LAVORO A PERDERE di Danilo Procaccianti
16 febbraio 2024: nel
cantiere del nuovo supermercato Esselunga a Firenze crolla una trave
ammazzando 5 operai. Per accellerare i lavori al cantiere sono
arrivate nuove squadre, creando della confusione, in violazione delle
norme sulla sicurezza.
L’ipotesi
è che i lavori avessero subito una accelerazione per evitare le
penali che sarebbero scattate in caso di ritardi nella consegna
dell’opera. Questa sarebbe confermata dalle mail sequestrate dalla
procura di Firenze che indaga per omicidio colposo plurimo e crollo
colposo. Si ipotizza anche un difetto di fabbricazione della trave o
un errore nel suo montaggio: di sicuro c’è che a tre mesi dalla
strage sul registro degli indagati non compare nessun nome.
I familiari delle vittime
vogliono però sapere cosa è successo, come Simona Mattolini, che a
Report spiega di voler capire chi abbia causato la morte del marito e
degli altri quattro operai: “sono cinque persone che non sono
tornate a casa per causa di qualcuno e non di qualcosa”.
Cosa
è mancato in quel cantiere? “Sono mancate le regole minime di
sicurezza in quel cantiere” continua il segretario della Fillea
Marco Carletti
“i quattro morti (dei cinque) non dovevano essere in quel luogo,
era assolutamente vietato lavorare sotto l’operazione di getto. Il
problema vero di quel cantiere è che quel manufatto che avete visto
in televisione è stato costruito in due giorni e mezzo ..”
A
Firenze e provincia c’è un accordo che risale al 2014 chiamato
“cantiere trasparente”, per gli appalti privati sopra i 5 ml di
euro è previsto un sistema elettronico di rilevazione delle
presenze, il monitoraggio delle ore di lavoro e il monitoraggio della
formazione dei lavoratori.
A Firenze e provincia c’è un
accordo che risale al 2014 chiamato “cantiere trasparente”, per
gli appalti privati sopra i 5 ml di euro è previsto un sistema
elettronico di rilevazione delle presenze, il monitoraggio delle ore
di lavoro e il monitoraggio della formazione dei lavoratori.
C’era
tutto questo in quel cantiere? “In quel cantiere non c’era”
spiega il segretario della Fillea CGIL “non a caso la sera fummo
ricevuto in prefettura e la viceprefetta con candore (legittimo, io
fui spaventato) ci disse che al momento non sappiamo neanche quanti
ce ne sono sotto seppelliti.. è evidente che in quel cantiere ci
fossero delle situazioni di irregolarità, per me è certo perché io
li ho fermati quelli che immediatamente dopo l’infortunio fuggivano
dal cantiere allontanandosi dall’intervista che voleva fargli la
polizia.”
Se
scappavano era perché avevano qualcosa da nascondere: analizzando il
cantiere è stato come scoperchiare un vaso di pandora, con episodi
di caporalato, lavoratori a nero..
Della situazione degli operai
nel cantiere (dove a morire sono stati dipendenti in subappalto
stranieri) ne parla l’Imam di Firenze “loro prendevano 12 euro, a
chi ha portato il lavoro dovevano dare 7 euro e rimaneva così a loro
5 euro. Questo non è per un mese o due, ma era per più di un anno
.. Questo è caporalato, abbiamo una legge in Italia contro questo
abuso. Per altro questi ragazzi egiziani avevano un permesso di
soggiorno, di asilo, non so se politico o umanitario, perciò non
sapevano neanche l’Italiano, erano impauriti. Questa era una
situazione incredibile, a Firenze nel 2024”.
Il giornalista
Danilo Procaccianti
ha chiesto all’Imam se gli operai avessero fatto dei corsi di
formazione, sulla sicurezza : “se non parlano l’Italiano.. non
hanno fatto niente.”
Report
ha intervistato il segretario generale della Fillea CGIL di Firenze
Marco Carletti, chiedendo in particolare se in quel cantiere si è
riuscito a capire se ci fossero lavoratori a nero: “alcune cose di
quel cantiere le abbiamo già affidate ad organismi inquirenti..”
Un
modo per dire si: quel cantiere sarebbe stato controllato ben 9 volte
dal dipartimento prevenzione dell’azienda sanitaria Toscana centro,
nove controlli che non avevano incredibilmente rilevato nulla di
anomalo.
