26 aprile 2022

Report – il monito dei Hibakusha e l’ipocrisia delle sanzioni

Chi sono gli oligarchi russi in affari con imprenditori (anche italiani) a cui abbiamo affidato un assett strategico?

A seguire un servizio sullo scandalo dei passaporti ciprioti dati senza troppi controlli a investitori russi, anche usando lo studio legale del presidente dell'isola, infine l'aria che tira nei Balcani. Nell'anteprima, i testimoni dell'orrore nucleare

HIBAKUSHA TESORI VIVENTI di Pio D’Emilia, collaborazione Umberto Caiafa

“I cittadini giapponesi e i sopravvissuti alla bomba atomica hanno provato indignazione di fronte alle dichiarazioni di Putin circa la possibilità di usare le armi nucleari” – racconta a Report l’ex sindaco di Hiroshima Tadatoshi Akiba – “siamo rabbrividiti e come ex sindaco di Hiroshima ho voluto fare un appello a Putin e al mondo di abbandonare questa folle idea.”

L'ex sindaco ha coinvolto il presidente giapponese Abe per lanciare un appello a Putin contro l'arma nucleare: oggi le armi nucleari rischiano di distruggere l'umanità, mentre doveva essere il contrario – racconta a Report.

L’ex sindaco ha invitato tutti i leader del mondo a visitare il museo dell'atomica a Hiroshima, per avere coscienza di cosa sia, la guerra nucleare.

Nonostante questo orrore, oggi qualcuno vuole ricorrere nuovamente a questi ordigni: diventa preziosa la testimonianza dei sopravvissuti, noti come Hibakusha, le foto di quell'agosto 1945, i morti, i corpi devastati dalle radiazioni.

Sorprende che ci siano ministri, presidenti, che considerino l’arma nucleare come un’arma qualsiasi (come il ministro Lavrov): si rischia di minimizzare il pericolo e generale un effetto catena che porterà altri nuovi paesi a voler avere anche loro la bomba nucleare.

La memoria del male deve migliorare l'umanità: ma l'ex premier Shinzo Abe ha riaperto il dibattito sul nucleare, nonostante il suo paese abbia vissuto sulla propria pelle gli effetti di questi ordigni.

Oggi in Giappone esistono i parenti delle vittime della bomba nucleare, non tutti hanno accettato di mostrare gli effetti della bomba perché in Giappone sono considerati uno stigma: tutti però considerano una dannazione la bomba nucleare.

CORRISPONDENZE DALL’UCRAINA: IN FUGA DA MARIUPOL

Di Luca Bertazzoni – Carlos Dias, Collaborazione Giulia Sabella

Il servizio di Bertazzoni è stato girato vicino a Malaya Rohan, dove per giorni si è combattuto una violenta battaglia: la strada principale fa impressione tanto è deserta, ma nel paese oltre ai cadaveri delle persone uccise si incontrano le donne appena uscite dagli scantinati.

Al giornalista raccontano delle bombe cadute vicino alle case, in una zona dove non c'erano militari o altri obiettivi strategici. A Report le persone riportano anche casi di violenza.

Mariupol è oggi in mano ai russi: dentro la città non c'è elettricità né gas, le persone non hanno cibo per i bambini, mancano le medicine, le persone iniziano ad attaccarsi per il cibo – così racconta un testimone a Bertazzoni.

Le persone non riescono a fuggire da Mariupol, l'esercito russo non fa uscire molti bus dalla città: chi può, scappa nella città i Zaporizhzhia dove questi profughi sono accolti in strutture di accoglienza. Le persone che arrivano hanno bisogno anche di un supporto psicologico, oltre che di cure e cibo, ma la guerra è a soli 200km da questa città, e così i profughi verranno spostati successivamente verso l'Europa.

Scappare da Mariupol non è un'impresa facile: Bertazzoni ha raccolto la testimonianza di un profugo che raccontava le violenze subite dalle milizie filorusse del Donbass nei confronti dei civili “Mariupol era la mia città, ora è un cumulo di macerie e morti.”

Sarà difficile per chi è fuggito, tornare a Mariupol: la maggior parte degli edifici sono distrutti, le immagini dal cielo mostrano le tante, troppe fosse comuni.

LA GRANDE IPOCRISIA – Kremlin kids

di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella e di Lidia Galeazzo, Eva Georganopolou, Ilaria Proietti
Ricerche di Alessia Pelagaggi

Le sanzioni dovevano colpire le fortune degli oligarchi ma l'occidente non ha considerato i meccanismi, le scatole cinesi, l’offshore, gli studi legali, che consentono ai ricchi del pianeta di nascondere i loro beni con società fantasma e prestanome. L'Europa ha tollerato paesi come Malta e Cipro, specializzati per attirare beni dalla provenienza sconosciuta e gli oligarchi ne hanno approfittato subito.

Gli oligarchi hanno trovato una ciambella di salvataggio dei loro beni col contributo della stessa Europa: una fonte della Evraz, il gruppo russo che fa riferimento ad Abramovich, ha raccontato a Report dell'importanza strategica di Cipro e Malta. I russi vengono qui a creare società di comodo e intestarle a prestanome: basta pagare le cifre giuste per nascondere i segreti degli oligarchi russi.

