Abbiamo ricordato pochi giorni fa la strage di Capaci e la morte del giudice Falcone con la moglie e la sua scorta. Un attentato con ancora, dopo 30 anni, tanti punti da chiarire, compresa la pista nera oggetto del servizio di Report lunedì scorso.
Ma anche oggi dobbiamo ricordare qualcosa: la strage fascista di Brescia e l’omicidio da parte di un gruppo di terroristi dell’estremismo rosso del giornalista Walter Tobagi.
Non ci sono punti da
chiarire, per fortuna, dietro queste due storie di dolore e sangue: i
responsabili della morte di Tobagi (che con quel delitto volevano
accreditarsi presso le BR) sono stati arrestati e condannati. Uno di
loro, pentito, è passato a lavorare per Comunione e Liberazione.
Chissà cosa avrebbe scritto di lui, della follia di questi
rivoluzionari, lo stesso Tobagi, il cui motto era “humanas
actiones non ridere, non lugere, necque detestari, sed intelligere” -
non bisogna deridere le azioni umane, né piangerle, nè
disprezzarle, ma comprenderle.
Quanta comprensione avevano
dimostrato su di lui, sul mondo, sull’Italia, i terroristi rossi
che volevano instaurare la dittatura del proletariato?
Giornalista
lucido, capace di comprendere il paese, specie in quegli anni
difficili, tra terrorismo nero, rosso, strategia della tensione, con
una società in crisi e una politica non sempre capace di prendere
delle decisioni per strappare il paese dalla deriva che stava
prendendo.
Così scriveva,
del terrorismo rosso (e dei brigatisti, che non sono “samurai
invincibili”):
La lezione pare fin troppo chiara: le lotte sindacali più dure, quelle oltre i limiti convenzionali della legalità, sono servite agli arruolatori delle Br come un primo banco di prova e di selezione. Il sindacato dovrà tenerne conto, giacché i proclami nobili vanno accompagnati con revisioni coerenti. Questo può implicare anche una temporanea diminuzione del potere sindacale in fabbrica. Ma la scelta non ammette grandi alternative, se è vero come è vero (e tutti i dirigenti sindacali lo ripetono) che il terrorismo è l’alleato «oggettivamente» più subdolo del padronato, e se non viene battuto può ricacciare indietro di decenni la forza del movimento operaio.
La sconfitta politica del terrorismo passa attraverso scelte coraggiose: è la famosa risaia da prosciugare. Tenendo conto che i confini della risaia sono meglio definiti oggi che non tre mesi fa. E tenendo conto di un altro fattore decisiva l’immagine delle Brigate rosse si è rovesciata, sono emerse falle e debolezze. E forse non è azzardato pensare che tante confessioni nascano non dalla paura, quanto da dissensi interni, laceranti sull’organizzazione e sulla linea del partito armato.
Per la strage di Brescia, la corte d’Appello ha deciso di accogliere la richiesta di un nuovo processo per Maurizio Tramonte, la fonde del SID che era stata condannata all’ergastolo.
Ma la “matrice” della strage, i responsabili, il contesto, il perché sono chiari: Brescia come Milano prima e come Bologna poi, l’uso delle bombe per sovvertire il sistema o quanto meno per condizionarlo, per bloccare le richieste di riforme progressiste da sinistra per svecchiare il paese.
“Chi voleva sovvertire il sistema, insomma, dichiarava di essere in lotta contro un sistema vecchio e malato. Gli attacchi alla «farsa democratica» e a a una politica marcia e pletorica hanno sempre avuto gioco facile, in Italia. Insieme all'anticomunismo, questi argomenti sono stati la «placenta del golpe»[..]
La corruzione diffusa, la crisi di governabilità, la necessità di interventi forti in materia economica erano argomenti reali. Già negli anni settanta, infatti, il sistema aveva un livello di efficienza pateticamente basso: uno dei tanti frutti avvelenati della democrazia «bloccata» della guerra fredda. Certi della propria insostituibilità, la Democrazia Cristiane e i partiti a lei consociati al governo perfezionarono un sistema di potere clientelare, spartitorio e diffusamente corrotto.”La corruzione diffusa, la crisi di governabilità, la necessità di interventi forti in materia economica erano argomenti reali. Già negli anni settanta, infatti, il sistema aveva un livello di efficienza pateticamente basso: uno dei tanti frutti avvelenati della democrazia «bloccata» della guerra fredda. Certi della propria insostituibilità, la Democrazia Cristiane e i partiti a lei consociati al governo perfezionarono un sistema di potere clientelare, spartitorio e diffusamente corrotto.”
Da Una stella incoronata di buio – Benedetta Tobagi
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