Ma allora come prendere le dichiarazioni del direttore
del dipartimento di prevenzione USL, secondo cui ci sarebbe un
monitoraggio molto frequente? L’ultima verifica su quel cantiere
era del 12 gennaio scorso e non avevano dato luogo a rilievi.
Sono
controlli che durano 20 minuti, 30 minuti racconta un ex ispettore
della prevenzione: in qualsiasi cantiere in Italia non avrebbe
rilevato nulla. L’ex ispettore avrebbe subito pressioni di ogni
tipo per evitare multe e sanzioni alle aziende che controllava.
A
pochi metri dagli uffici degli ispettori, tra l’altro, ci sono
capannoni dove lavorano cinesi, in condizioni insane e pericolose.
Nessun capannone rispetta le norme di emergenza: non è fatalità
quello che succede nei cantieri.
Il marchio con la Esse
ha sempre puntato sulla sua italianità ma, come racconta il servizio
di Report, nei suoi magazzini arrivava manodopera per tramite finte
cooperative: questa frode è stata scoperta dalla Finanza milanese,
che ha parlato di un vero e proprio caso di schiavismo in età
moderna.
All’origine
di tutto c’è il tema della riduzione al massimo dei costi
dell’opera, per la massimizzazione del profitto, a volte anche a
scapito della sicurezza, questa potrebbe essere la causa
dell’incidente di Firenze: il committente dei lavori era la Villata
spa, società della
famiglia Caprotti,
proprietari di Esselunga.
Il presidente della società La Villata è l’ex ministro Angelino
Alfano che, per la costruzione del supermercato di Firenze ha
affidato i lavori alla società “Attività edilizie pavesi”, che
a sua volta ha dato in subappalto i lavori ad un dedalo inestricabile
di aziende.
Nella notifica del cantiere si parla di 150 imprese
coinvolte e a scorrere l’elenco si trovano 61 subappalti.
L’ex
ministro ha preferito non rispondere alle domande poste da Giorgio
Mottola, “le ha già detto che non parla” , hanno fatto scudo gli
assistenti che hanno poi allontanato il giornalista dalla libreria
dove stava Alfano doveva presentare un libro. Argomento scomodo,
evidentemente, quello della sicurezza dei lavori. Anche se ci sono
stati cinque morti.
Nessuno da Esselunga ha chiamato i familiari
delle vittime per fare le condoglianze, silenzio assoluto: “penso
che chi non ha paura ci mette la faccia ” sono le parole di Simona
Mattolini “chi ha la coscienza pulita ci mette sempre la faccia, se
non c’è niente da nascondere perché scappare ..”
Per
capire le cause del crollo nel cantiere bisogna seguire il flusso del
denaro a cominciare proprio dalla società immobiliare del gruppo
Esselunga, quella Villata SPA guidata da Angelino Alfano: la società
va “da Dio” spiega a Report Gian Gaetano Bellavia, esperto di
diritto privato nell’economia, consulente della trasmissione in
tanti servizi, “La Villata guadagna più dei Benetton con le
autostrade in monopolio, fa più del 50% di utile lordo e al netto
delle imposte guadagna il 33% dei ricavi, un terzo del fatturato è
utile netto ..”
Come riescono a fare questi utili?
“Sicuramente abbassando al massimo i costi, comprimendo i costi a
chi gli costruisce la roba.”
Chi
costruisce la roba è AEP, che però ha solo 21 addetti, una forza
lavoro che non è in grado di gestire appalti come quello di Firenze:
AEP è solo un general contractor che lavora tanto, ma a fronte di
alte perdite, paga le imposte con la rateazione e dunque è costretta
a strozzare i subappaltatori se vogliono mantenere i lavori.
La
Villata guadagna anche sulle spalle delle aziende costrette a
tagliare i costi: a Genova su altri appalti, sempre al massimo
ribasso, c’erano stati incidenti che hanno causato infortuni ai
lavoratori.
AEP non ha soldi per pagare le tasse, nei suoi
cantieri succedono incidenti, ma poi trova soldi per finanziare la
politica.
Come successo a Lodi, dove AEP ha comprato
un’area per costruire un centro commerciale, ma solo se il comune
amministrato dal centrodestra avesse fatto una variazione urbanistica
per cambiare la destinazione del terreno.
