Sabato 14 novembre 2020
Come ogni sabato i Milordini stanno pranzando insieme. Sono degli inguaribili abitudinari: non amano le sorprese, tantomeno le novità. E infatti non è che li esalti più di tanto l’idea di ritrovarsi in una trattoria in cui non sono mai stati. Ma devono fare di necessità virtù, visto che da Delfo li hanno rimpallati. Proprio così. Di tutte le cose strambe che stanno capitando in questi mesi – privazioni della libertà, distanziamenti, mascherine obbligatorie – questa è di sicuro la più incredibile
Dopo
il Tortellino
muore nel brodo e Gli
spaghetti alla bolognese non esistono, torna a trovarci il
ristoratore detective Emilio Zucchini, padrone della Vecchia Bologna,
un ristorante dove si rispettano le tradizioni senza dover
assecondare necessariamente le richieste del commensale a tavola. Per
esempio, non sognatevi di sedervi al tavolo a chiedere tortellini al
ragù o, addirittura, una porzione di Bologna (si chiama
mortadella).
Emilio
Zucchini nasce dalla mente di Filippo Venturi che ristoratore lo è
davvero a Bologna: come tutti noi ha vissuto i mesi del lockdown
durante le prime fasi della pandemia, le regioni contrassegnate a
colori, coi regolamenti per i bar e i ristoranti che venivano
annunciati all’ultimo momento, con la difficoltà nel doversi
riadattare a questa nuova e imprevista situazione in cui la socialità
delle persone veniva vietata, perché veicolo di infezione.
È
stata dura per tanti, questa pandemia non ancora finita purtroppo: lo
è stata anche per i gestori di questi locali, parzialmente aiutati
dallo Stato dai ristori.
Il dover gestire il distanziamento, la
richiesta della prenotazione, l’impossibilità di “aggiungere un
posto a tavola” come dice la canzone, perché il virus ama
l’affollamento specie al chiuso. Doversi riadattare alla
distribuzione del cibo per asporto
Zucca di una cosa è fermamente convinto: se il futuro della sua professione significherà cuocere delle tagliatelle per metterle in una vaschetta di alluminio da consegnare a un rider, lui cambierà mestiere.
Ma torniamo al nostro ristoratore detective per caso: come tutti gli investigatori che si rispettino, anche lui dispone di un sesto senso, quando le sue ricette non gli vengono bene, è l’avvisaglia che sta per succedere qualcosa di brutto.
In quel novembre del 2020 freddo e umico (e si sa che “è l’umido che ammazza”) non è bastato trovarsi dentro questa nuova “apocalisse”, coi portici e le strade vuote, non è bastato nemmeno scoprire che il paese di sessanta milioni di commissari tecnici si è trasformato nel paese da milioni di virologi. Una nuova grana sta per cadere addosso a Zucca:
Sta andando tutto storto. Sono due giorni che in trattoria non ne azzecca una, e la cosa – ahilui – ha un unico, ineluttabile significato: guai imminenti. La sua cucina nasconde misteri indecifrabili, quasi esoterici, questo Emilio Zucchini lo sa da tempo.
La sua cameriera, Alice, è scomparsa da due giorni senza mandargli nemmeno un messaggio.
Non
è solo la mancanza di una sua collaboratrice: Alice, Ali, è stata
per lui qualcosa di più, durante la prima ondata della pandemia lei
è venuta a stare da lui, entrambi avevano bisogno di qualcuno con
cui condividere quel momento. Non c’è stato niente, in
quell’appartamento, ma chissà forse, se Emilio si fosse deciso a
fare il primo passo..
Mentre Zucca, Emilio Zucchini, si
mette sulle tracce di Alice, nella placida Bologna, ancor di più con
questa seconda ondata della pandemia, un assassino solitario sta
mettendo in atto la sua vendetta che, per rimanere in ambito
culinario, è un piatto che va servito freddo. I suoi obiettivi sono
i membri di una compagnia maschile di professionisti appartenenti
alla Bologna bene, meglio noti come “i milordini”: il figlio di
un proprietario di palazzi, un notaio, un commercialista,
l’immancabile pusher per dei festini privati e poi il braccio
destro del futuro sindaco della città, Leonardo Marescalchi.
