Report questa sera racconterà chi ha ostacolato il lavoro della Corte Penale internazionale in questi ultimi anni, degli abbattimenti indiscriminati dei capi di bufala in Campania per la brucellosi, infine un servizio sulla situazione nel Donbass, la regione dell’Ucraina al centro dello scontro con la Russia.
La strage delle bufale campane
Bernardo Iovene si era occupato lo scorso anno della strage delle bufale da allevamento in Campania a Caserta: sono stati abbattuti decine di migliaia di capi per il rischio della brucellosi, ma le analisi successivi hanno dimostrato che il 98% dei capi era sano. Un danno per gli allevatori del casertano ma anche una beffa, non sempre di fronte a questo rischio di malattia si è proceduto con abbattimento massivi. Che fine ha fatto la carne dei capi abbattuti? Chi ha lucrato su questi abbattimenti?
Questa malattia era stata quasi debellata con le vaccinazioni, ma poi nel 2014 si decise di interromperle e, come conseguenza, l’incidenza di questa malattia è cresciuta.
Oggi gli allevatori in crisi chiedono il ripristino della vaccinazione: a Bernardo Iovene raccontano delle centinaia di capi abbattuti, alcuni li hanno persi proprio tutti, “abbattimento totale” si chiama, “De Luca ci ha ingannato, ha firmato un piano per la chiusura delle aziende e noi oggi non solo ci troviamo a combattere la brucellosi e la tubercolosi ma anche i costi delle materie prime”.
Il servizio cercherà anche di capire quale sia la mozzarella di bufala migliore (è un duro mestiere quello di Iovene, tra pizze, caffè, nocciole e mozzarelle, ma qualcuno lo deve fare).
L’anno scorso sulla collina di Posillipo si è svolto il campionato nazionale della mozzarella di bufala: davanti le telecamere di Report gli assaggiatori hanno degustato i marchi arrivati alla finale, per arrivare alla regina delle bufale, la Vannullo, che non è né DOP né casertana: “è mozzata a mano” spiegano gli assaggiatori.
Iovene è andato a visitare l’azienda a Paestum, vicino i templi (andateli a vedere, almeno una volta nelle visita): l’azienda ha un solo punto vendita, per comprarla si deve per forza venire qui, assieme ai turisti. Le bufale riposano su un materasso, decidono loro quando farsi mungere (la famosa autogestione delle bufale)
La scheda del servizio: Bufale da macello di Bernardo Iovene
Collaborazione di Alessandra Borella, Greta Orsi
Immagini di Alfredo Farina
Grafiche di Federico Aiello
Le infezioni stanno decimando gli allevamenti di bufale in provincia di Caserta. Gli allevatori sono sul lastrico e chiedono nuovi metodi di analisi visto che il 98,5% delle bufale post mortem risulterebbe non malata. Brucellosi e Tubercolosi sono le infezioni che stanno decimando gli allevamenti di bufale in provincia di Caserta. La beffa è che la carne delle bufale dichiarate infette, lo stesso giorno della macellazione viene dichiarata idonea per il consumo ed entrano sul mercato della carne bovina gestita da un unico macello di proprietà di Cremonini, azienda leader in Europa. Report ricostruirà questa triste vicenda attraverso le voci degli allevatori sul territorio, le contraddizioni riscontrate da Consiglio di Stato e veterinari degli allevatori e le risposte dell’Asl di Caserta. L’8 marzo scorso, la regione Campania ha pubblicato il nuovo piano di eradicazione: per gli allevatori, che continuano a protestare contro una strage di animali che ritengono evitabile e inutile, sarebbe addirittura peggiorativo.
L’inferno di Mariupol
Nonostante gli sforzi del rappresentante delle Nazioni Unite, i tentativi di creare dei corridoi umanitari in Ucraina sono bloccati, i civili sono ancora bloccati a Mariupol, impossibilitati a scappare dalle macerie, dalle rovine dell’acciaieria Azovstal, dove sono rimasti i militari del battaglione Azov.
Quei pochi che riescono a fuggire arrivano a Donetsk, la capitale della repubblica popolare del Donbass che è l’unica via di fuga: dove le telecamere di Report hanno registrato il fiume di persone che, con poche valigie e borse al seguito, cercano rifugio nel centro di raccolta della protezione civile locale. Le persone hanno usato gli autobus forniti dalla repubblica di Donetsk per arrivare fin lì, ma i bus sono troppo pochi
La scheda del servizio: I sommersi e i salvati di Mariupol di Manuele Bonaccorsi
Collaborazione di Giulia Sabella
Montaggio di Riccardo Zoffoli
La troupe di Report a Donetsk, nel Donbass russo.
