17 maggio 2022

Le menti del doppio Stato Giovanni Fasanella, Mario José Cereghino

 


L’Italia laboratorio della guerra clandestina

«Avvenne che da cose piccole e modeste germinò e quindi maturò un seguito, che avrebbe assunto proporzioni e significati non pensati né previsti agli inizi. In guerra assai più che in pace tutto si lega e tutto è destinato a durare.»


Era il 1980 quando l’azionista Raimondo Craveri stampò queste parole in una preziosissima, e purtroppo introvabile, storia dei Servizi segreti nell’ultimo biennio della Seconda Guerra.

Cosa sono queste “piccole cose” germinate in Italia a cavallo tra la caduta del fascismo e i primi anni di vita successivi alla seconda guerra mondiale, di cui parla il politico Raimondo Craveri? Cosa è successo in Italia tra il 1943 e il 1948, tra il voto al Gran Consiglio del 25 luglio, l’armistizio, il crollo del regime fascista e le prime elezioni democratiche nell’Italia repubblicana?
Sono gli anni in cui si forma la coscienza nazionale dopo venti anni di dittatura, gli anni della guerra di liberazione dal nazifascismo, ma sono anche quelli in cui si gettano le basi per nuovi equilibri geopolitici in Italia e in Europa, la spartizione del mondo in zone di influenza. Anni in cui in Italia si combattevano più guerre su più fronti, anche tra eserciti all’apparenza alleati (come Russia e America), anche ricorrendo a forme di guerra non ortodossa, come questo paese avrebbe sperimentato negli anni di piombo.

Gli storici Giovanni Fasanella e Mario Jose Cereghino, andando a spulciarsi i documenti conservati negli archivi londinesi dei servizi di intelligence (solo parzialmente desecretati, nonostante siano passati quasi ottant’anni) hanno raccontato questa guerra in un libro che ha un taglio da inchiesta giornalistica. Una guerra di spie, di agenti doppi e tripli al soldo della repubblica sociale, dei servizi segreti americani (l’OSS, l’antenato della CIA), dei servizi Jugoslavi e della Russia di Stalin il cui obiettivo era consolidare da una parte l'egemonia dei loro stati sul Mediterraneo e sul nostro paese, dall’altra impedire che l’Italia acquisisse una sua indipendenza, dal punto di vista politico, economico. Tutto ciò era legato al fatto di essere una nazione sconfitta in una guerra che fino a pochi mesi prima avevamo combattuto assieme alla Germania di Hitler, oltre, come già detto, alla spartizione del mondo nei due blocchi, frutto degli accordi tra Churchill e Stalin e successivamente dagli accordi di Yalta.

Nel mondo della Guerra fredda e dell’incipiente bipolarismo Usa-Urss, l’Inghilterra perseguiva l’obiettivo di impedire che l’Italia potesse assumere un ruolo rilevante nel Mediterraneo,..

La spinta per leggere questo libro mi è venuta a seguito delle polemiche (anche capziose) delle scorse settimane sul 25 aprile, sul ruolo dei partigiani, sulla lotta contro il nazifascismo portata avanti da una coalizione da cui poi si è generata la Nato.
Questa visione superficiale della nostra storia si scontra col racconto che leggerete in questo saggio, dove esplicitamente si parla di doppio stato, o stato parallelo: un livello di istituzioni regolate dalla Costituzione, dalle leggi, con un certo controllo democratico e, al suo interno, un livello più nascosto del potere, che risponde ad interessi diversi, spesso sovranazionali, senza alcun controllo democratico, senza alcun rispetto delle leggi degli stati.

Avete presente I tre giorni del Condor, il film di Sidney Pollack con Robert Redford: racconta di un ricercatore della CIA che, partendo da un romanzo giallo, arriva alla scoperta di una CIA dentro la CIA..

Joseph Turner: È in programma l'invasione del Medio Oriente?

Higgins: Ma che, sei impazzito?

Joseph Turner: Sono io il pazzo? Senti Turner...

Joseph Turner: Non abbiamo un piano?

Higgins: No. Assolutamente no. Esperimenti, ecco tutto. Come un gioco. Noi ipotizziamo che accadrebbe, quanti uomini servono, quanto tempo occorre. C'è un mezzo più economico di rovesciare un regime? In fondo siamo pagati per questo.

Joseph Turner: Cammina, dai. Cammina. Atwood prendeva quelle ipotesi troppo sel serio, fino a scatenare una guerra, no?

Higgins: Un'iniziativa arbitraria. La commissione non avrebbe mai autorizzato, ora soprattuto con la pressione che c'è intorno alla compagnia.

Joseph Turner: Ma se la pressione non ci fosse stata? Se io non avessi disturbato i suoi piani? Io o qualcun altro?

Higgins: Beh... cambia il gioco. In quel piano non c'era niente di sbagliato, era ben fatto quel piano, avrebbe funzionato.

Joseph Turner: Ma che mentalità è questa vostra? Se non si scoprono le vostre magagne per voi è come se agiste rettamente?

Mettiamo assieme tutti i fatti avvenuti in Italia, partendo dalla liberazione, a Portella, arrivando poi a Piazza Fontana, alla strage di Brescia fino al rapimento di Aldo Moro per arrivare alla bomba alla stazione di Bologna. È solo una storia di criminali, di terroristi da una parte e dello Stato con spiega queste stragi con la necessità di tenere questo paese ostaggio di altri interessi, di decisioni prese fuori dai palazzi del potere, come se questo Stato e le istituzioni fossero solo una facciata di un potere più nascosto e segreto. Un potere nato e cresciuto in questi anni nevralgici della nostra storia.
Lo spiegano gli autori stessi ad inizio libro: è in quegli anni che si arruolano con un nuovo ruolo dai servizi di intelligence occidentali agenti della RSI, che documenti dell’archivio dell’OVRA finiscono nelle mani degli agenti inglesi, dove si cerca in tutti i modi di ostacolare (anche ricorrendo ad attentati) la vita dei governi di unità nazionale, per allontanare dall’area di governo il partito comunista di Togliatti, perché dava fastidio sia a Stalin (per la sua indipendenza rispetto alla politica del Cremlino) sia agli anglo-americani, perché l’Italia doveva rimanere nell’orbita occidentale, nelle mani della DC.

