Il bonus edilizio è stata veramente il più grave scandalo italiano? E come mai è potuto accadere?
Report torna ad occuparsi della pista nera dietro le stragi di Capaci e via D’Amelio, dei profughi ucraini in Polonia. Nell’anteprima Report si occuperà dell’acquisizione (o del suo tentativo) di twitter da parte di Elon Musk.
Cosa non ha funzionato sul bonus edilizio
Il superbonus
edilizio (che fino ad oggi è costato 30 miliardi allo stato) è una
opportunità, per rilanciare l’edilizia, per rimettere a norma
parte delle costruzioni in Italia, oppure la più grave frode della
repubblica italiana (parole del ministro Franco)? Il
servizio di Luca Bertazzoni è partito dalle zone colpite dal
sisma del 2016 in Umbria e nelle Marche, “l’Italia colpita al
cuore, l’Italia che non muore”, citando la canzone di De Gregori
che accompagna il servizio. Paesi come Amatrice, ancora da
ricostruire, compreso il palazzo del comune: a sei anni dal terremoto
che è costato la vita a 300 persone il paese ancora desolante, “un
paese che non c’è più .. ad oggi nel centro storico è partito un
unico cantiere e conto di farne partire due o tre nel giro di breve
tempo. È stato ricostruito solo il 15%, c’è stata una prima
partenza forte della ricostruzione, poi c’è stato un fermo causato
dagli incentivi fiscali che hanno drogato il mercato per il bonus
edilizio, che ha penalizzato tantissimo la ricostruzione, tant’è
che le ultimamente le pratiche presentate sono pochissime” –
racconta a Report il sindaco.
Nel gennaio scorso l’inchiesta
free credit della Guardia di Finanza di Rimini ha scoperto una maxi
frode ai danni dello stato che ha portato all’esecuzione di 35
misure cautelari e 12 arresti con accuse che vanno dalla truffa
aggravata al riciclaggio.
La finanza ha scoperto, indagando sui
titolari delle imprese di costruzione coinvolte, del denaro contante,
nascosto dentro delle botole, di denaro riciclato in lingotti d’oro,
in criptovalute, queste persone stavano comprando delle società. Sui
loro conti, nel giro di pochi mesi si passa dal caricamento di poche
decine di migliaia di euro, a centinaia di migliaia di euro, milioni
di euro per arrivare a fine estate a centinaia di milioni di euro.
Tutti crediti fittizi per opere mai realizzate.
Report ha
seguito il lavoro degli investigatori che si sono messi sulle tracce
di queste truffe, che vengono pedinati nei loro spostamenti con mezzi
dotati di telecamere (chiamati balene): il bonus edilizio ha portato
tanto lavoro anche a questi investigatori privati, incaricati da
condomini che avevano affidato il superbonus a delle ditte che, poco
dopo, si erano rese irreperibili (della serie, prendi i soldi e
scappa).
Ma a chi è arrivato il bonus edilizio? A quante seconde case? È stata una misura per ricchi? All’Enea (l’agenzia per le nuove tecnologie e risparmio energetico) – a cui si è rivolto Luca Bertazzoni - non hanno i dati per dare una risposta a queste domande, nemmeno quanti lavori sono stati fatti in periferia o in centro storico in una città come Roma. Il governo non lo ha chiesto e loro questo lavoro non lo hanno fatto.
La scheda del servizio: 110 E LODE di Luca Bertazzoni
Collaborazione Edoardo Garibaldi
“Una delle più grandi truffe della storia della Repubblica”: così il Ministro dell’economia Daniele Franco ha definito le frodi generate dai bonus edilizi concessi dallo Stato. Finora la Guardia di Finanza ha scoperto 4,4 miliardi di euro di crediti fittizi derivanti da lavori mai effettuati da imprese di costruzioni. Proprio per i bonus, abbiamo assistito a un boom, da maggio 2020 a oggi ci sono 45mila imprese in più che operano in edilizia. Report è andato a vedere come queste imprese lavorano in un settore che ha vissuto un’impennata dei prezzi da quando è stata introdotta questa misura, che è già costata allo Stato italiano quasi 30 miliardi di euro. E poi un viaggio a San Severo, in provincia di Foggia, alla ricerca di “mister miliardo”.
