Report tornerà ad occuparsi di bufale (dopo il servizio del 2022), non le false notizie fatte uscire sui giornali o sui social, ma gli animali fatti abbattere in Campania dopo l’infezione da Brucellosi e Tubercolosi.
Poi un servizio sulla sicurezza
sulle ns strade.
L’abbattimento delle bufale in
Campania
Dopo la scoperta dei focolai di brucellosi, erano partite dalla regione Campania le ordinanze per l’abbattimento dei capi infetti, nel frattempo sono state chieste ulteriori analisi sugli animali da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’istituto Zooprofilattico di Brescia. A marzo 2024 erano state annullate da due sentenze del Consiglio di Stato che annullano gli abbattimenti e che riguardano 700 bufale, ancora vive e che vivono non isolate dagli altri animali – come racconta l’avvocato Sasso – perché il Consiglio di Stato ha annullato i provvedimenti anche per l’isolamento.
Vincenzo Caporale è
il presidente dell’istituto Zooprofilattico di Teramo, a Report
spiega come queste sentenze dicono molte cose: “non è pensabile
che si possa procedere ad abbattere se prima non si è davvero avuta
la certezza che in quell’allevamento è davvero presente
l’infezione”.
Fino ad oggi bastava il sospetto: il Consiglio
di Stato ha riconosciuto che l’abbattimento totale non era una
misura proporzionale al rischio esistente.
Quindi per abbattere
intere mandrie servono analisi di verificazione con metodi diversi
per la conferma, la controprova ed è quella che cerca il signor il
signor Windisch-Graetz, un allevatore le cui bufale sono in
isolamento ormai da 4 anni: la storia delle sue bufale è
paradossale, dopo le prime analisi positive, la ASL le aveva rifatte
per un errore formale e in quel caso uscirono tutte negative, però
non hanno mai ritirato l’ordinanza di abbattimento.
Quindi,
spiega il servizio di Bernardo Iovene, nel caso in cui siano state
rifatte le analisi con lo stesso metodo o con incroci diversi
l’infezione è sparita.
Cosa rispondono di
quanto successo Copagri e Coldiretti: tutte e due le associazioni si
rifanno a quanto è stato scritto dalle ASL, coi capi da abbattere
per il “sospetto” del contagio, senza nessuna remora sul dover
uccidere animali “senzienti” che non si sa se siano veramente
malati.
Ma dietro questi abbattimenti imposti dal’ASL c’è
anche la beffa: nel caso delle bufale dell’allevamento della
famiglia Noviello, la carne delle bufale abbattute è stata
destinata al consumo: un qualcosa che aveva stupito, negativamente,
perfino lo stesso presidente Frattini.
Per la famiglia Noviello
è stata una beffa: le loro bufale considerate positive col beneficio
del dubbio sono state destinate all’abbattimento, ma nel
certificato di abbattimento l’ASL scrive che la carne poteva essere
destinata al consumo. Come è possibile che carne proveniente da
animale sospettati di essere positivi alla brucellosi siano finiti
sulle nostre tavole?
“Come è possibile
che questi controlli veterinari scriva nero su bianco che la carne di
un animale malato di brucellosi, magari non è una medicina ma non fa
niente? Io una cosa del genere non l’ho mai letta” è stato il
commento di Frattini (l’ex presidente del Consiglio di Stato
deceduto nel dicembre 2022).
Alcuni allevatori sono
arrivati allo sciopero della fame, come forma di protesta contro la
decisione dell’abbattimento delle bufale: “quando si arriva a
questo punto c’è davvero qualcosa di cui preoccuparsi e i
parlamentari che stanno sul territorio non possono girare la testa
dall’altra parte” commenta il deputato di AVS Francesco Mari.
Sotto la sede del ministero della salute il 16 aprile gli allevatori
hanno cominciato lo sciopero della fame uniti in un coordinamento per
la difesa degli allevatori bufalini presieduto da Gianni Fabris:
“abbiamo costituito comitati tecnico scientifici, siamo andati a
Bruxelles a porre le questioni, il parlamento si è espresso, ora
bisogna agire e per agire va nominato il commissario nazionale
dandogli i compiti precisi ..”
