Stamattina sfogliando l'espresso, mi sono imbattuto in tre titoli in cui compariva la parola sinistra.
La sinistra che non si unisce, che non dimostra solidarietà all'Ucraina, che blocca il salario minimo..
Strano, pensavo, ma dove la vedono i giornali questa sinistra: non in Parlamento, dove è fortemente minoritaria, non in televisione, dove i movimenti pacifisti (e non le caricature) non sono mai invitati.
E' come se esistesse una bolla, un paese inventato, che esiste solo nel racconto dai giornali.
Perché nel paese reale ci sono imprenditrici che ammettono candidamente di assumere donne over 40 perché non fanno figli: attenzione, sono imprenditori col titolo di cavaliere, che parlano ad un incontro in cui è pure presente la ministra per le pari opportunità.
Nel paese reale si critica la dittatura di Putin (che è diventato dittatore solo dopo l'invasione dell'Ucraina), mentre da noi la politica smonta e rimonta palinsesti, da dei diktat ai conduttori televisivi, dopo aver occupato tutta la Rai.
Per giorni abbiamo sentito che è colpa dei pacifisti se gli ucraini non possono fare resistenza, come i nostri nonni contro i nazifascisti. Eppure le armi continuano ad arrivare, come l'appoggio della Nato, dell'intelligence americana (che ha aiutato gli Ucraini con le informazioni dei suoi droni).
I pacifisti che si sono mobilitati per i profughi, che hanno mandato cibo e medicini in Ucraina hanno fatto più di tanti tifosi della guerra. Ma non importa.
Non importano i negoziati, perché tanto la guerra deve durare a lungo, non importa l'escalation, perché l'industria delle armi ha fame, non importa nemmeno combattere le dittature e le autocrazie (come racconta Molinari su Repubblica oggi), visto che abbiamo lasciato il ruolo di mediatore ad Erdogan.
A proposito di democrazie, anche riferire in aula al Parlamento, sarebbe da democrazia. Ma forse è un lusso che oggi non possiamo permetterci.
Nessun commento:
Posta un commento