Il 29 aprile aprile 1982 un commando mafioso uccideva a Palermo il segretario del partito comunista siciliano, assieme al suo autista Rosario di Salvo.
Un omicidio non solo mafioso: Pio La Torre non era solo un dirigente comunista, aveva conosciuto la mafia da vicino come figlio di contadini, aveva visto la mafia crescere il suo potere all’ombra dei latifondisti e dei loro rappresentanti politici nella DC.
Sapeva dove bisognava colpire la mafia, sui suoi beni, sulla sua impunità: la legge Rognoni La Torre, che il parlamento italiano approvò solo dopo la morte del prefetto Dalla Chiesa, ucciso sempre a Palermo nel settembre dello stesso anno, era pensata proprio per questo.
Essere mafioso era un reato di per sé ed in quanto tale i beni dei mafiosi potevano essere sequestrati.
Per la prima volta i mafiosi erano riconosciuti esplicitamente come criminali e li si poteva colpire nei loro patrimoni. Ma la condanna a Pio La Torre arrivò anche per il suo impegno, assieme al PCI, contro i missili americani a Comiso.
È molto interessante rileggere questa pagina della nostra storia, specie alla luce della guerra in Ucraina e alle accuse fatte ai pacifisti di essere utili idioti della Russia.
La Torre aveva capito che non era con le armi che si costruiva la pace ma, soprattutto, che il progetto di Comiso era un bel favore alla mafia locale, con tutti i suoi agganci a Palermo e Roma.
Questo era Pio La Torre, anche questo era il partito comunista: chissà che direbbe oggi quel comunista di Putin, della guerra, delle morti sul lavoro, dei responsabili nei supermercati che si permettono di far perquisite le dipendenti, di Amazon che multa chi sta troppo tempo nel bagno ...
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