, ma nei Paesi civili è contro lo Stato, che unisce le sue forze per combatterlo. In alcune nazioni, invece, è dentro lo Stato. Per anni la tesi della strage di Stato fu liquidata come “un’invenzione della sinistra”. Oggi è il marchio ufficiale del terrorismo di destra italiano, confermato già da quattro sentenze definitive. Ignorate o dimenticate. Anche se raccontano gli anni più neri della nostra democrazia. E offrono una chiave che potrebbe aprire l’armadio dei misteri anche delle stragi mafiose. Strategia della tensione. Dal passato al presente. Da Milano a Bologna. Da Palermo a Roma.

Nonostante le sentenze, sui responsabili e sui depistaggi (per cui Gelli e Santovito sono stati condannati) ogni anno si ritorna a parlare di pista internazionale.
I libici, i palestinesi, una rappresaglia per Ustica o per il sequestro dei missili sul suo italiano ad Ortona (per esempio la tesi nel libro "La verità su Bologna" di Priore): il Fronte popolare per la liberazione della Palestina avrebbe organizzato come ritorsione questo attentato sul suolo italiano.

Peccato che ogni volta manchino le prove.
E manchi il perché: se la pista porta fuori dall'Italia perché i depistaggi del Sismi?
Perché quei contatti tra i fascisti dei NAR, di Terza Posizione, i servizi e la P2?
Più si leggono le carte e più si intuisce una trama che torna sempre uguale: Bologna 1980, Capaci 1992, via D'Amelio luglio 1992 e poi le bombe scoppiate nella primavera estate del 1993. 

Poco prima della bomba, il 23 giugno 1980, l’attuale imputato Cavallini e il condannato Ciavardini avevano ammazzato, a Roma, il giudice Mario Amato. Come Vittorio Occorsio, ucciso quattro anni prima da Pierluigi Concutelli. Il giudice stava indagando sull’intreccio criminale fra terroristi di destra, banda della Magliana, servizi e loggia P2, che fu smascherata proprio dai due magistrati assassinati. Nel 1993, interrogato a Bologna, lo stesso Fioravanti, nel proclamarsi innocente, se ne uscì con una frase memorabile: «Siamo cresciuti col dubbio se le stragi siano opera di uno dei servizi infiltrato nell’estrema destra o se era uno di destra che tentava di infiltrarsi nei servizi». Luigi Ilardo, il boss di Cosa nostra che fu ucciso quando stava per pentirsi, confidò ai carabinieri che la mafia seguiva la stessa trama nera: «Per capire le stragi del 1992 e 1993 bisogna guardare agli anni della strategia della tensione. Cosa nostra le ha eseguite, ma quelle stragi sono state decise con settori deviati delle istituzioni, massoneria e servizi segreti». Di certo, anche nelle indagini sulla morte di Paolo Borsellino e della scorta, non sono mancati i depistaggi di Stato. 

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