La pista nera dietro le stragi di Capaci e via D’Amelio.
Report questa sera torna ad occuparsi della stragi che hanno
insanguinato la Sicilia nell’estate del 1992 (e l’Italia nel
1993), ripartendo dal servizio di Paolo Mondano andato in onda lo
scorso anno “Il vertice delle stragi”, sull’incontro in cui
mafie, massoneria, estrema destra e servizi avrebbero deciso e
pianificato la strategia della tensione a colpi di bombe con cui
condizionare la politica in quegli anni di fine prima
repubblica.
Nello scorso lunedì lo stesso Mondani nel suo
servizio aveva tirato fuori un documento
e delle testimonianze, rimasto nel cassetto, circa la presenza del
terrorista Stefano Delle Chiaie a Capaci nei giorni precedenti la
strage e dei suoi incontri coi boss mafiosi.
Seguendo queste nuove piste investigative si affacciano nuovi volti tra i responsabili delle bombe, oltre a Delle Chiaie anche il venerabile maestro della Loggia P2, Licio Gelli, oltre ai vertici della cupola corleonese, pezzi dei servizi e altre parti dello stato. Come quelli responsabili del più grave depistaggio della storia italiana, quello della falsa pista Scarantino, messo in piedi dai poliziotti del Questore La Barbera: un depistaggio che serviva a spostare l’attenzione degli inquirenti lontana dai veri responsabili, come i Graviano. Possiamo veramente pensare che gli obiettivi delle bombe della primavera estate 1993 arrivassero da Riina, Provenzano o Bagarella?
Anche la scelta di quel nome, Falange armata, la sigla che rivendicò
quegli attentati (come anche gli omicidi dell’educatore Mormile, i
delitti della Uno Bianca) non è casuale: porta dritto al cuore nero
delle istituzioni italiane, testimonia una precisa volontà di
disinformazione.
Falcone
era stato ossessionato da Gladio e dalla pista nera, su cui aveva
indagato per l’omicidio del presidente della regione Sicilia
Piersanti Mattarella, che indagò i due estremisti nero Cavallini e
Giusva Fioravanti e nel 1989 interrogò l’estremista Roberto Volo:
era il miglior amico di Francesco Mangiamelo – racconta il pm
Tartaglia a Report – che verbalizza con Falcone di aver saputo da
Mangiameli che l’omicidio di Piersanti Mattarella è stato
realizzato da Fioravanti e Cavallini e che questa decisione nasce da
una volontà politica e massonica che lui ascrive in quei verbali
interamente alla volontà di Licio Gelli di arginare definitivamente
l’apertura a sinistra della DC e di interrompere quel nuovo
tentativo di riprendere il vecchio discorso lasciato in sospeso con
il sequestro Moro. Dice anche Volo a Falcone, e siamo nel 1989, che
tutte queste cose le sa non solo perché amico di Mangiameli, ma
perché appartiene ad una organizzazione paramilitare di servizi
americani e italiani che lui definisce Universal Legion, non parla di
Gladio, ma ci assomiglia molto. Lo stesso Volo la definisce in un
verbale come La rosa dei venti (l’organizzazione eversiva di Sogno,
su cui aveva indagato il giudice Tamburino) ma molto più articolata.
Nel 1898 e nel 1990 Falcone ribadirà alla Commissione antimafia di credere alla pista nera: Mondani ha scoperto poi un altro verbale su Volo. Il 14 luglio 2016 viene interrogato da Roberto Tartaglia e Nino Di Matteo e rivela un fatto assolutamente inedito: afferma di essere stato sentito da Paolo Borsellino dopo la morte di Falcone nel giugno 1992. I due parlarono della fase esecutiva della bomba di Capaci, “scoprì che Borsellino non credeva alla teoria del bottoncino”, dice Volo, e cioè alla tesi del telecomando della strage premuto dai mafiosi. Borsellino insomma, secondo quanto dice Volo, riteneva che la mafia non aveva fatto quella strage da sola e forse per questo era così importante far sparire la sua agenda rossa.