Ci sono stati incontri
tra emissari di AEP e politici del centro destra di Lodi: in
particolare FDI era contrario a questo cambio di destinazione, per
poi cambiare idea. C’entra qualcosa un finanziamento di Esselunga a
Fratelli d’Italia?
Report
ha intervistato la consigliera comunale Giulia Baggi di FDI,
chiedendo come mai si era mossa per raccogliere le firme per il
supermercato. “Non ho raccolto firme per Esselunga, ma per una
riqualificazione” ha risposto la capogruppo, ma in realtà nel
volantino del suo partito si parlava esplicitamente del marchio con
la S: chissà se a smuovere i consiglieri sia stato proprio un
finanziamento al partito fatto da Attività edilizie pavesi, 25mila
euro il giorno prima che la variante arrivasse in consiglio comunale
e 24.500euro qualche giorno dopo la raccolta firme (nel settembre
2020). Una scansione temporale un po’ strana di cui però la
capogruppo non ne sapeva niente. E’ tutto regolare, a termini di
legge, ma è anche opportuno? Un’azienda che finanzia un partito
che poi adotta in consiglio comunale una delibera a sua
favore?
“Penso che le due cose non fossero collegate, io
facevo parte del gruppo consiliare di allora e del finanziamento non
ne sapevamo nulla.”
Gli esposti in procura su questa
vicenda a Lodi non avevano portato nulla, come nulla avevano portato
le indagini che la stessa azienda aveva fatto al comitato per il
presidente della regione Liguria Giovanni Toti con la coincidenza che
da quanto ha cominciato a governare lui in Liguria i supermercati
Esselunga sono passati da 0 a 6. Toti sembra essere diventato un
testimonial pubblicitario del marchio.
Il consigliere comunale,
ed ex giornalista, Ferruccio Sansa aveva denunciato tutto questo:
“benvenuta Esselunga, Esselunga sta arrivando a Genova, più
concorrenza e spesa meno cara.. a me questa sembra pubblicità…
ciao mister Esselunga festeggerai da lassù e i liguri ti
ringrazieranno risparmiando qualche euro di spesa..”
Il
finanziamento di AEP è stato di 50mila euro al comitato Giovanni
Toti era arrivato nell’agosto 2020 proprio in coincidenza con la
discussione in regione dell’apertura del supermercato Esselunga a
Genova: “secondo
me, se una
amministrazione deve pronunciarsi e dare via libera a questa
operazione consistente, ovviamente poi,
se questa riguarda un suo finanziatore, allora si crea una questione
di opportunità..” continua Sansa.
Quello che colpisce, chiede
Danilo Procaccianti, è che questo sembra un modus operandi, quando
c’è qualche problema con la politica, la società che costruisce i
supermercati Esselunga comunque tira fuori denaro.
“Ci sono
finanziamenti, col logo di Esselunga che
spesso compare, a
eventi del comune di Genova che sono eventi che danno molto lustro al
politico, poi c’è un altro fenomeno interessante. Esselunga è il
principale inserzionista della principale televisione privata ligure,
una televisione per cui Toti e Bucci hanno una estrema
simpatia..”
Nell’inchiesta
della procura di Genova dovrà capire se dietro queste storie ci sono
possibili reati o meno: di certo ci sono gli incontri tra Toti, il
rappresentante di Esselunga Moncada, che in un caso parlano col
ministro Brunetta sui vini da esporre sugli scaffali. Sono questioni
di interesse pubblico?
In
Liguria è difficile distinguere dove finisce il pubblico e inizia il
privato: l’impressione è che si stia assistendo all’inchino
della politica nei confronti dell’imprenditoria, in cambio di
appoggi per le elezioni.
In
questi mesi ci sono stati diversi incidenti sul lavoro: a Firenze,
alla diga dell’Enel, a Casteldaccia nel palermitano. Tutti
incidenti con morti: solo fatalità, imperizia dei lavoratori?
No,
spesso questi incidenti sono legati all’assenza di regole di
protezione sui cantieri e dentro le imprese, i processi spesso durano
anni e comunque non riportano in vita le persone, mancano i controlli
da parte di Asl, gli ispettori del dipartimento di prevenzione spesso
– come ha mostrato il servizio – ricevono pressioni per non fare
sanzioni alle aziende.