In questa storia è coinvolto anche il presidente cipriota Anastasiades, che era a capo di uno studio legale rimasto invischiato nella passaportopoli cipriota, che oggi ha affidato lo studio alle figlie.

L’inchiesta ha portato poi all’uscita una lista di oligarchi russi che sono passati per gli studi legali ciprioti, piena di omissis senza i nomi delle persone, ma Report è riuscita a venire in possesso della lista completa con tutti i nomi: tra questi anche Usmanov, molto vicino a Putin, ex direttore di Gazprom, per 14 anni direttore generale della Gazprom, ha investito in Facebook e Ali Baba. Il suo aereo personale è un Airbus che nemmeno sta nel suo hangar in Costa Smeralda, dove ha investito molti dei suoi soldi.

Questa è la grande ipocrisia delle sanzioni: di fatto sono solo azioni di facciata che poco possono intaccare delle fortune degli oligarchi russi.

Sono ricchezze che una volta erano pubbliche, della vecchia Unione Sovietica di cui questi personaggi hanno messe le mani, anche per i contatti col potere politico e coi vecchi servizi segreti.

Nel cerchio magico di Putin troviamo Sechin, nominato commendatore al merito nel 2017, è un collaboratore stretto del presidente russo: Di Maio ha premiato diversi oligarchi, anche a pochi giorni dall'invasione dell'Ucraina.

Ma è successo lo stesso anche col governo Renzi, con l'oligarca Usmanov, il portavoce di Putin Peskov è stato premiato col governo Gentiloni.

Erano oligarchi che si occupavano di gas e petrolio o di banche: è una cosa vergognosa che l'Italia abbia dato onorificenze a questi personaggi, che potrebbero finire alla sbarra per crimini di guerra.

Usmanov nella sua villa in Costa Smeralda aveva iniziato dei lavori, ma con la guerra i contratti sono saltati: gli oligarchi portano soldi, per questo sono ben accolti dai sindaci del luogo, “ben vengano i vari Usmanov” dicono.

Dopo gli arabi, i russi, ora chi arriverà a colonizzare l'isola, i cinesi? Oggi i beni di Usmanov, cittadino onorario di Arzachena, sono congelati ma il sindaco lo considera un mecenate, per le donazioni fatte: durante la pandemia aveva donato 500mila euro. Le sanzioni non hanno cambiato il giudizio del sindaco di Arzachena, che rimane un filantropo per i soldi che ha portato.

Ma ha dato lustro alla città o ha solo portato soldi per abbellire le sue ville?

Dietro Usmanov c'è una società offshore, con altre holding nel Belize: nessuno di quelli che ha preso soldi da Usmanov si è mai fatto problemi chiedendosi da dove arrivano i suoi soldi.

Oggi le sanzioni stanno bloccando l'indotto in Costa Smeralda, perché le attività di ricreazione si bloccano: un problema per i gestori delle discoteche sull’isola.

Usmanov oltre alla passione per la Costa Smeralda, aveva investito anche nella catena di pizzerie di Briatore a Roma: la società di Briatore, Crazy Pizza, è divisa tra soci a livello internazionale, tutti in paesi offshore: nella società si ritrovano i due finanzieri D'Avanzo e Cerchione, che Report aveva già incontrato nel passato, in una inchiesta sui veri proprietari del Milan.

Oggi sono soci di Briatore in Crazy Pizza, poi c'è un iraniano che vive a Montecarlo, Moshiri, uomo di riferimento di un oligarca russo, cioè Usmanov.

E, scavando in questi investitori, si trova anche un arabo, che di solito non investono assieme agli iraniani: “Briatore dovrebbe prendere il nobel della pace” è il commento dell'esperto di riciclaggio Bellavia. A dicembre entra un altro socio, schermato da una fiduciaria: si tratta del nuovo editore de l'Espresso, Iervolino.

Tutte operazioni fatte prima delle sanzioni: Report ha scritto ai soci di Crazy Pizza, i quali negano che Usmanov sia tra i soldi della società.

Usmanov è sanzionato perché si ritiene che con le sue ricchezze abbia contribuito alla guerra in Ucraina: è un investitore che ha messo soldi in tanti paesi in Europa, ma ha interessi anche a Cipro dove, con una società sull'isola, si può prendere il passaporto europeo.

In mano ai russi c'è anche l'aeroporto civile di Grosseto, che è ospitato dentro un aeroporto militare, quello del 4o stormo dell’Aeronautica militare, da cui decollano gli Eurofighter per la ricognizione del nostro spazio aereo.

Si tratta di un aeroporto strategico, è posseduto dalla Seam, una società mista pubblico-privata: il privato ILCA SRL ha il 35% e nomina il presidente del CDA, la regione ha il 7% delle quote mentre la provincia il 25%. Chi è il proprietario di ILCA?