Dopo 14 giorni di sciopero
della fame, Fabris ha accusato un malore, viene soccorso e gli viene
consigliato di riprendere l’alimentazione, ma decide di continuare
la sua protesta, in attesa di una risposta dal ministero che ancora
non era arrivata.
“Abbiamo fame, fame di soluzioni, fame di
diritti, fame di democrazia ..” il commento amaro.
A sorpresa
il 7 maggio alla conferenza stampa sul DL sull’agricoltura e pesca
finalmente arriva la risposta: il ministro Lollobrigida annuncia la
nomina di un commissario per il contrasto alla brucellosi, ponendo
fine così alla propesta di Fabris e degli altri allevatori
campani.
Ma cosa è cambiato nella sostanza? Risponde Fabris:
“Abbiamo trovato una chiusura totale, fino al fatto i nostri
interlocutori invece di risponderci o chiudevano la porta in faccia o
raccontavano bugie: persino davanti alla commissione di indagine del
parlamento, agli atti, sta scritto che l’Europa è contraria,
impedisce la vaccinazione, sapendo di sostenere il falso. Questi
nominano il commissario Cortellessa per applicare un piano che
fallisce.. non è quello il suo mandato, applicare il piano della
regione o di cambiare i piani della regione ”
La scheda del servizio: BUFALE SENZIENTI
Di Bernardo Iovene
Collaborazione Lidia Galeazzo, Greta Orsi
Brucellosi e Tubercolosi sono le infezioni che stanno decimando gli allevamenti di bufale in provincia di Caserta. Fino al 2013 i capi si potevano vaccinare e le malattie erano quasi sparite, dal 2014 il nuovo piano ha stabilito di adottare l’abbattimento per eradicare le infezioni e ha abolito la vaccinazione, da allora sono andate al macello quasi centomila bufale e hanno chiuso oltre 300 aziende. Gli allevatori sono sul lastrico e chiedono nuovi metodi di analisi visto che il 98,5 per cento delle bufale post mortem risulta sano e va sul mercato della carne bovina gestito dai macelli che ne traggono vantaggio. L’inchiesta parte dalla situazione degli allevamenti sul territorio e si sviluppa sulle contraddizioni riscontrate dal Consiglio di Stato che ha ordinato ulteriori analisi per 2 allevamenti che hanno fatto ricorso, da cui è emerso che quelle 700 bufale condannate alla macellazione in realtà erano sane. La Regione Campania non indietreggia e, sotto la spinta degli allevatori, il ministro della Salute ha nominato un commissario nazionale che secondo gli allevatori dovrebbe sancire il fallimento del piano regionale
La sicurezza sulle strade
Mandiamo i militari a pattugliare le strade delle città italiane perché i cittadini chiedono sicurezza. Ma poi, sulle strade, sui marciapiedi, ciclisti, pedoni, automobilisti non sono al sicuro. Come non era al sicuro Francesco ValdiserriFrancesco Valdiserri che la sera del 19 ottobre 2022 mentre camminava sul marciapiede di via Colombo a Roma venne travolto da un’auto che gli piombò alle spalle, uccidendolo sul colpo. Alla guida c’era una ragazza di 22 anni che poi risulterà essere positiva all’alcol test.
“La cosa che personalmente mi fa più male è pensare a quante cose gli sono state tolte , quante esperienze, quanta musica non ha potuto sentire, quante cose non ha potuto scrivere ” racconta il padre Luca a Report. Francesco era un appassionato di calcio, nella vita come nello sport stava dalla parte dei più deboli, per lui un giorno anche la nazionale del Togo avrebbe potuto vincere i mondiali di calcio. Si era iscritto al primo anno di università, studiava musica, letteratura e spettacolo, aveva scelto le note delle canzoni per esprimersi, con la sua band di cui era il cantante.