Falcone, con questa sua indagine su Gladio e il terrorismo nero, si crea un nuovo nemico – racconta a Report l’ex giudice Scarpinato: quel sistema criminale che era stato protagonista della strategia della tensione. Un sistema dentro cui troviamo gli autori – secondo Mangiameli nelle parole riportate da Alberto Volo – della strage alla stazione di Bologna.
La stessa moglie di Mattarella aveva identificato in Fioravanti il killer del marito (omicidio che Giusva avrebbe anche confidato al fratello Cristiano).
Da tutti questi episodi si comprende come Falcone e Borsellino avessero preso sul serio la pista nera, estremisti di destra, servizi e la massoneria della loggia P2, erano i veri responsabili (non solo la mafia) degli omicidi politici in Sicilia tra gli anni 70 e 80.
La scheda del servizio: LA PISTA NERA di Paolo Mondani
Collaborazione Roberto Persia
La presenza di Stefano Delle Chiaie, il fondatore di Avanguardia Nazionale, a Capaci e i suoi contatti con esponenti mafiosi continuano a emergere dalle parole dell'ex brigadiere dei carabinieri Walter Giustini e da quelle di Maria Romeo, ex compagna del pentito Alberto Lo Cicero. Nel racconto della Romeo a Report emerge la testimonianza da lei fornita all’allora ufficiale dei carabinieri Gianfranco Cavallo. Nella informativa scaturita da quell’incontro si attesta il coinvolgimento di Stefano Delle Chiaie nella strage di Capaci del 23 maggio 1992.
La catastrofe umanitaria in Europa
La guerra in Ucraina
sta causando una delle più gravi catastrofi umanitarie in Europa: la
morte dei civili sotto le bombe, il blocco dei cereali che porterà
alla fame i paesi del sud del mondo (e causerà altre tensioni), fino
all’esodo dei profughi dai territori colpiti. Siamo arrivati a 10
milioni: questo è il numero delle persone che hanno perso le proprie
case, mentre i profughi sono saliti a 3 milioni.
Come si è
organizzata l’Europa per accoglierli? Come stanno gestendo i
polacchi questi profughi e cosa chiedono in cambio all’Europa?
Si
tratta della stessa Polonia che, da una parte sta accettando i
profughi ucraini e dall’altra sta alzando un muro lungo 186 km
lungo il confine con la Bielorussia. Ad un’ora da Varsavia, a
Lesnowola, si trova un centro di detenzione per migranti, una
struttura circondata interamente da un muro: dentro si trovano gli
“altri” profughi, gli afgani, i siriani che hanno provato ad
attraversare il confine con la Bielorussia. Ai giornalisti di Report
è stato negato il permesso di visitare la struttura: di questa ne ha
parlato Maria Ksiazak, un membro del meccanismo nazionale contro le
torture.
“Sono delle vere e proprie prigioni” racconta alla giornalista “le condizioni di detenzione sono disumane, proprio oggi in qualità di psicologa sarei dovuta entrare al centro di Lesnowola, ma alla fine non mi hanno dato il permesso.”
Dentro la struttura sono presenti 5 siriani che , al momento dell’intervista, stanno facendo lo sciopero della fame: “si, io so bene che sono stati vittime di violenze e torture, è orribile che stiano chiusi lì dentro, l’unico reato che hanno commesso è stato l’attraversare il confine nel tentativo di chiedere protezione.”
In una lettera
aperta, i siriani hanno scritto di essere stanchi di essere trattati
come criminali, “abbiamo più volte scritto alle autorità senza
ricevere una risposta, vogliamo essere trasferiti in un centro di
accoglienza aperto.”
Un attivista, che ha scelto di fare lo
sciopero della fame in solidarietà ai migranti, ha parlato con
Report in forma anonima: “in questi centro di detenzione dovrebbe
starci solo chi ha commesso dei reati, mi copro il volto perché non
vorrei che la mia faccia diventasse il volto della protesta.”
Tre milioni di ucraini sono entrati in Polonia senza problemi, cento siriani, quelli detenuti a Lesnowola costituiscono un problema. Cos’è questo, se non un considerare i profughi divisi in serie A e serie B?