E’ in quegli anni che si creano le basi della futura strategia della tensione: alzare il livello dello scontro nel paese, nel confine del nordest, in Sicilia, nelle città industriali del nord, aizzando le formazioni partigiane deluse dalla politica del PCI, troppo debole, affinché organizzassero delle rivolte che sarebbero poi state soffocate dall’intervento militare delle forze di occupazione. Come avvenuto in Grecia.

La nostra indagine si concentra su un periodo particolare, quello tra il 1944 e i primi Cinquanta. Perché proprio quello? Perché tutto ebbe inizio allora.[..]

In quel periodo di transizione dal fascismo alla democrazia, dalla guerra alla pace, furono create le basi sulle quali si è retto per una lunghissima fase l’equilibrio postbellico. [..]

Il prototipo della «strategia della tensione» fu costruito proprio nel quadriennio 1944-1948 attraverso la creazione di reti per la guerra clandestina, nelle quali furono arruolati mafia, massoneria e squadroni della morte capaci

All’interno di questo romanzo sentirete, forse per la prima volta, dei nomi di James Jesus Angleton, l’uomo dell’OSS in Italia, l’agente americano formato a Londra dal club di Cambridge (dentro cui facevano parte gli agenti doppi Rothschild e Philby, l’inventore del deep state, della Cia della Cia. Del comandante della Decima Mas Junio Valerio Borghese che lo stesso Angleton andò a salvare a Milano dalla fucilazione per crimini di guerra per portarlo a Roma: l’esperienza dei suoi guastatori poteva essere riutilizzata per compiere quegli attentanti sul nostro territorio per alzare il livello di tensione.
Di Federico Umberto d’Amato, il poliziotto che per conto di Angleton aveva riciclato l’OVRA fascista dentro il ministero dell’Interno, dentro cui aveva anche diretto l’Ufficio Affari Riservati, ritenuto dagli storici il cuore della strategia della tensione.
Dei carabinieri Ugo Luca e Antonio Perenze che nel luglio del 1950 avevano ucciso Salvatore Giuliano, con la messinscena della finta uccisione dopo uno scontro a fuoco. Entrambi gli ufficiali appartenevano al battaglio 808 dei servizi segreti, in contatto col SOE inglese e con l’OSS americano ed entrambi furono coinvolti nell’inchiesta dell’attentato a Togliatti del luglio 1948, che avrebbe dovuto far scattare la rivoluzione delle formazioni a sinistra del PCI, se il segretario non le avesse fermate.

Lo stesso Salvatore Giuliano, ritenuto responsabile dell’eccidio di Portella della Ginestra, era in realtà una pedina di questa guerra sotterranea, un agente collegato prima alla rete nazifascista che doveva compiere azioni di terrorismo dietro le linee alleate (le uova del drago lasciate dai nazisti dopo l’invasione della Sicilia), poi agli uomini di Borghese che sarebbero stati presenti a Portella coi loro lanciagranate.

Allora, la guerra di liberazione è stata solo una battaglia di buoni contro i cattivi, per liberare il nostro paese e il mondo dalla tirannia? Oppure la storia, quella che raccontano i documento scoperti negli archivi nazionali britannici di Kew Gardens, raccontano una storia diversa, più complessa: la storia dei tanti peccati originali e compromessi da cui è nata la Repubblica italiana.

I compromessi di Togliatti e di De Gasperi sulla linea da tenere nei confronti dei fascisti, l’evitare che i gruppi di ex partigiani facessero scattare la loro rivoluzione, in risposta al tradimento di Togliatti per l’amnistia, perché sapevano che sarebbe stata una trappola

[Togliatti]Temeva che i comunisti italiani cadessero nella medesima trappola in cui erano rimasti impigliati i «compagni greci». I quali, nel marzo 1946, un anno dopo la fine della guerra, si erano armati ed erano insorti.

Dal mancato attentato al governo Bonomi del 1944, fino ai colpi di pistola di Pallante (lo studente “legato agli ambienti dell’estrema destra che gravitavano attorno alla Decima Mas, alla banda Giuliano e ai separatisti dell’Evis”) contro Togliatti del 14 luglio 1948.

Sono gli anni in cui questo paese è stato in preda a pulsioni separatiste, attraversato da agenti doppi e tripli che organizzavano attentati, reclutando ex repubblichini e criminali. Gli anni in cui Lucky Luciano riformò la mafia rurale in cosa nostra. Gli anni in cui si forma quello che gli autori chiamano il “doppio stato”, che tante governato in modo silente la vita politica di questo paese nei decenni successivi.

La storia di questo paese è ancora da raccontare e questo libro è un buon punto di partenza, nonostante la vastità dei personaggi e delle vicende raccontate. C'è da perdersi dentro, ma è l'unico modo per arrivare alla comprensione dei tanti perché ancora senza risposta. Come mai non abbiamo mai fatto i conti col fascismo? Come mai in questo paese sono avvenute le stragi più feroci da parte del terrorismo nero, con tanto di coperture di pezzi dello stato? 

La scheda sul libro di Chiarelettere
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