Report ha parlato degli incidenti a Casal
Bordino, in Abruzzo, in una azienda dove mancava il piano di
prevenzione esterno, che dovrebbe proteggere la popolazione: la
fabbrica è rimasta ferma solo per pochi mesi, ma poi l’attività è
ripresa: fino ad un nuovo incidente con altri 3 morti.
C’è
stato un incidente perfino al circolo del golf di Perugia: le
macchine tagliaerba non avevano dispositivi di sicurezza, mancavano i
corsi di formazione per i trattori. Le risposte dall’azienda erano
le stesse, non ci sono i soldi per fare sicurezza e per i corsi di
formazione.
Ma
se devo fare sicurezza devo chiudere il campo – risponde il
vicepresidente del cda del campo golf.
E se denunci la mancata
sicurezza rischi anche di perdere il posto.
Sempre
in Liguria è successo anche di peggio: nel cantiere di Recco i
lavoratori, stanchi di non essere pagati, si erano rivolti al
sindacato perché il datore di lavoro non aveva versato loro nemmeno
i versamenti alla cassa edile.
“E’ diventato una giungla”
commenta il delegato Fillea CGIL Serafino La Rosa “qua abbiamo
lavoratori che arrivano al nord che non sanno nemmeno cos’è fare
un corso sulla sicurezza, a volte ci troviamo lavoratori che fino a
ieri facevano i pizzaioli.”
Stanchi di questa situazione gli
operai una mattina di due mesi fa si sono rifiutati di lavorare e
hanno denunciato tutto ai sindacati: a quel punto è arrivata in
cantiere una squadra col compito di fare un raid punitivo.
Un
ragazzo egiziano è stato preso a botte: per difendere i propri
diritti siamo arrivati a questo, a dover prendere calci e pugni.
A
Genova c’è un grande appalto pubblico per la ristrutturazione di
palazzi, le
case popolari gestite dalla SPIM, una società al 100% del comune di
Genova. Ma questo non ha evitato che i cantieri fossero fuori
controllo: anche qui gli operai raccontano di stipendi non pagati, né
cassa edile né inps, lavoratori a nero, addirittura gente senza
permesso di soggiorno (dunque clandestini, ma tollerati perché
funzionali a questa imprenditoria malata).
I sindacati hanno
convocato il datore di lavoro nei loro uffici: a quest’ultimo gli è
scappato di bocca che è vero, non avevano fatto corsi di formazione,
sulla sicurezza, non sapeva chi c’era in cantiere .. però il
cantiere continua a lavorare, nessuno gli ha revocato l’appalto.
Cosa
risponde il sindaco di Genova? Nulla “c’ho da fare” dice al
giornalista di Report mandandolo via “me lo allontanate per
favore”.
C’è
sempre qualcosa di più interessante da parlare rispetto alla
sicurezza sul lavoro.
268 infortuni sul lavoro, 4% in più
rispetto allo scorso anno, una media di 3 morti al giorno, un
infortunio al minuto.
La ministra del lavoro Calderone chiede
più controlli sul lavoro: ma chi li farà questi controlli?
A
parole sono tutti per la sicurezza ma alla fine, racconta il
magistrato Bruno Giordano, i morti non votano: è stato cacciato
dalla ministra Giordano da capo dell’ispettorato sul lavoro, come
primo atto.
Marina Calderone era presidente dell’ordine dei
consulenti del lavoro, prima di diventare ministra: in quel ruolo
aveva incontrato il magistrato Giordano, a cui aveva chiesto di
firmare un protocollo con l’ordine dei consulenti del lavoro, un
protocollo che esonera le aziende che ricorrono ai loro servizi di
ricevere ispezioni. Un protocollo che Giordano aveva criticato.
Alla fine quel protocollo è
stato firmato dai Calderone marito e moglie.
Nel frattempo il
suo ministero ha ridotto i risarcimenti Inail, ha proposto la
riduzione di ore di formazione per le aziende a rischio. La proposta
di patente a punti sarebbe anche interessante, ma bisogna aspettare
l’iter della magistratura ma poi alla fine i punti si guadagnano
con un bel corso di formazione.
Ma cosa sta facendo per le
ispezioni sui cantieri e nelle imprese?
