Cominciamo (Tipologia dei pantani)
Quelli che parlano d'amore sono convinti di sapere tutto dell'amore. Perché pensano che la loro esperienza faccia testo. Io questa cosa non me la spiego. L'idea che le proprie faccende d'amore abbiano l'autorevolezza del vissuto, voglio dire. Come se il vissuto dei parlatori d'amore (che infatti nei discorsi infilano sempre la parola «vita»: «Si tratta della mia vita», «Ormai è fuori dalla mia vita», «Ho messo la mia vita nelle sue mani e guarda come mi ha ripagato» ecc.) fosse una specie di precedente giurisprudenziale che fa stato nelle faccende amorose degli altri.
D'accordo, non esiste una laurea in amore (anche se ci sono dei corsi di grammatica e sintassi amorosa con ausilio di specifici romanzi, come se poi i romanzi fossero bugiardini da consultare al bisogno), ma questo non vuol dire che tutti possono pontificare sul tema. Anche perché l'amore non è un tema.
Al centro di questo romanzo, a tener assieme tutte le storie che vengono raccontate, c'è l'amore: non il tema dell'amore, genericamente parlando, ma l'amore in una coppia, le dinamiche tra persone che vivono sotto lo stesso tetto, i battibecchi, i non detti, il gioco del farsi il muso l'uno con l'altro, solo per ripicca.
L'amore in senso strettamente fisico, come lo considerano quelli che partecipano ai festini a base di coca e sesso, magari con qualche droga per vincere le resistenza della vittima caduta nella trappola (perché rimane sempre un rapporto non consenziente, sappiatelo).
C'è l'amore del padre verso i figli e poi, perché arriva anche questo momento, verso i nipoti, quando i tuoi figli decidono che è arrivato il momento di farti nonno (ma tu sarai pronto?).
Ci sono poi le delusioni d'amore (chi non ne ha vissuta una?): in questo romanzo, l'avvocato Malinconico farà una profonda conoscenza con una un sotto insieme di questa platea di questi, le persone rimante invischiate in un "pantano" amoroso. Ovvero quelle relazioni che non sbocciano mai in un qualcosa di concreto, rimangono sempre ferme ad un punto, generando insoddisfazione, dolore, frustrazione.
Dovete sapere che esistono diverse tipologie di pantano, il pantano del figliol prodigo, quello che ritorna sempre dall'amato. C'è il pantano della ritrovata maturità, coloro che alla fine scoprono di aver perso anni inutilmente dietro una persona. Il pantano c (eh già, perché l'avvocato Malinconico li ha classificati tutti da A a D) o del "falso problema", quello per cui arrivi a farti la domanda delle domande (andare avanti o rompere?) ma poi decidi di rimanere lì, perché è un falso problema, meglio crogiolarsi nel tuo brodo.
Infine il pantano D, quella della rivalsa, da cui parte poi quella parte della storia che riguarda lo studio legale Lacamita e associati più da vicino: sono gli impantanati che ad un certo punto decidono di aver diritto ad un risarcimento per quanto hanno subito.
Impantanati che decidono di poter andare da uno studio legale, avete capito voi quale, e chiedere il patrocinio per chiedere i danni a quelle persone che li hanno trascinati per anni in una relazione senza sbocchi.
Capite voi il dramma di Vincenzo Malinconico?
Un giorno un'amica di Veronica, Maria Egizia, la sua compagna, si presenta al ristorante per esporre la sua situazione e chiedere il suo aiuto: perché la giurisprudenza copre tutti gli ambiti della nostra sfera e non anche quelli della nostra vita privata?
Perché non è possibile fare una causa per infelicità?
Oltre a rovinargli il pranzo, questa storia rischia pure di rovinargli la relazione, al punto tale da portarlo per sfinimento ad ascoltare le ragioni di questi impantanati. Eh si, perché Maria Egizia ha creato un'associazione di vittime del reato di infelicità che vorrebbero fare una class action contro i rispettivi partner: a questo incontro si imbuca anche Benny Lacalamita, il vulcanico titolare dello studio, più che altro per attrazione nei confronti delle generose forme di Maria Egizia, arrivando anche ad inventarsi una sua personale storia di "impantanato" (cosa non si fa per amore..).
E pensare che il nostro avvocato delle cause perse avrebbe da pensare ad un'altra causa, ad un processo in cui tutela una ragazza finita dentro un festino di cui si parlava prima, sesso e droga. Forse è per questo che qualcuno lo sta pedinando, in modo anche sfacciato, persino sotto casa?
Tra riunioni stile alcolisti anonimi, problemi familiari (il diventare nonno), aggressioni in mezzo alla strada, non avremo modo di annoiarci in questo romanzo dove si ride molto ma c'è anche spazio per delle riflessioni personali del protagonista. Come il suo senso di inferiorità nei confronti delle donne, non come il "servo della gleba" cantato da Elio e le storie tese, ma perché "la donna che sceglie di starmi accanto avrà sempre la mia gratitudine, anche se non fa nulla per meritarsela."
Le donne, questi oggetti misteriosi che vediamo atterrarci accanto come gli alieni di "Incontri ravvicinati..", donne che abbiamo sempre sognato, desiderato, raccontato e forse immaginato troppo.
Ma alla fine, domandiamoci, ha senso dare un valore economico al dolore, è qualcosa di veramente quantificabile? Non sarebbe meglio, come ci dice il nostro avvocato Vincenzo Malinconico alla fine di questa storia, accontentarci di quei veri momenti di gioia che magari quando arrivano ci lasciano quasi sgomenti, “sono felice, dove ho sbagliato?”
Buona lettura!
La scheda del libro sul sito dell'editore Einaudi
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon
Nessun commento:
Posta un commento