«Entra, ti preparo un caffè» dice, aprendole la porta. Ma subito capisce che qualcosa non va. È una frazione di secondo, quella che intercorre tra quando vede la canna del taser spuntare dalla giacca ..
Il primo della lista, il notaio, eterno scapolo d’oro, viene trovato morto nel suo studio, un sabato mattina, con la testa sfondata e con un altro particolare “piccante” che colpisce gli investigatori che arrivano sulla scena del crimine.
Si tratta della squadra del commissario Iodice, un investigatore vecchio stampo, pieno dei suoi pregiudizi su studenti, capelloni, rom e del suo ego per il suo fiuto di sbirro (capacità che vede solo lui).Nei mesi del lockdown era stato messo a riposo dal Questore ma ora sul delitto si è fatto già il suo film (purtroppo) sbagliato.
Mentre, da una parte vediamo muoversi questo assassino che porta avanti il suo piano (associando ad ogni bersaglio una ben specifica pena), Emilio Zucchini si ritrova dentro una storia al limite dell’incredibile: riceve una telefonata dalla stazione di un paesino sull’appennino Tosco-Emiliano, la sua Alice è lì in stazione, ma si trova in stato confusionale
«Il capostazione. Dice che Alice è convinta di essere un’attrice famosa.»
Ma arrivato alla stazione, non è la sua Alice, Ali, quella che si trova davanti, ma Elena, una sua amica, anche lei cameriera in un ristorante concorrente.
Cosa c’entra la sparizione di Alice, con questo assassino e la sua vendetta? Di quali colpe gravi si sono macchiati i “milordini”, “uomini che odiano le donne” per fare una citazione di un libro famoso che ha un ruolo importante per la storia?
Che
fine ha fatto Alice?
La ricerca di Emilio, con la sua Vespa
bianca, lo porta molto vicino alle tracce che questo assassino ha
lasciato dietro di sé e sono tracce che disegnano un quadro che lo
mettono in agitazione, più di quanto abbia fatto il covid con quel
rasghino che non lo abbandona da mesi.
È novembre, è in corso una pandemia e fa freddo, un freddo nebbioso e umido, e Zucca lo sa bene: è l’umido che ammazza.
Usando
l’arma dell’ironia e sfruttando tutta la sua esperienza
lavorativa, Filippo Venturi imbastisce una trama con qualche trappola
per il lettore che non dovrà fidarsi di quello che si trova davanti.
Si parla di covid e di come l’arrivo del virus abbia cambiato le
nostre abitudini, anche quelle che pensavamo fossero destinate a
rimanere immutate.
Il povero protagonista si ritrova perfino a
dover rimpiangere certi suoi clienti, da quello che fa questioni su
tutto all’urlatore entusiasta (ma la mortadella rimane mortadella,
non Bologna).
Ma
tutta questa ironia, nel raccontare le disavventure del povero Zucca
che ancora una volta si troverà nel mirino del commissario Iodice,
serve per raccontare di un problema che ben poco fa ridere le donne,
ovvero la violenza di genere.
Il come e il perché, lo
scoprirete solo leggendo questo giallo che scorre veloce senza
intoppi, aggiungo solo un passaggio della nota a fine libro aggiunta
dall’autore: nei primi mesi della pandemia nel 2020, il servizio
pubblico con cui aiutare le donne che hanno subito una violenza
(maltrattamenti, stalking, percosse, violenza sessuale) – il 1522 –
ha registrato un picco. E nell’80% dei casi l’aggressore era una
persona di casa.
«Quando una donna piange in quel modo, vuol dire che non si sta divertendo affatto…»
Dal film Thelma e Louise.
La scheda del libro sul sito dell'editore Mondadori
Il sito dell’autore Filippo Venturi
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon
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