02 dicembre 2015

La nato e i ribelli “buoni” dell’uck (Fabio Mini)

La nato e i ribelli “buoni” dell’uck (Fabio Mini)

L'articolo uscito su Il fatto quotidiano dell'ex generale Mini, dove parla del caso Kosovo (da dove provenivano le persone arrestate dalla polizia di Brescia, per apologia di terrorismo sul web), dell'inutilità delle missioni militari e dell'ipocrisia dell'occidente che prima crea i mostri poi li combatte.
Quando, dopo la guerra del Kosovo (1999) , la Serbia accusò la Nato di avere invaso i Balcani occidentali per proteggere dei terroristi si riferiva al fatto che fino al 1998 gli stessi annoveravano i ribelli dell’UCK fra le organizzazioni terroristiche internazionali. La Serbia era “fuori tempo” perché nel 1998 il dipartimento di Stato, il Pentagono, la Cia, le forze speciali inglesi e tedesche avevano sdoganato l’UCK e ne addestravano i membri. Quando, dopo l’11 settembre 2001, la Serbia accusò la Nato di proteggere i terroristi islamisti kosovari cercava di sfruttare le teorie della guerra di religione e dello scontrodi civiltà per dimostrare di essere ancora il baluardo della cristianità contro i musulmani albanesi.Ancora una volta la Serbia era fuori tempo. L’Onu e la Nato avevano già deciso che i musulmani albanesi erano “diversi” e che erano addirittura degni di entrare a far parte della Nato. Nel 2000 e 2001 i ribelli albanesi destabilizzarono con le armi la Macedonia e la Nato attivò due missioni per aiutarli e proteggerli dalle forze di sicurezza macedoni. Nel 2002 il comandante di Kfor e i carabinieri italiani furono accusati di violazione dei diritti umani e delle immunità diplomatiche quando arrestarono i membri di una Onlus “umanitaria” islamica sorpresi a bordo di un furgone pieno di armi.Nello stesso anno Il Corpo di Protezione Civile (nuova etichetta dell’UCK) fu riconosciuto come nucleo del futuro esercito kosovaro nonostante le rimostranze del comandante di Kfor che lo considerava ancora pervaso da terroristi. La Nato, di malavoglia acconsentì ad uno screening di tutto il personale del l’ex-UCK. Kfor accorpò e incrociò i risultati dello screening con tutti i dati d’intelligence provenienti da 14 cellule alleate e dal database dei carabinieri. +Ne risultò una situazione di vero pericolo per la stabilità di tutta la regione.Emerse anche la partecipazione di organizzazioni wahabite nella costruzione di moschee e costituzione di comunità fondamentaliste da Kachanic (territorio affidato agli americani), a Prizren (affidato a tedeschi e turchi) e a Mitrovica (affidato ai francesi). Ora che il Kosovo si rivela essere uno dei più promettenti bacini di reclutamento del Jihadismo, la Serbia tace, la Nato tace, le Nazioni Unite tacciono. In Kosovo abbiamo ancora Kfor con 5000 uomini di 31 nazioni e un reggimento Carabinieri (MSU), una missione della Ue (Eulex) e una di gendarmeria (Eupm), ma siamo tutti fuori tempo. Il Kosovo è di fatto indipendente ed è diventato il paradigma di tutti i guai che cerchiamo di evitare. È il paradigma della lotta di liberazione che si trasforma in terrorismo, del terrorismo che sovverte l’equilibrio degli stati e il diritto internazionale, dell’evoluzione in chiave fondamentalista di perfetti miscredenti, dell’incapacità della comunità internazionale di pensare al dopoguerra, della inutilità delle cosiddette missioni dipace quando le decisioni sono state già prese in altre sedi e per motivi completamente diversi dalla stabilità e dalla pace.

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