Ancora di questo passo e accuseranno i pacifisti di aver scatenato loro la guerra - ieri sera il direttore dell'Avvenire Tarquinio è sbottato così, nella trasmissione di Formigli Piazza pulita, dopo che le parole del giornalista di Repubblica, Stefano Cappellini, sulla serata dedicata alla pace in Ucraina organizzata da Michele Santoro "Pace proibita".
Le colpe? Non consentire al popolo ucraino di potersi difendere, ostacolare il loro diritto di autodeterminazione e poi, la colpa più grave, non aver mai nominato Putin nel corso della serata.
Cose non vere, ma non importa, ai pacifisti (che se fosse per loro le guerre nemmeno ci sarebbero - è stato sempre Tarquinio a dirlo) si possono addossare tutte le colpe, nel mentre le armi continuano ad arrivare in Ucraina, le truppe Nato si spostano sempre più al confine dell'est Europa e la guerra va avanti.
Ai giornalisti "bellicisti" quello che da fastidio è che ci sia qualcuno che si permetta di estendere il ragionamento oltre il discorso aggressore aggredito.
Che Putin sia l'aggressore è ribadito da tutto, come il fatto che l'Ucraina sia la vittima.
Ma noi occidentali, come anche gli Stati Uniti, prima di puntare il dito sui crimini di guerra, dovrebbero riflettere sulla loro coscienza sporca.
Dovrebbe essere chiaro, specie dopo lo scoop del NY Times, che questa è una guerra per procura per logorare Putin (e rimettere in riga l'Europa) per ridisegnare gli equilibri geopolitici nel mondo.
Abbiamo inviato armi all'Ucraina, per resistere e per scacciare le truppe russe, avremmo anche aiutato la loro intelligence ad eliminare i generali russi sul campo.
C'è un solo problema, gli italiani che, come dicono i sondaggi, non ne vogliono sapere della svolta bellicista di tutto questo afflato verso la NAto (e non ha nulla a che vedere con la solidarietà nei confronti del popolo ucraino, vista la splendida risposta delle persone che hanno accolto i profughi).
Ecco che serve l'abbellimento della guerra, renderla sexy, attraente: lo scriveva ieri Daniela Ranieri: prima si è fatto il ritratto da eroi dei soldati del battaglione Azov, poi si è esaltato l'uso delle molotov da parte dei civili, con tanto di foto di una bambina con un AK 47.
Poi si è scritto che questa è una guerra per la democrazia e la libertà (nonostante l'Ucraina sia ben lontana dall'essere un modello di democrazia).
Poi si è arrivati alla character assasination contro i pacifisti, contro l'Anpi, contro i personaggi televisivi creati giusto per fare audience e avvelenare la discussione.
Diceva Walter Benjamin che l’estetizzazione della politica è un tratto inequivocabile del fascismo. Quanto più ha intenti totalitari, tanto più la politica cerca di mantenere inalterati i rapporti di proprietà, il cui cambiamento gioverebbe alle masse; per farlo, somministra loro dei contentini estetici: arte di bassa qualità, intrattenimento e, oggi, storie Instagram, pseudo-notizie, mistica della vittoria. Putin ha represso la libertà promettendo al popolo il riscatto degli antichi valori per mezzo di una “operazione militare speciale”. L’Occidente ci sta trascinando dentro una catastrofe nucleare in nome di una finta libertà. È di qualche rilevanza che la proprietà dei mezzi di produzione culturale sia in molti casi in capo alle stesse persone che guadagnano dall’industria che produce armi.
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