Eppure per mesi in tanti hanno soffiato, assieme all'esecutivo, raccontando la favola della ripresa, dell'ottimismo, dell'Italia che riparte.
I numeri del lavoro, ad esempio: contratti che crescono a doppia cifra, posti di lavoro che spuntano come funghi, guarda come soffia il vento.
A vederli da vicino i numeri, senza l'ottusità dell'entusiasmo a prescindere, raccontano un'altra verità: (Marta Fana su Il Manifesto)
I dati dell’indagine mensile sulle forze di lavoro, pubblicati ieri dall’Istat, sono impietosi: a ottobre rispetto a settembre sono stati distrutti 39mila posti di lavoro, mentre il calo dei lavoratori in cerca di occupazione (-13mila) viene superato da un aumento del numero di inattivi.Abbiamo investito miliardi, spostando risorse pubbliche verso le imprese private, per creare 2000 nuovi posti di lavoro stabili (che era l'obiettivo della riforma del lavoro).
Ragione per cui il tasso di disoccupazione diminuisce all’11.5%. Il tasso di occupazione rimane al 56.3%, con un aumento dell’1.3% per la componente maschile e una riduzione dello 0.4% di quella femminile rispetto a fine febbraio, cioè all’entrata in vigore del Jobs Act.
Complessivamente, rimane senza alibi l’azione riformatrice del mercato del lavoro, operata dal governo. Da gennaio ad ottobre di quest’anno, il numero di occupati aumenta di 84,000 unità, di cui solo l’1,3% è riferito a contratti cosiddetti permanenti (+2mila), mentre gli occupati a termine continuano la loro corsa con un +178,000. Al contrario, gli occupati indipendenti diminuiscono i questi primi dieci mesi di 97,000 unità. In particolare, nell’ultimo mese ci sono 44,000 lavoratori indipendenti in meno. E’ così che l’incidenza degli occupati dipendenti a tempo “indeterminato” diminuisce sul totale degli occupati (-1% da gennaio), una corsa in discesa che si fa più ripida da marzo, cioè da quando entra in vigore il Jobs Act, con l’innovativo “contratto a tutele crescenti”.
Il resto sono trasformazioni di contratti esistenti.
Da registrare l'aumento degli extra cinquantenni al lavoro
Il lavoro cresce, ma aumentano mismatch e part time involontario. Per la prima volta dal 2008 c'è una ripresa dell'occupazione, ma più lenta rispetto a quella Ue tant'è che aumenta il divario, che passa dagli 8,7 punti del 2013 a 9,3 punti. Inoltre, mentre il Europa migliora il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro, in Italia aumenta di 1,2 punti (per via della crescita dei disoccupati e delle forze di lavoro potenziali, pur in presenza di un aumento degli occupati). Inoltre in Italia la quota del part-time involontario è doppia rispetto al resto dell'Europa, e oltre 5 milioni di occupati, il 23% del totale, hanno un titolo di studio superiore a quello richiesto per il lavoro svolto. Sale dall'85,7% all'88,6% la quota di coloro che ritengono improbabile la possibilità di perdere il proprio lavoro. Il 45,3% degli occupati si dichiara soddisfatto del proprio lavoro, percentuale in aumento di un decimo di punto sul 2013. Infine, nonostante la ripresa dell'occupazione sia stata soprattutto al femminile, oltre il 27% delle donne che vogliono lavorare non ci riesce, contro il 19,3% degli uomini, e con un divario cinque volte superiore a quello europeo. Inoltre il tasso di occupazione aumenta sopratutto per gli ultracinquantacinquenni (+3,5 punti), mentre l'indicatore scende al di sotto del 50% per i giovani 20-34enni e non mostra segni di recupero per le altre fasce di età.Così la disoccupazione rimane stabile, ma diminuiscono anche gli occupati mentre aumentano i precari.
Che sono gli stessi che un domani dovranno lavorare fino a dopo i 70 anni per una pensione ridicola.
Abbiamo soffiato per Expo fino ad ottobre e ora siamo pronti per soffiare su Roma e il giubileo.
Il dream team di Expo da esportare a Roma.
Che tanto poi ai buchi nei conti ci pensa lo stato.
E per il dopo Expo c'è sempre tempo.
Così come per i lavori di Roma.
Ma continuiamo a soffiare, dai tutti assieme.
Perché ci sarà la ripresa, ci sarà il vento.
Ma non per tutti.
Nessun commento:
Posta un commento