29 aprile 2022

Finché c'è guerra

Finché c'è guerra c'è speranza era il titolo di un film di Alberto Sordi degli anni 70 dove si parlava dell'ipocrisia attorno al mondo delle armi, strumenti di morte che però, piaccia o meno, arricchisce una parte del mondo.

Abbiamo battuto il record di spesa militare da quando queste sono tracciate, ovvero dal 1949: siamo arrivati alla cifra monstre di 2000 miliardi di dollari.

Altri che la fame nel mondo, la lotta alla pandemia anche nei paesi poveri, il vaccino per tutto il mondo, la lotta ai cambiamenti climatici.

Attenzione: tutto questo non ha nulla a che fare con le responsabilità di Putin o dei crimini di guerra del suo esercito, ma significa guardare le cose nella sua interezza.

La difesa dei valori occidentali, della libertà dei popoli, la libertà di stampa, la sicurezza dei popoli europei, sono tutte chiacchiere buone solo ad intossicare il clima, magari per offuscare le celebrazioni del 25 aprile.

I miliardi per i vaccini, per la crisi climatica, non si trovano, come in Italia non si trovano soldi per la sanità, per le scuole. 

Ma i miliardi per le spese sono sempre benedetti: dicono che portano lavoro (non è vero), che la spesa in armi ci renderà più sicuri (e abbiamo visto col covid quando eravamo sicuri), che ci sono gli accordi con la Nato da rispettare (e il patto con gli elettori?).

Ma non è solo una questione economica: questa guerra in Ucraina si sta allargando sempre più, non si fermano le stragi dei civili (come tutte le guerre cosiddette moderne) e allo stesso modo si incattivisce la discussione su questa.

L'America fornirà altre armi, l'amministrazione Biden ha chiarito che l'obiettivo ora non è proteggere l'Ucraina ma logorare Putin (con tutte le conseguenze del caso in termini di morti), la Nato accetterà l'ingresso di altri paesi al confine con la Russia, gli accordi di pace non vedono sbocchi.

Si parla con una incredibile leggerezza di terza guerra mondiale e di uso dell'atomica.

E tutto questo mentre in Italia si discute se si vuole la pace o i condizionatori, sull'introduzione o meno del salario minimo (sempre annunciato, ma rimasto fuori dal PNRR e dall'agenda del governo, solo un desiderata di Orlando), mentre Bonomi (Confindustria) fa già sapere che i salari non possono essere aumentati.

Siamo in guerra, stiamo fornendo armi ad un paese in guerra, per la crisi economica, per gli effetti della pandemia, per i problemi su sanità, morti sul lavoro. 

L'unica consolazione (per così dire) è che potrebbe essere l'ultima in questo pianeta, combattuta dagli homo sapiens. 

 

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