È stato un incidente quello di Francesco? “Francesco era sul posto giusto, su un marciapiede” ha risposto il padre “oggettivamente pensi di essere al sicuro, era una delle raccomandazioni che non gli ho mai fatto .. era la ragazza che l’ha ammazzato, lei era nel posto sbagliato, per cui no, non è stato un incidente. È stato un errore dovuto all’immensa sopravvalutazione delle proprie capacità. Ha cercato di fare una manovra per girare a destra, poi a quella velocità e nelle condizioni in cui era nemmeno Lecrerc o Verstappen avrebbero potuto controllare la macchina.. ”.
La macchina andava tra i 70 e gli 80 km all’ora: viale Cristoforo Colombo è una sorta di autodromo urbano con limiti di velocità tra i 30 e i 50 km/ora che però quasi nessuno rispetta, soprattutto la notte: su questa strada sarebbero serviti gli autovelox, “però noi non possiamo pensare di ridurre il numero dei morti se non riduciamo la velocità. Mentre io sono sicuro al 100% che non tutti sono alla guida ubriachi o alla guida drogati o con lo smartphone, penso che un buon 80% degli italiani non rispetti i limiti di velocità. Per cui statisticamente credo che la velocità sia il primo problema in questo caso..”
Eppure la politica di questo governo sta andando in direzione diversa: il consiglio dei ministri ha dato mandato al ministero delle infrastrutture di emanare un regolamento che metta un po’ di ordine nella giungla degli autovelox, quelli poco amati da parte degli automobilisti, quelli abbattuto da fleximan e per questo considerato da alcuni di loro come un eroe.
Per accompagnare il
provvedimento il ministero delle infrastrutture ha pubblicato delle
slide, in una si accusano i comuni di usare gli autovelox in modo
truffaldino, “basta la truffa degli autovelox, via gli impianti
mangiasoldi..”
Ma è veramente così? “è una cosa
offensiva” risponde il comandante della polizia locale di Verona
Luigi Altamura “noi abbiamo dei dati statistici che ci indicano un
numero di morti e feriti che è crollato dopo che sono state
installate le postazioni con autovelox”.
Non è vero che a
Verona si fa cassa con gli autovelox: “abbiamo avuto una ispezione
dal ministero e l’abbiamo superata dimostrando che il 50% delle
somme incassate dal nostro comune sono state impiegate per la
sicurezza stradale e lo devono fare tutti i comuni italiani..”
Marco
Granelli, assessore a Milano, ha
rappresentato l’Anci in un’audizione davanti le commissioni
Affari Costituzionali e Giustizia della Camera
sul tema della sicurezza
urbana: “che ci sia stato qualche elemento nel passato, non tarato
che ha causato problemi è vero, oggi però tutti gli autovelox
vengono posizionati in determinate località sulla base di uno studio
..”
L’autovelox,
con i segnali che ne indicano la presenza, sono in deterrente per
limitare gli eccessi di velocità, sono uno strumento che salva vite
umane: in una prima di fase di installazione possono esserci degli
aumenti degli introiti, ma poi questi calano vertiginosamente –
spiega a Report la comandante della polizia municipale di
Ravenna.
Col decreto
legge di Salvini sugli autovelox non si potranno più mettere questi
controlli vicino a scuole ed ospedali,
per salvare il portafoglio degli italiani e l’anarchia
dell’autovelox ovunque – spiega il ministro sui social (ormai
sdoganati a canale di comunicazione istituzionale): “la sicurezza
prima di tutto ma senza tassare e tartassare gli italiani”.
Basta autovelox sugli stradoni dunque, sebbene siano queste le strade più a rischio per le violazioni dei limiti di velocità, col nuovo decreto Salvini, davanti a luoghi a rischio come scuole ed ospedali dove i limiti spesso sono già scesi a 30km/ora, in base al nuovo testo i comuni non potranno più usare gli autovelox.
Sotto
i 50km orari nelle città non si può controllare con autovelox il
rispetto della velocità – spiega l’esperto di mobilità
sostenibile Andrea Colombo – ma è possibile farlo solo con la
pattuglia dei vigili che contesta sul momento che significa ridurre
enormemente l’efficacia deterrente.