ACQUE SCURE di Emanuele Bellano
Un’inchiesta sulla
corruzione nel mondo degli appalti per l’acqua pubblica: il
servizio è cominciato con la testimonianza di Marco Schiavio,
titolare dell’azienda Passavant, nel settore di depurazione delle
acque. Racconta di una gara europea a cui partecipa anche Veolia: la
sera prima della gara è stato contattato dal DG di Veolia, che gli
chiedeva di aumentare il prezzo della loro offerta, per ammodernare
un depuratore.
In
questa gara internazionale Passavant si è trovata in mezzo a due
giganti, Suez e Veolia, che si occupa oltre che di acque anche di
rifiuti.
L’appalto era sul
depuratore di Clichy,
in gestione ad una società pubblica francese, Siaap:
il valore era di 300 ml di euro, dal racconto di Schiavio, Veolia
avrebbe proposto una tangente a Passavant per spartirsi
l’appalto.
Alla fine l’appalto viene attribuito a Veolia,
Passavant fa ricorso avendo proposto un valore per i lavori più
bassi: quando esce la notizia del ricorso, Veolia convoca a Parigi
Schiavio che, non fidandosi di questo invito, si presenta con una
penna che registra le conversazioni.
All’incontro
due importanti manager di Veolia esprimono il problema che il ricorso
avrebbe presentato e promettono denaro a Passavant se non avessero
presentato ricorso, poi altri lavori assieme nel mondo, come
subappaltatori.
Il ricorso va avanti: a Passavant arrivano dei
documenti su carta Siaap, dove emerge che l’azienda italiana aveva
punti uguali alle concorrenti, finché, dopo la presentazione
dell’offerta, su un altro documento, Passavant perde 24 punti per
problemi di non conformità.
Le tabelle di conformità sono
state redatte dalla società Artelia (uno
studio ingegneristico internazionale):
ma in questa gara avrebbe avuto un forte conflitto di interessi,
perché contemporaneamente alla
valutazione di questo appalto. Artelia
era in gara assieme a Veolia in un altro appalto.
La gara è
stata poi annullata nel 2018, anche per questa situazione di
conflitto di interesse.
Schiavio ha raccontato poi di
un altro appalto, per un impianto di depurazione di Parigi: ancora
una volta Passavant riceve un messaggio da un ex consulente di
Sarkozy, Dominique Payllè, che gli chiede di rinunciare alla
gara.
Payllè lo invita a rinunciare l’offerta, perché tanto
orama il film è stato già scritto: l’autorità che gestisce
l’appalto, il Siaap, ha già assegnato la gara, contro ogni regola
di concorrenza.
L’appalto per la decantazione di Parigi è
stato vinto alla fine da Veolia.
Tutti gli appalti per il
depuratore di Parigi sono stati vinti da Suez, Sterau e Veolia: alla
fine la sensazione è che questi appalti siano stati spartiti dai tre
colossi, che hanno presentato offerte concordandole tra di loro. Lo
dicono due ministeri francesi, che mettono anche nero su bianco come
questo controllo degli appalti dai gruppi francesi ha fatto anche
lievitare i costi.
Stiamo parlando di lavori finanziati anche
dalla Bei, la banca di investimenti europei, soldi dei cittadini
europei.
Barbalat,
ex amministratore di Veolia, smentisce la versione di Schiavio,
sebbene nelle registrazioni ascoltate si senta la sua voce.
Con
questi appalti Suez e Veolia riescono ad affacciarsi sui mercati di
altri paesi: Veolia gestisce l’acqua in Campania, Sicilia e nella
provincia di Latina.
Veolia in particolare gestisce la rete
idrica in Sicilia in particolare attraverso la Siram: il servizio di
Report racconta l’inchiesta che ha coinvolto il manager Manganaro,
in una inchiesta seguita dalla Finanza per una tangente pagata per
una gara di appalto.
Siram avrebbe fatto delle
pressioni ad un amministratore pubblico, che ha denunciato ai
magistrato la tangente.
Ma
l’arrivo di Veolia è stato un affare per la Sicilia? No, se si
gira Agrigento si vedono i tanti serbatoi sulle case, perché qui
l’acqua corrente non arriva tutti i giorni.
Ma è acqua che
non si può bere, serve solo per lavare, le persone devono usare
l’acqua minerale per cucinare e per il caffè.
