Gli antefatti
La mattina del 27 gennaio 1969 a Milano faceva un freddo feroce: da tre giorni la nebbia nascondeva la città e i passanti avevano imparato a evitarsi più con l’istinto che a vista. La mattina del 27 gennaio 1969 iniziò ufficialmente la storia dell’eversione; fu il discriminante fra la contestazione,. La controcontestazione e il terrore. Fu la soglia del colpo di Stato. O il colpo di Stato.
La mattina del 27 gennaio 1969 a Milano faceva un freddo feroce quando la bomba esplose davanti all’ufficio del turismo spagnolo, in via del Don. Quasi alla stessa ora, come se l’estremismo di sinistra e quello di destra si fossero accordati, un’altra bomba esplode davanti alla sezione del Partito comunista italiano in piazza Santorre di Santarosa. In entrambi i casi la paura superò gli effettivi danni, ma è sintomatico che il primo attentato si possa considerare di sinistra, in quanto diretto contro il regime fascista di Franco, e il secondo di destra.
Funerale dopo
Ustica conclude, assieme a Strage
(dedicato alla bomba alla stazione di Bologna) e a Noi
che gridammo al vento (dedicato all’eccidio di Portella della
Ginestra), la trilogia dello scrittore bolognese Loriano Macchiavelli
dedicata alle stragi che hanno segnato la storia del nostro paese:
quest’ultimo, scritto inizialmente nel 1989 e la cui pubblicazione
è stata via via rimandata (anche per evitare problemi legali come
scrive l’autore qui),
non è incentrato su Ustica (l’abbattimento dell’aereo
dell’Itavia sui cieli del Tirreno nella notte del 27 giugno 1980).
Ustica, la battaglia
sui cieli del Tirreno che coinvolse aerei Nato e arei libici del
colonnello Gheddafi, costituisce l’ultimo atto di una guerra
avvenuta nel nostro paese e cominciata in quella fredda mattina del
1969 a Milano.
Funerale dopo Ustica racconta in forma
romanzata, partendo anche dalle verità storiche accertate, la guerra
all’interno delle istituzioni italiane, negli anni della guerra
fredda, quando una parte di esse, legata agli ambienti ultra
atlantici del governo americano, decise che l’assetto politico
italiano non poteva seguire la sua evoluzione naturale, c’era il
rischio che l’avanzata delle sinistre potesse mettere in
discussione gli equilibri di Yalta, potesse portare avanti quelle
riforme di stampo progressista che avrebbero svecchiato il paese.
La
storia del nostro paese è passata anche attraverso le bombe, come le
bombe scoppiate a Milano e a Roma nel 1969 e a Brescia nel 1974.
Bombe piazzate dentro banche o nelle piazze e addossate a formazioni
di sinistra mentre in realtà erano bombe fasciste. Che dietro
avevano le menti della strategia della tensione. Tutto questo per
creare terrore, per creare sfiducia nelle istituzioni, per preparare
il clima ad una svolta autoritaria, come in Grecia. O, molto più
probabilmente, per consolidare lo status quo del potere in questo
paese.
La storia del nostro paese è passata anche attraverso
tentativi di colpo di Stato, segnali che una parte delle istituzioni
mandava per condizionare gli assetti istituzionali, un colpetto per
ricordare a chi di dovere che certe avventure politiche dovevano
essere abbandonate.
Ma questa è la storia dell’Italia
negli anni che vanno dal 1969 al 1980, gli anni in cui si svolte
questo racconto che Macchiavelli costruisce seguendo altri canoni
diversi dal saggio: Funerale dopo Ustica è una spy story, un
thriller in cui vediamo muoversi questi due eserciti nascosti: da una
parte esponenti dei servizi segreti, politici, uomini della finanza,
alti magistrati, esponenti di spicco dell’informazione (perché
l’informazione serve per creare il giusto clima nel paese, allora
come oggi) riuniti attorno ad una sigla “vertice”, guidati da un
uomo che non ha volto, solo una voce contraffatta, il burattinaio o
il grande vecchio di queste manovre, Victor Hugo.
Il loro
obiettivo? Portare il paese verso una svolta presidenziale, se non
verso una forma militare di governo. Per raggiungere questo scopo non
hanno alcuna esitazione nel far uccidere, da killer professionisti o
dalla manovalanza presa dalla mafia o dal terrorismo rosso o nero,
magistrati scomodi che stavano mettendo in luce queste trame nere
(come lo è stato il giudice Eugenio Occorsio, ucciso a Roma).