In una città servirebbero
decine di pattuglie che fermano un guidatore alla volta, cosa
impensabile, dunque la maggior parte delle scuole non sarà
protetta.
Inoltre il DL Salvini prevede che per le postazioni
mobili di autovelox che oggi non devono essere concordate saranno
sottoposte anch’esse ad un accordo con la prefettura.
Ad Olbia
il sindaco di centrodestra Settimo Nizzi è stato il primo ad
abbassare nella sua città i limiti a 30 km /ora nel 90% del
territorio comunale.
Il decreto Salvini azzoppa il suo
provvedimento? “Metto l’autovelox mobile, metto il telelaser e il
controllo lo faccio, non possono essere vietati, altrimenti quando
muore un bambino perché uno stava correndo, chi paga? Paga il
ministero? Io non penso che il DG del ministero dei traporti che ha
predisposto la direttiva abbia voglia di avere sulla propria
coscienza un morto in più.”
“La destra fa un codice
della strada di destra” è il commento di Luca Valdisseri “dove
la parte repressiva e punitiva è molto forte, la parte di controllo
della velocità è assente. Ringrazio Salvini di essersi occupato del
tema, però ci volevano dei correttivi anche su quella parte che il
suo elettorato vede con meno piacere ..”
Noi siamo uno dei
pochi paesi che segnalano prima la presenza di un autovelox: “la
gestione in Italia degli autovelox è demenziale ”
Vincenzo Iurillo ha pubblicato una anticipazione del servizio sul Fatto Quotidiano:
Il senso di Salvini per la sicurezza stradale: guerra agli autovelox e alle città 30 all’ora
DI VINCENZO IURILLO
La guerra di Matteo Salvini agli autovelox ed alle “città 30” (dove il limite di velocità è stato ridotto a 30 km/h), e il ritardo ultratrentennale del suo ministero ad emanare le specifiche tecniche per l’omologazione dei rilevatori di velocità, sono al centro della puntata di Report che andrà in onda stasera su Rai 3. Il servizio di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella spiega perché nel 2024 in Italia è in corso una nuova impennata di morti e feriti per incidenti, e siamo precipitati dal 13° al 19° posto nella classifica europea per la sicurezza stradale. È purtroppo anche il frutto di una volontà politica che ritiene gli autovelox strumenti “truffa” – definizione mutuata da una slide del ministero dei Trasporti che ne illustra il nuovo regolamento –, usati solo per far cassa ai danni dei cittadini, e finisce così per incitare un clima di illegalità.Tanto che nel nord est qualcuno ha cominciato ad abbatterli, ed è nato il mito di “Fleximan”. Lo ricorda Marco Scarponi, della fondazione intitolata al fratello Michele Scarponi e vincitore del Giro d’Italia 2011, ucciso nel 2017 da un furgone che non aveva rispettato un segnale di stop. Scarponi gira per le scuole incontrando i ragazzi per sensibilizzarli contro la guida spericolata, e in una scuola ha scoperto che alcuni disegnavano Fleximan come un eroe: “Il nostro – dice – è il Paese che continua a dire che la morte sulla strada è accettata”.
La scheda del servizio: NEL POSTO GIUSTO
Di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella
Collaborazione Evanthia Georganopoulou
In Italia nel 2022 sono stati registrati 3159 morti e più di 223mila feriti per incidenti stradali. In tutta Europa nello stesso anno quasi 21mila persone sono morte per collisioni stradali, i feriti sono diversi milioni. Per questo la Commissione Europea ha lanciato una serie di azioni per dimezzare morti e feriti entro il 2030. Anche l’Italia partecipa con un suo piano nazionale, che però stenta a partire. Anzi, il comitato di indirizzo non ha mai fatto una riunione operativa. Così, se nel resto d’Europa la riduzione delle vittime fra il 2019 e il 2022 è del 9%, l’Italia invece non ha visto alcun miglioramento. Anzi la tendenza del 2024 mostra un importante aumento di morti e feriti. È una pura fatalità? No. Le cause sono guida distratta o sotto effetto di stupefacenti, tecnologie pericolose, il mito della velocità. Ma anche città progettate male, leggi ormai datate, carenza di organico delle forze dell’ordine e una guerra culturale alle multe che ha prodotto il fenomeno Fleximan, l’antieroe che distrugge gli autovelox. Nei primi anni duemila invece con l'introduzione del tutor e della patente a punti i morti erano stati dimezzati. Report dedica una inchiesta speciale al tema della sicurezza stradale, mentre il Senato sta per approvare un nuovo codice della strada che non è esente da contraddizioni. Vedremo anche alcune nuove coraggiose politiche della mobilità che sono capaci di fare la differenza.