É in questa area che stanno arrivando migliaia di profughi della guerra in Ucraina. E da lì hanno seguito le truppe occupanti a Mariupol, la città martire del conflitto, fino alla prima linea, a poche centinaia di metri dagli stabilimenti dell'Azovstal, dove sono asserragliati gli ultimi uomini del battaglione nazionalista ucraino Azov.
La Corte di Giustizia internazionale
Non c’è nessuna giustificazione sui crimini compiuti dall’esercito russo sulla popolazione civile ucraina: questi verranno giudicati dalla Corte Penale Internazionale nella città dell’Aia: ma questa corte, che dovrà indagare per individuare i responsabili dei crimini di guerra in Ucraini, funziona davvero? Report ha intervistato il presidente della Corte, Piotr Hofmanksi che alla trasmissione spiega che “non possiamo punire tutti i criminali del mondo, ma abbiamo il dovere di provarci. Bisogna avere fiducia, non si sa mai quello che può accadere nel futuro.”
Cuno Tarfusser, che è stato giudice presso la Corte, a Report ha aggiunto che la giustizia internazionale non possa andare oltre il mandato di cattura non eseguito.
Sui crimini di guerra e sul ruolo debole della Corte, Report ha intervistato Riccardo Noury portavoce di Amnesty International Italia: “è un tribunale che è stato reso debole” racconta al giornalista “lasciamo che indaghi sulle guerre africane in cui si ammazzano tra di loro, c’è anche un elemento un po’ razzista in questa valutazione, come a dire ci sono conflitti di cui non ci interessa perché accadono in luoghi poco rilevanti, allora per quelli va bene il tribunale. Per le cose grosse ci pensiamo noi: la situazione dell’Afghanistan è esemplare da questo punto di vista. La storia di venti anni di crimini di guerra in Afghanistan si riduce soltanto ai talebani, senza indagare gli americani. Questa è una giustizia monca. Nel settembre del 2021 il procuratore Khan ha detto ‘è passato del tempo, noi dobbiamo concentrarci sui crimini più importanti’”.
Non lo ha detto esplicitamente, ma ha fatto capire che gli americani non sarebbero stati toccati – ha chiesto Lorenzo Vendemiale a Noury “si, oppure mi è stato chiesto di non toccarli.”
La scheda del servizio: Il Tribunale degli impuniti
di Lorenzo Vendemiale
Dall’Ucraina arrivano da settimane immagini e racconti delle atrocità commesse durante il conflitto.
Il Governo di Kiev ha raccolto oltre 8mila denunce di uccisioni di civili, stupri, torture, utilizzo di armi non convenzionali da parte delle truppe russe. Il mondo invoca l’intervento della Corte Penale Internazionale con sede a L’Aia, il tribunale che deve fare luce sull’accaduto e potrebbe dichiarare Vladimir Putin e gli altri vertici russi criminali di guerra. Ma la giustizia internazionale funziona davvero? Con un'intervista esclusiva al presidente della Corte, Piotr Hofmanski, e il parere di rinomati esperti di diritto internazionale, Report spiegherà quali sono i limiti con cui deve fare i conti l’inchiesta sull’Ucraina. E racconterà come e per quali ragioni è stato ostacolato negli ultimi 20 anni il lavoro della Corte de L’Aia.
La sfida del Politecnico sulla pista di Cape Canaveral
Due settimane fa Report aveva trasmesso un servizio dove si anticipava la mobiiltà del futuro: auto senza pilota in grado di muoversi nel traffico ed evitare gli ostacoli grazie all’intelligenza artificiale che elabora tutti i dati che arrivano dai sensori, dalle telecamere.
Su questo progetto stanno lavorando le più grandi università al mondo, tra cui il nostro Politecnico di Milano: il loro software è stato montato su delle auto da corsa Dallara che si sono sfidate sulla pista di Las Vegas, dove il nostro Ateneo ha vinto la sfida, che aveva attirato l’attenzione perfino della Nasa che ha invitato il team italiano a gareggiare sulla pista dove atterrano gli Shuttle a Cape Canaveral. È la pista più lunga al mondo: qui le auto dovevano superare una nuova sfida, superare il muro dei 300 km/h.
La scheda del servizio: Record a Cape Canaveral di Michele Buono
Immagini di Tommaso Javidi
Montaggio di Veronica Attanasio
La Nasa aveva invitato il Politecnico a lanciare la propria auto sulla pista di Cape Canaveral. Com’è andata?
Nella puntata del 18 aprile, Report aveva annunciato un nuovo impegno per il team del Politecnico di Milano, vincitore della gara di guida autonoma nel circuito di Las Vegas, raccontata nell’inchiesta “L’algoritmo al volante”. La Nasa aveva invitato il Politecnico a lanciare la propria auto sulla pista di atterraggio degli Shuttle a Cape Canaveral, la più lunga del mondo, per un’altra sfida: superare la soglia dei 300 kmh di un veicolo a guida autonoma. Com’è andata?
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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