Report raccoglierà anche la testimonianza di Anna Dabrowska, presidente dell’associazione Homo Faber, su casi di stupro verificatesi nei primi afflussi dall’Ucraina, quando le donne e i bambini erano state accompagnate da uomini che si erano offerti di dare un aiuto, senza alcun controllo.
La scheda del servizio: PROFUGHI IN POLONIA Di Claudia Di Pasquale
Collaborazione Cecilia Bacci, Giulia Sabella
Dall'inizio della guerra in Ucraina, circa 3 milioni e mezzo di profughi ucraini hanno attraversato il confine con la Polonia. Tanti sono poi andati in altri paesi europei ma circa 2 milioni di ucraini sono rimasti. La Polonia sta compiendo enormi sforzi per accoglierli. Qui vengono di fatto equiparati ai polacchi, hanno accesso libero all'assistenza sanitaria, al lavoro, alla scuola. Ma dove vivono? Tutti riescono poi a lavorare o a studiare nelle scuole polacche? La Polonia può farcela a gestire da sola questa emergenza umanitaria? E l'Europa in che modo la sta aiutando?
La guerra per Twitter
Come mai Elon Musk è disposto a spendere 44 miliardi (che poi arriveranno dai fondi e dalle banche) per comprarsi Twitter?
Elon Musk ha
paragonato su twitter il premier canadese Trudeau a Hitler e a fatto
crollare il valore delle azioni di Tesla per qualche tweet azzardato
nel 2018, che gli è costato due multe dalla SEC per un totale di
40ml di dollari. Con 95 ml di follower, Elon Musk è anche un troll,
per i suoi tweet irritanti e fuori luogo.
Chi è Musk? Lo spiega
Riccardo Staglianò giornalista e autore de “I giga capitalisti”:
nasce come programmatore di videogiochi, va a fare uno stage nella
Sylicon Valley nel 1994 e capisce che è quello il posto dove deve
stare, il posto dove si creano le cose.
Da lì ha creato un
impero che oggi vale 1000 miliardi di dollari, da Paypal a Tesla:
dagli altri giga capitalisti si distingue per come racconta delle sue
aziende, per Musk Tesla è un modo di salvare il pianeta, perché si
riducono le emissioni con le auto elettriche. Evoca costantemente la
salvezza del pianeta e dell’umanità.
Con l’obiettivo di salvare il pianeta Musk ha messo a disposizione dell’Ucraina il sistema Starlink, le migliaia di satelliti che hanno permesso agli ucraini di rimanere connessi ad internet la guerra.
“Si è guadagnato
i galloni sul campo di difensore dell’occidente” racconta Michele
Mezza, docente di comunicazione alla Federico II “e vorrà
esercitare un ruolo di influencer sul pianeta, anche sulla galassia,
visto che punta a Marte e alla Luna.”
Dopo aver conquistato la
terra, ora Musk ha bisogno di una piazza digitale di sua proprietà:
come sarà il nuovo twitter? Ci sarà l’identificazione
obbligatoria dell’utente, e ci sarà anche un problema
dell’erosione della privatezza e della protezione dei dati
personali, twitter potrà collezionare informazioni sulla vita reale
delle persone, situazione bancaria, creditizia, indirizzo di casa.
La scheda del servizio: GUERRE STELLARI di Lucina Paternesi
Collaborazione Eleonora Zocca
Potrebbe essere l’acquisizione social più costosa della storia: 44 miliardi di dollari. Ma perché l’uomo più ricco del mondo vorrebbe comprare Twitter, il social network che più di tutti rappresenta il sentire comune e l’orientamento politico dei suoi utenti? “La libertà di parola è il substrato di una democrazia che funziona e Twitter la piazza digitale dove si discutono questioni vitali per il futuro dell’umanità, ha affermato Elon Musk. Il suo Twitter potrebbe essere senza censure e con un tasto per modificare i cinguettii. Ma qual è la sua idea di libertà? Cosa cambierà per gli oltre 250 milioni di utenti attivi ogni giorno? Ed è giusto che sia l’uomo più ricco del mondo a imporre agli altri la propria idea di libertà?
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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