I serbatoi sono
ricaricati quando arriva l’acqua corrente, due giorni a settimana,
a volte anche meno: è in corso un razionamento dell’acqua
distribuita da Siciliaacque, che fino allo scorso anno era
controllata al 75% da Veolia.
Siciliaacque avrebbe dovuto fare
degli interventi per aumentare l’acqua disponibile, dall’accordo
del 2004, ma molti di questi non sono stati fatti: a Blufi, alla diga
Gibbesi, ad esempio.
Oltre a queste mancate opere di
potenziamento della rete, ci sono perdite che vanno avanti da
settimane senza essere riparate. Così le persone devono prendersi
l’acqua dalla fontana dal monte Bonamorone.
Non è stato
un affare l’arrivo di Veolia in Italia e in Sicilia, che oggi ha
abbandonato la regione Sicilia: ci sono crediti degli enti locali,
lavori non fatti per la rete idrica, che perde per il 51%.
Oggi
le quote di Veolia sono in carico ad una società di CDP, cioè i
risparmi postali.
Nel Lazio la pulizia delle acque sono in
gestione ad Acea (ovvero Suez): a Frosinone a Fontana Liri c’è un
depuratore che non funziona e che è costato all’Italia una multa
dall’Unione Europea pari a 165mila euro al giorno (i
liquami inquinano i fiumi).
Il depuratore pagato dai cittadini in bolletta, scarica le
acque reflue nel fiume Liri.
L’avvocato Macioci ha fatto causa
ad Acea per i costi per la depurazione in bolletta, pur sapendo che
il depuratore non funzionava: Macioci ha vinto la causa e gli
verranno indennizzati gli oneri per la depurazione delle acque.
E
gli altri abitanti di Monte San Giovanni Campano?
Suez ha usato
Acea per entrare nel mercato italiano: Acea ha distribuito dividendi
per centinaia di milioni usando soldi pagati dagli abitanti dei
comuni della provincia di Frosinone, per servizi non erogati.
UN BUCO NELL’ACQUA Di Chiara De Luca
320 impianti termali al 90%
accreditati col servizio sanitario: dovrebbero essere il nostro fiore
all’occhiello, per le terapie erogate. Ma qual è la situazione di
questi impianti?
A Montecatini si curano assieme perfino russi e
ucraini per le “acque miracolose” che curano il corpo: la città
si è attrezzata per accogliere i clienti dall’est, tanto che
alcuni di loro hanno investito qui. Il gran Hotel La Pace è stato
acquistato dalla figlia di un deputato della Duma.
E se Putin e
Zelensky venissero qui a discutere della pace?
Le terme di
Montecatini sono un bene dell’Unesco, un bene che deve essere
tutelato dunque: dei
sette stabilimenti termali ne rimangono aperti solo due, uno di
questi invece è parzialmente chiuso.
L’Excelsior è invece oggi
chiuso e trasformato in un magazzino: all’interno ci sono dei
quadri importanti che vanno tutelati.
Dopo anni di bilanci in
rosso, il marchio di Montecatini Spa è stato messo all’asta,
vendere beni per pagare i debiti: c’è un debito da 20 ml di euro
per la realizzazione della più grande piscina termale, dove si è
pagato 1,5ml di euro per un progetto dell’archistar Fuksas.
Ma
i costi per la realizzazione della piscina sono aumentati, tanto che
alla fine si è bloccato tutto.
Le terme sono in una fase di
declino, che diventa il declino di una intera città, gli alberghi e
le strutture commerciali.
Di chi è la colpa di questo declino?
Le terme sono gestite a metà da regione e comune: nel 2016 la
regione ha dichiarata non strategica la sua partecipazione nelle
terme, puntando alla dismissione della sua partecipazione (cosa
difficile in quanto le terme erogano un servizio in convenzione con
la sanità). Due
anni dopo la regione di ripensa, Montecatini ritorna strategica se si
fosse presentato un piano di risanamento: ma in assenza di questo,
sono mancati sia gli investimenti che il rilancio.
Oggi
Montecatini SPA è all’asta, in
un’asta internazionale (con tutti i beni dentro):
la regione se ne lava le mani, lascia mano libera all’amministratore
unico, che però non avendo soldi dalla regione non può fare nulla.
Un cane che si mangia la coda.
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