La gomma di Prosper Donge
Il rumore secco di una portiera. Un’altra giornata aveva inizio. Il motore in folle. Forse Charlotte stringeva la mano al tassista. Poi l’auto si allontanò. Dei passi, la chiave che entrava nella serratura, lo scatto di un interruttore.
Lo schiocco di un fiammifero in cucina e il leggero sibilo di un fornello a gas che si accendeva. Con la lentezza di chi ha passato la notte in piedi, Charlotte salì le scale troppo nuove, entrò piano in camera e girò l’interruttore. Si accese una lampada schermata da un fazzoletto rosa con una ghianda di legno a ciascun angolo.
Prosper Donge teneva gli occhi chiusi.
Ha un inizio quasi straniante, per essere un
giallo, questo I sotterranei del Majestic, scritto nel 1934 da
Georges Simenon: una scena di vita familiare come in tante famiglie,
forse resa un po’ particolare dal fatto che Charlotte e Prosper
vivono assieme vedendosi per pochi attimi. Lui responsabile alla
caffetteria all’Hotel Majestic a Parigi di giorno, lei con un
impiego in un locale notturno.
Ma è tutto il racconto ad avere
un qualcosa di diverso, rispetto ad altri gialli con Maigret:
l’ambientazione, prima di tutto, in quel dedalo di corridoi,
stanze, locali sotto l’hotel, i “sotterranei del Majestic”
dentro cui tutti gli inservienti si muovono come fossero in un
labirinto. O in un acquario
In effetti quel vasto sotterraneo illuminato tutto il giorno artificialmente gli ricordava un museo oceanografico. In ogni locale, dietro le vetrate, si agitavano in numero variabile degli esseri viventi. Andavano avanti e indietro, trasportavano oggetti pesanti, pentole o pile di piatti, azionavano montavivande o montacarichi e afferravano di continuo certi piccoli arnesi che accostavano l'orecchio.
Dentro quell’acquario Prosper Donge, arrivato con un lieve ritardo per una gomma bucata alla sua bici, scopre un cadavere di una donna all’interno l’armadietto numero 89.
.. probabilmente lo avevano ficcato lì dentro in piedi e solo in seguito si era ripiegato su sé stesso. Era una donna sui trent’anni, biondissima – ma di un biondo artificiale -, con un vestito nero di lana leggere.
Si tratta di Mrs Clark, moglie di un imprenditore americano venuto a Parigi per affari assieme alla moglie, al figlio, all’istitutrice e alla governante.
La sera precedente
il marito era partito per un viaggio di lavoro a Roma, mentre la
signora era uscita, per poi rientrare all’albergo. Cosa ci faceva a
quell’ora del mattino in quel dedalo di corridoi, stanze, muri
grigi, la signora Clark? Aveva un appuntamento con qualcuno? Col suo
assassino?
Un caso ostico, sia perché la morta era cittadina
americana e il giudice che segue il caso, il procuratore Bonneau,
invita Maigret a non importunare la famiglia Clark, “è meglio che
lei ne resti fuori”, gli dice.
E poi per tutte quelle domande che iniziano a girargli per la testa su questa donna, sul luogo insolito dell’omicidio. Tanto da seguire personalmente a casa la persona che ha scoperto il cadavere, Prosper. Un brav’uomo, dall’aspetto particolare anche lui come tutta la storia, per i suoi capelli rossi e quella faccia sgraziata da un vaiolo mal curato.
Maigret quasi si dispiace di fargli quelle domande, sulla morta, su quel corpo lasciato dentro un armadietto, uno dei pochi rimasti aperti: perché sul volto di Prosper vede la paura di sentirsi accusato di un delitto che non ha commesso
«“Hanno ucciso qualcuno del personale?” chiese sorpresa ma senza emozione.
«“No, però è successo nei sotterranei... È questo lo strano della faccenda... Provi a immaginare una cliente, una cliente facoltosa, scesa al Majestic con il marito, il figlio, una governante e un’istitutrice... Un appartamento da più di mille franchi al giorno... Bene, questa donna viene strangolata alle sei del mattino, e non in camera sua ma nello spogliatoio dei sotterranei... Perché con ogni probabilità è lì che è stato commesso il delitto... Che cosa ci faceva una così nei sotterranei?... Chi ha potuto attirarla là sotto e come?... E per giunta a un’ora in cui gente come lei di solito è ancora immersa in un sonno profondo...”.
«Le parole di Maigret non sortirono un grande effetto: Charlotte aveva aggrottato le sopracciglia come se le fosse venuta un’idea ma l’avesse subito scartata. Poi aveva lanciato un rapido sguardo a Prosper che si stava scaldando le mani sopra la stufa – mani bianchissime, dalle dita quadrate, coperte di peli rossi».
Col signor Clark
Maigret si fa meno problemi, nonostante le raccomandazioni del
giudice, nonostante la distanza della lingua (il commissario non sa
dire una parola di americano), specie dopo aver scoperto della
relazione di quest’ultimo con l’istitutrice.
Maigret
viene invitato a star al suo posto, a non immischiarsi con la
famiglia Clark (e il tema del posto di ognuno ritornerà nel corso
della storia), ma ancora una volta riuscirà a fare di testa sua:
nonostante ci siano solo prove indiziarie contro Prosper, il giudice
ne decide l’arresto e così Maigret decide di andare fino a Cannes
per indagare sul suo passato.
E dal suo passato
arriveranno i perché del delitto nei sotterranei dell’hotel. Una
storia di amore non corrisposto, di tre donne in cerca di fortuna,
senza trovarla. E di un falsario capace di entrare nelle vite degli
altri…
<<Ciascuno al suo posto>>, si disse <<chi dietro le quinte, chi nelle sale e nella hall... I clienti da una parte, il personale dall'altra...>>. Non che ci trovasse qualcosa di male. Figuriamoci! Ognuno al proprio posto, attorno a lui ognuno faceva quel che doveva fare. Non c'è niente di strano se una ricca straniera beve te, fuma sigarette e rinnova il guardaroba. Ed è altrettanto normale che un maitre porti un vassoio, che una cameriera rifaccia i letti e che un lift manovri l'ascensore... Insomma, ciascuna aveva il proprio ruolo, chiaro e legittimo.
Per un proletario come Maigret, figlio del tenutario dei conti di Saint-Fiacre, ma sempre uomo di campagna, quel clima dentro l’albergo e dentro l’indagine, dove ognuno deve stare al suo posto, provoca un certo disagio: è come la metafora di una certa mentalità classista, a cui però non si adeguerà, mostrando ancora una volta il suo aspetto umano.
L'assassino verrà svelato nel finale del
racconto portando tutti i protagonisti della vicenda nella stessa stanza, come fossimo in un giallo di Agata Christie.
La
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