18 dicembre 2015

L'emendamento (e i decreti) con la finanziaria attorno

Anche per la legge di stabilità, il cambio verso può aspettare.
Di emendamento in emendamento, la vecchia legge finanziaria è stata infarcita di provvedimenti monstre, per tutti i gusti.
Partiamo dall'emendamento che taglia il raddoppio dei tempi di accertamento dei reati fiscali, in caso di denuncia penale.
Per il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti la novità assicurerà “maggiore certezza del diritto nel rapporto tra fisco e contribuente”, definizione che riecheggia il nome del decreto – “sulla certezza del diritto” – varato sotto pessimi auspici la vigilia di Natale dello scorso anno e poi riscritto dal governo Renzi dopo le polemiche sul colpo di spugna che depenalizzava la frode fiscale se contenuta entro il 3% dell’imponibile. Il decreto, anche dopo che l’esecutivo è stato costretto a rimetterci mano, ha modificato la normativa sui reati tributari rendendola più favorevole per il reo. Ma continuava a prevedere la possibilità di raddoppio dei termini per l’accertamento, anche se limitata ai casi in cui l’amministrazione tributaria abbia inviato denuncia alla Procura entro i termini ordinari.
Una scelta politica, quella che ha portato a questo accertamento:
AL TESORO,l’ufficio legislativo delle finanze ha dato il via libera all’emendamento, su cui invece l’Agenzia ha dato “parere sfavorevole”, ma solo per-ché - si legge in una relazione del ministero - “cancella per il futuro il rad-doppio dei termini in presenza di fattispecie penali”. Insomma, una “scelta politica”, e tanto è bastato alla Ragioneria per dare l’ok. Eppure a gennaio il buco era quantificato in 16 miliardi. Cosa è cambiato? Di sicuro un buon numero di accertamenti si è concluso, ma non così tanti da azzerare le stime, tanto più che esiste un effetto sul futuro. “Credo che la Cassazione boccerà l’impostazione dell’emendamento. Ma nelfrattempo nelle commissioni tributa-rie migliaia di atti verranno impugnati–spiega Angelo Vozza, avvocato cas-sazionista esperto di diritto tributario–succederà cioè quanto avvenuto congli atti firmati dai dirigenti delle Entra-te fatti decadere dalla Consulta”. Argomento su cui Zanetti e i vertici dell’A-genzia –che denunciavano la “parali -si”del fisco–si sono scontrati nellescorse settimane. Ora siamo a“scelta politica”
Il codice rosa nei pronti soccorsi, per le donne che subiscono atti di violenza da parte dei compagni/mariti/fidanzati.
Queste sarebbero costrette a denunciarlo prima di ricevere le cure: siccome però la legge di stabilità non mette un euro in più per i centro di assistenza, il rischio è che nessuna di queste vittime vada a denunciare nulla, col rischio di tornare a casa e trovarsi faccia a faccia col mostro. 

Repubblica:
Un codice rosa che identifichi subito, all'arrivo al pronto soccorso, le vittime di violenza sessuale, offrendo non solo le cure sanitarie, ma anche la possibilità di denunciare già in ospedale i loro aguzzini. Un aiuto per le donne che l'emendamento della deputata Pd Giuliani vorrebbe estendere a tutti gli ospedali d'Italia e che si rifà all'esperienza della Asl 9 di Grosseto. Un'iniziativa che ha suscitato le proteste di molte associazioni tra cui Donne in Rete contro la violenza (Dire), Be Free, Telefono Rosa e altre che hanno lanciato un appello per evitarene l'approvazione. Scende in campo contro il "codice rosa"  la presidente dell'associazione Dire che raggruppa 73 centri antiviolenza, Titti Carrano e Vittoria Tola, presidente dell'Udi. "Chi ha scritto questo emendamento - ha detto Carrano - non sa nulla del fenomeno, perchè è impossibile assimilare le vittime della violenza maschile alle altre fasce 'deboli o vulnerabili'. Le vittime della violenza maschile, come prescrive la convenzione di Istanbul, hanno bisogno di un percorso individuale e specializzato".
L'emendamento salva banche che salva le banche, i conti correnti (non quelli degli obbligazionisti e azionisti), ma che lascia una zona grigia sull'onorabilità degli amministratori.

Infine non un emendamento, ma un DL da presentate a fine anno e presentato dal ministro Boschi, che legifera sul falso olio di oliva, quello fatto con materie prime provenienti dall'estero e spacciato per italiano.
Ci siamo riempiti la bocca, durante Expo, sul made in Italy, su quanto siamo bravi a difenderlo e ora, lo stesso governo tira fuori una legge che potrebbe depenalizzare il reato di contraffazione. Complimenti.

Barbara Cataldi sul FQ:
E IL GOVERNO che fa? Mette in cantiere una bella depenaliz-zazione del reato di contraffazione, scritta proprio su misura per l’olio d’oliva. Una magia firmata dalla fatina Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. È lei, già nell’occhio del ciclone per il conflitto di interessi su banche e parenti, a consegnare alle Camere il regalo di Natale per i cattivi dell’industria dell’olio. Nel pacco c’è la bozza di un decreto legislativo pieno di sorprese. Il dl dovrebbe stabilire le sanzioni amministrative per le violazioni del Regola-mento europeo 29/2012, quello relativo alle norme di commercializzazione dell’oliod’oliva, ma così come è stato scritto dai tecnici dell’Icqrf, l’Ispettorato centrale repressione frodi del ministero delle Politiche agricole e forestali,sembra un clamoroso autogol. La norma di fatto cancella il reato penale previsto in questi casi, dimezzando perfino le sanzioni economiche. 

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