Il rischio sismico attorno al Vesuvio
Inutile nasconderci:
la zona attorno ai campi Flegrei è una zona sismica, ma nonostante
questo negli anni si è costruito tantissimo. Sotto quel terreno c’è
una profonda pressione che preme e rigonfia, creando spaccature e
fratture nella terra che generano dei piccoli o grandi sisma.
I
geologi, come Mario Tozzi, sono convinti che queste scosse
continueranno, potrebbero anche crescere come magnitudo, fino a
livello 5.
Sotto questa terra a premere si sono fluidi e gas
generati dal magma che sta in profondità: quella dei Campi Flegrei è
una enorme caldera, una depressione vulcanica larga 12-15 km che
comprende i comuni di Monte di Procida, Bacoli, Pozzuoli e Quarto,
parte di Giuliano e Marano più i quartieri di Bagnoli, Fuorigrotta,
Posillipo, Soccavo e Pianura a Napoli. All’interno della caldera si
trovano 30 bocche eruttive, la solfatara è una delle più note
perché assomiglia ad un vulcano, gli altri sono stati cancellati, in
uno c’è un ippodromo, in un altro c’è un ospedale, una base
militare – spiega Mario Tozzi alla giornalista di Report.
Sulle bocche eruttive abbiamo costruito, quella è una zona densamente popolata: ci sono 500-600mila persone a rischio, dove per rischio si intende la probabilità che un evento arrivi e i beni e le persone che sono esposte, dunque è l’area a maggiore rischio vulcanico del Mediterraneo.
Se parliamo del rischio sismico – continua Mario Tozzi - è bene mettere a posto le case, non è il terremoto che ti ammazza, è sempre la casa costruita male.
La scheda del servizio: SEDUTI SUL VULCANO
Di Giulia Presutti
Collaborazione Norma Ferrara
A Pozzuoli il 20 maggio la terra ha tremato 150 volte: la scossa più forte ha raggiunto magnitudo 4.4 con epicentro a circa due chilometri dalla superficie. Gli abitanti sono dovuti uscire da casa e alcuni, per i danni subiti dagli edifici, non sono più rientrati.
Ai Campi Flegrei vivono circa 500mila persone, in un'area che insiste su una caldera vulcanica larga dai 12 ai 15 chilometri e comprende i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Quarto, parte di Giugliano e Marano e diversi quartieri di Napoli. L'attività del magma e dei gas nel sottosuolo provoca un innalzamento del terreno di 2 cm al mese e, di conseguenza, le scosse di terremoto che negli ultimi mesi sono state avvertite continuamente dai residenti. Cosa stanno facendo le istituzioni per mettere in sicurezza gli edifici? Il Decreto-legge Campi Flegrei approvato a ottobre 2023 prevedeva uno stanziamento di circa 45 milioni di euro per le verifiche sull'edificato pubblico e privato. Le verifiche sono state fatte? E nel caso di uno scenario ancor più grave, quello dell'eruzione vulcanica, quali sono le misure previste per mettere in sicurezza 500mila persone? Esiste un piano di evacuazione messo a punto dalla Protezione Civile, con gemellaggi stipulati tra ogni Comune dei Campi Flegrei e una Regione nel resto d'Italia. Ma le Regioni sono pronte?
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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