Il Sole 24 ore ci fa sapere oggi, 1 maggio giornata di festa dei lavoratori, che gli imprenditori sarebbero anche disposti ad assumere e a pagare uno stipendio, peccato manchino le competenze.
Non è colpa loro (delle imprese, delle associazioni di categoria, dei loro referenti in Parlamento) dei working poor, dei salari più bassi in Europa, degli scarsi investimenti in ricerca e nel capitale umano.
Non è colpa di nessuno se ci sono i morti sul lavoro, specie nei settori a bassa competenza, dove vige il far west di contratti, il dumping salariale, l’assenza di formazione al personale che poi finisce schiacciato da un camion mentre scarica la merce. Non è colpa di nessuno se nelle imprese si manomettono gli strumenti di sicurezza dei macchinari.
Così come non è colpa di nessuno l’escalation di violenza a cui assistiamo: imprenditori che dicono basta a questi sfaticati che si permettono pure di chiedere che stipendio prenderanno, dovrebbero essere loro a pagare il padrone che gli sta insegnando un mestiere, no?
Come vi permettete di andare in bagno e starci più del tempo stabilito dall’algoritmo? Come vi permettere di avere il ciclo, di andare in malattia, di rivendicare diritti?
Da Repubblica fondata sul lavoro siamo diventati una repubblica fondata sullo sfruttamento. Succede tutti i giorni, ogni tanto ne leggiamo qualcosa sui giornali.
Assieme alle notizie degli chef stellati che hanno evaso il fisco per 127 milioni di euro (quanti redditi di cittadinanza?), o quell’altro chef per cui non c’è nulla di scandaloso a lavorare gratis all’inizio (anche a me piacerebbe non pagare la prima volta che entro in un ristorante, mica lo so come ci si mangia, no?) o lavorare anche 16 ore al giorno..
Non usciremo mai dalla crisi finché il lavoro sarà questo: oggi non bisognerebbe festeggiare, bisognerebbe urlare contro queste ingiustizie.
Sempre il primo maggio si ricorda un’altra ricorrenza, la strage di Portella della Ginestra, il primo segreto di Stato di questa Repubblica: il 1 maggio 1947 per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, contadini e sindacalisti si ritrovarono sulla piana di Portella della Ginestra per festeggiare il 1 maggio e la vittoria alle elezioni regionali.
Su di loro si scatenò il fuoco di un commando composto da mafiosi, esponenti della banda di Salvatore Giuliano e della X Mas, provocando la morte di 11 persone.
Questa strage, per cui unico colpevole fu riconosciuto Salvatore Giuliano e la sua banda, è il primo mistero d’Italia, con tanto di misteri, depistaggi, mandanti occulti rimasti ancora col volto coperto.
I depistaggi sulla morte di Giuliano e la finta ricostruzione dei carabinieri.
Il memoriale di Giuliano fatto sparire e la strana morte del suo luogotenente Gaspare Pisciotta in carcere.
Le denunce fatte da Pisciotta stesso in tribunale contro i veri mandanti: l’aveva chiamava la santissima trinità
“Banditi, mafia e carabinieri eravamo tutti come una cosa sola, come la Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo”.
Mario Cereghino e Giuseppe Casarrubea nei loro saggi hanno a lungo indagato su questi misteri, andando a consultare anche i documenti americani dell’intelligence desecretati dopo tutti questi anni: ne emerge un quadro di complicità tra i latifondisti, gli esponenti del partito indipendentista, la neonata Democrazia Cristiana, la mafia rurale e la supervisione dei servizi americani. Giuliano non sarebbe stato un bandito qualsiasi, ma un membro della “Rete invasione” lasciata dai nazisti per destabilizzare quella parte del paese ora nelle mani degli alleati e nel regno del Sud.
Se conoscessimo meglio la nostra storia sapremmo quanto la nostra democrazia sia nata da basi solide, con tanti compromessi (lo statuto autonomo in Sicilia per esempio, dopo la guerra scatenata nel sud dagli indipendentisti), una nazione a sovranità limitata.
Forse un giorno saremo veramente una repubblica fondata sul lavoro, dignitoso e che aiuta alla realizzazione e all’emancipazione delle persone.
-Lupara Nera di Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino
-La santissima Trinità: Mafia, Vaticano e servizi segreti all'assalto dell'Italia nel 1943-1947. Nicola Tranfaglia, Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino
- Quando la Sicilia dichiarò guerra all'Italia, Alfio Caruso
Nessun commento:
Posta un commento