– Dikte, ammiraglio, funzionario ad altissimo livello dei servizi segreti della Difesa;
– Bellamia, la doppia moglie dell’onorevole;
– L’onorevole Furoni, ex comandante partigiano, ex aderente al Partito d’azione, ex attivista del Partito comunista italiano, ex terrorista altoatesino e infine deputato al Parlamento italiano per conto di un partito dell’arco costituzionale e difensore delle riforme sociali e politiche;
– Surprisi, alto magistrato titolare di inchieste sull’eversione nera, rossa, gialla e altri variegati colori;
– Penelope Giorgiani, Lope, intellettuale, sociologa di fama internazionale e strenua paladina dei movimenti extraparlamentari come supporto insostituibile della democrazia;
– Victorhugo, ognuno di noi immagini chi sia e chi rappresenti;
– dottor Lucio Chiaroni, anonimo ragioniere dipendente di un’importante azienda a capitali internazionali, con scarse possibilità di carriera (almeno apparenti) e felice padre di famiglia;
Dall’altra parte altri uomini dello Stato che, diversamente dai primi, cercano di difendere le istituzioni dai nemici interni, anche loro sono uomini dei servizi, sebbene facciano parte di una unità a parte. Ma hanno imparato subito a guardarsi le spalle, ad evitare di condividere le informazioni con chi non ti puoi fidare.
– Stefano Degiorgi, geometra, capo ufficio tecnico dell’impresa di costruzioni Sassi L, sui trenta, elegante e sobrio;
– Il Maggiore, ingegnere responsabile della stessa impresa, capelli bianchi, sorriso aperto e comunicativo;
– la Signorina, segretaria tuttofare della stessa impresa di costruzioni;
– Mila Santini, dottoressa, ufficio amministrativo dell’impresa Sassi L.;
Al centro di questo romanzo, dentro cui troviamo doppiogiochisti, traditori, uomini addestrati per uccidere e uomini destinati ad essere uccisi da giovani, vedremo una scontro tra due cacciatori, da una parte Stefano Degiorgi, il “geometra”, che viene chiamato dal suo superiore ad un difficile compito, e dall’altra un killer dalle molte identità, dai mille volti, a cui invece il “vertice” e questo fantomatico Victor Hugo hanno assegnato una missione speciale. Uccidere il presidente della Repubblica. Portare il paese in uno stato di caos, di massima tensione. Pronto per quella svolta autoritaria, per il colpo di stato senza militari nelle strade.
Amico mio, non si conquista il mondo solo con la musica rock, con il cinema, con la televisione, con la letteratura e tutto ciò che gli sciocchi chiamano cultura. Ogni tanto un colpo di stato qua e là, aiuta molto.
Una spy story che si
muove per tutta Europa, dall’Italia alla Spagna, all’Inghilterra
al Belgio, fino alla Libia e al Madagascar. Un romanzo dentro cui
riconosciamo l’influenza di scrittori come Forsythe e il suo Il
giorno dello Sciacallo ma anche di Ellroy autore di noir come
“American
Tabloid” e “Sei
pezzi da mille”.
Nonostante
la mole delle pagine, il ritmo del racconto rimane ben cadenzato, si
rimane invischiati nella trama architettata dallo scrittore
bolognese, che partendo
dai fatti storici, ha effettuato una sua ricostruzione del filo nero
di quegli anni che non ha la pretesa del saggio storico.
Ma
la cornice storica, compresi
gli eroi rimasti
senza nome,
i traditori, la manovalanza nera o rossa, i burattinai rimasti al
coperto (ogni riferimento alla loggia massonica P2 non è casuale) e
le vittime innocenti
di questa
guerra rimane.
Dalle bombe
del 1969 fino a quella tragica estate del 1980, culminata con i due
più gravi disastri della nostra storia a cui si arriva,
in un crescendo di tensione: il Dc9 dell’Italia esploso in volo,
abbattuto sul Tirreno tra Ponza e Ustica e
poco più di un mese dopo, la bomba alla stazione di Bologna.
Adesso veniamo al favore piccolo piccolo che concluderà il nostro rapporto. Ricordi? Molti, molti anni ti era stato chiesto di uccidere il colonnello Gheddafi. Non accettasti. Accetterai ora.
A
quale funerale si riferisce l’autore, nel titolo? All’ultima
vendetta che chiuderà la caccia all’uomo del tenente Degiorgi, per
impedire l’attentato al presidente partigiano (che avrete anche
immaginato chi sia), che avrà anche un colpo di scena degno dei
migliori thriller.
Ne aveva veduti, Luis, di morti nella sua vita di militare. Mai un simile disastro. Mormorò «Ci sarà un mesto funerale per quegli innocenti». Sotto di lui si avvicinarono le montagne, dirupi, canaloni, rocce. «E ci sarà un altro funerale, dopo Ustica».
La scheda del libro sul sito dell'editore SEM
Il blog dell'autore Loriano Macchiavelli
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