03 maggio 2022

Così in terra Patrick Fogli

 


Sono una donna e un bambino. È il crepuscolo, è primavera, la stagione sta per finire, il giorno sfuma a incontrare la notte e loro camminano, la strada è una striscia di terra chiara in un parco di larici e non c’è nessuno, uno degli attimi di quiete irreale in cui il mondo è libero dai suoi affanni, solo le ombre annacquate al suolo, la doppia scia di un aereo fra il verde brillante degli aghi, il bisbiglio discreto del vento…

Credo che Patrick Fogli con Così in terra (ed. Mondadori) abbia scritto il libro più stimolante e profondo (per le domande che solleva), anche in senso religioso, degli ultimi anni.

E il fatto che questo libro, che fa nascere tanti interrogativi sul fine delle nostre vite, sia stato scritto da uno da uno scrittore di gialli, di sinistra, non deve sorprendere, semmai testimonia la bravura dello scrittore.

Il romanzo si apre con una donna e un bambino, madre e figlio. Stanno camminando da ore e non sappiamo, ne sapremo mai, da dove sono partiti, né del perché di quel viaggio. Nemmeno sappiamo come abbiamo fatto a varcare il cancello dell’orfanotrofio, perché le suore lo chiudono sempre.

Quel bambino si chiama Daniel, ha cinque anni quando viene accolto da suor Anna, in una struttura dove si trovano altri bambini, anche più grandi di lui. La madre muore la stessa notte, così Daniel rimarrà in questa “casa” speciale, senza genitori, fino all’adolescenza.

Chi è questo bambino, cos’ha di speciale, come mai è arrivato quella sera? Sono tanti i misteri che si celano in questo romanzo dove Patrick Fogli abbandona il giallo, come già aveva fatto nel precedente “A chi appartiene la notte”, per portarci dentro un mistero ancora più grande. Forse il mistero più grande di tutti: quello della nostra esistenza, di quello in cui crediamo, di quello a cui siamo stati destinati.

In un flashback avanti e indietro nel tempo, scopriremo pezzo dopo pezzo la vita di Daniel: nel tempo presente è un famoso illusionista, forse il più bravo al mondo, capace di fare numeri mai tentati prima da nessuno. Ma Daniel, il cui volto è noto in tutto il mondo, è anche presidente di una fondazione benedica, il cui simbolo è una M, che ha come compito aiutare i bambini e le persone in difficoltà. Come, anche, le persone che attraversano il nostro mare per cercare una vita migliore e sfuggire dalla miseria.

Era iniziato tutto tanti anni prima quando, chiuso in un bagno, un ragazzino più grande di lui voleva fargli del male. E poi quando aveva iniziato a fare i primi giochi di prestigio nell’orfanotrofio, grazie a quel dono ricevuto non per caso (la scatola della magia, con l’immagine del mago Silvan). Intuire i pensieri di Suor Anna, come anche i pensieri delle persone a fianco. È come un’inondazione che gli arriva addosso, tutto quel flusso di pensieri, emozioni, dolori, tanto che per proteggersi deve alzare una sua difesa, una diga, ascoltando della musica, ripetendosi una filastrocca per illudere la sua stessa mente.

Quando la marea esplode per la prima volta, è come se all’interno del cranio una piccola porzione di osso si fosse crepata.

Da adulto riscopriamo Daniel famoso e ricco, un mago riconosciuto in tutto il mondo: cosa ha fatto nel frattempo, una volta uscito dall’istituto delle suore, lo apprenderemo poco alla volta. Ora, dopo anni di successo passati a girare il mondo nascondendo quel suo trucco, quella sua abilità dietro la finzione - Un mago è solo un attore che recita il ruolo di un mago - è arrivato per lui il momento di tornare a dare una risposta a quelle domande sul suo passato.

A far scattare questa necessità il ritorno all’istituto e alla tomba della madre, Maria (e non è un caso, così come la suora che lo ha accolto la prima sera che si chiama Anna): un luogo da cui non era mai ritornato, nemmeno una volta diventato famoso: chi era quella donna che l’ha portato per mano nell’orfanotrofio e di cui oggi non ricorda quasi più nemmeno il volto? E chi era mio padre? Cosa ci ha portati in quel posto, quella sera? Perché questo dono, così ingombrante da non poter essere rivelato a nessuno?

La mia vita è una menzogna fin da quando ero bambino. E a forza di essere vento non si trova più la strada.

Sono domande importanti, perché quel segreto che porta dentro inizia a pesargli sempre più: un segreto che lo costringe a non potersi confidare con nessuno, nemmeno con la donna che ha amato e che per vigliaccheria non ha voluto salvare. Nemmeno con Adele, la sua collaboratrice.

Daniel non è un illusionista come gli altri, quello che desidera si avvera nella realtà.

Un mago è solo un attore che recita il ruolo di un mago. E io non sono un mago. Tu puoi fare qualsiasi cosa.

Questo potere ha un costo: il costo di non poter avere una vita normale, di non avere radici, di doversi difendere da quell’inondazione di pensieri innalzando una diga. Se hai il potere di strappare la vita di una persona dalla morte, come fai a scegliere chi salvare e chi no?

Oggi Daniel è un uomo in cerca di risposte, sulla sua identità, su quel suo dono, su quello che è destinato a fare. Un uomo che ha paura di sé stesso:

Ora, invece, so che è paura. Paura di quello che sono e di quello che potrei essere. Cosa. Chi. Ho il terrore dell’uomo che vive in questa casa, quando i riflettori si spengono.

Le risposte, che Daniel ha già intuito da solo, arriveranno da un prete di montagna, padre Simone, con cui si confronterà più volte nelle lunghe camminate in mezzo al verde e al silenzio della natura, dove oggi Daniel si è isolato. Solo, assieme ad un gatto selvatico di nome Zeus, di fatto il padrone di casa.

Un uomo, nato senza padre, capace di compiere miracoli, come un superoe, come per esempio Logan, il personaggio dei fumetti Marvel che leggevano di nascosto dentro l’orfanotrofio.

O forse più di un supereroe. Un uomo capace di volare, di far sbocciare i fuori, guarire una frattura, che ha scelto di nascondersi quella facciata di illusionista e che oggi si chiede se non abbia solo buttato via la sua vita.

Deve fare un ultima cosa, prima di abbandonare le scene, un ultimo gioco di prestigio, o forse un ultimo miracolo. Smettere di sopravvivere per vivere, un’ultima volta.

Si mescola tutto in questo romanzo, magia, religione, mistero, in un racconto che non consente pause, costringe il lettore a non poter interrompere la lettura, per scoprire un pezzetto del passato di questo ragazzino così fragile e solitario, che diventerà poi un uomo tanto famoso quanto solo.

Ci sono tre religioni monoteiste. Tutte e tre sono convinte di avere ragione. E la tua scienza e la tua logica insegnano che non può essere vero.

Sono tante le riflessioni che nascono a fine lettura, e che toccano temi profondi delle nostre vite, su quello che siamo stati chiamati a fare. Se quel ragazzo fossi io, coi suoi poteri come Dio, che uso ne farei? Si parla di religione e di ateismo, delle maschere che indossiamo per nasconderci, dei sensi di colpa e dei rimpianti per quelle cose che non abbiamo fatto, di dolore e di speranza. Di miracoli e di atti di fede.

Forse, l’insegnamento che arriva a fine libro, è l’unicità della nostra stessa vita ad essere, allo stesso tempo, il miracolo più grande e il mistero più grande.

La scheda sul sito di Mondadori

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