Il presidente della provincia di Grosseto nell’intervista a Report, ammette di non conoscerne il nome, è una società che fa capo ad altre società, al cui capo c’è Aeon: in realtà il vero proprietario non è Aeon, ma la Plutoworld che ha sede a Nicosia.

il proprietario è il russo Roman Trotsenko che proprio per questa acquisizione ha preso dal nostro ambasciatore l’onorificenza dell’Ordine della Stella d’Italia. Ma forse l’ambasciata italiana doveva premiare qualcun altro.

A Nicosia si trova l’AD della società Plutoworld che possiede l’aeroporto tramite la Ilca SRL, l’armeno cipriota Aristakesyan: la società Plutoworld è intestata a Roman Trotsenko oppure alla moglie? Sono informazioni che l’amministratore non è autorizzato a dare. Alla fine Report ha scoperto che la quota di maggioranza dell’aeroporto è intestata alla moglie Sofia Trotsenko che si occupa di arte contemporanea e musei.

Il nome di Roman era presente sulle carte solo tra il 2014 e il 2015, nei mesi dell’invasione della Crimea, prima delle sanzioni: forse intestarlo alla moglie è un modo per salvare le quote dalle sanzioni.

A Grosseto ha investito anche Lupo Rattazzi, che è vicepresidente del CDA: a Report racconta del suo stupore nell'apprendere della vendita delle quote da parte del presidente della provincia ad un cittadino straniero, extracomunitario, ovvero Trotsenko.

Roman Trotsenko controlla diversi aeroporti in Russia: non è stato inserito nell'elenco delle sanzioni, ma è considerato vicino a Putin.

Oggi Trotsenko è considerato ancora un benefattore dal sindaco della città di Grosseto e in effetti anche lui è stato beneficiario di una onorificenza dall'Italia.

Come mai la provincia di Grosseto ha venduto un assett strategico ad un oligarca russo (nonostante le quote siano della moglie)?

Lo scandalo dei passaporti d'oro a Cipro è finito nel 2020, quando nell'isola è stata istituita una commissione di inchiesta, che ha indagato anche sullo studio legale del presidente, Anastasiades.

I paperoni russi si sono spostati a Cipro nel 2003, quando Putin aveva iniziato a colpire gli oligarchi russi a lui ostili: si sono spostati nell'isola che è piena di studi dove creare società per coprire i propri beni.

Sull'isola c'è la sede legale la società di Usmanov, ma qui sono stati trovati i conti correnti dell’ex capo della campagna pubblicitaria di Trump Paul Manafort, coinvolto nel Russiagate. Wilmor Ross segretario al commercio dell’amministrazione Trump aveva quote nella banca di Cipro, un istituto noto per le misure di antiriciclaggio molto lasche e di cui era azionista anche il magnate russo Vekselberg vicino a Putin. Ma qui troviamo anche gli oligarchi ucraini amici di Zelenski: anche il presidente ucraino ha una società a Cipro con cui detiene una villa da 4 milioni acquistata in Versilia. Il governo cipriota ha concesso quasi 8000 passaporti europei a investitori stranieri, cinesi, russi, ucraini, dietro cui si nascondono parecchie ombre.

La commissione di indagine sui passaporti è stata gestita dall'ex presidente della Corte Costituzionale Nicolatos: al giornalista di Report ha raccontato di averne revocate almeno il 53%, ma aggiunge anche quanto non sia facile revocare tutte le nazionalità concesse illegalmente, che nei passaporti analizzati erano presenti anche posizioni criminali e che alla fine l’inchiesta si fosse chiusa puntando il dito anche contro lo studio legale del presidente Anastasiades.

Davanti la commissione di indagine il presidente si era difeso spiegando di non aver più un ruolo nello studio, dove però lavorano le sue figlie.

Anche il revisore generale di Cipro ha voluto indagare sullo scandalo dei passaporti ma ha trovato parecchi ostacoli: il portavoce dell’ufficio del Revisore, Marios Petrides, racconta di una nota del ministero degli Interni, che diceva che ci potevano essere alcune questioni legate al riciclaggio di denaro, candidati di alto profilo a rischio, frode, evasione fiscale e così via.

Al revisore generale sono arrivate pressioni e minacce per questo lavoro di controllo, sui giornali è uscita la notizia che il governo stava pensando di licenziare il Revisore Generale dalle sue funzioni.

Quando il lavoro è stato terminato, la commissione Nicolatos ha dovuto cancellare i nomi degli imprenditori coinvolti: dentro c’erano molti russi con molti soldi – ricorda oggi Nicolatos.

Report ha ottenuto a Londra una copia della relazione senza la censura dei nomi, dalle mani di un collaboratore di uno stesso oligarca (che voleva verificare la sua reputazione dopo lo scandalo). Nella lista sono presenti i due soci di Abramovich, come anche un ex parlamentare della Duma.

Grazie ai passaporti europei, ai trust, gli oligarchi russi non hanno perso alcun soldo dal 2013 racconta a Report la fonte di Evraz.

Saprà Cipro applicare alla lettera le sanzioni contro la Russia, oppure avrà con questo paese un atteggiamento più accomodante?

I figli del Cremlino

A marzo Putin ha lanciato una fatwa contro i suoi dissidenti, tacendo sui suoi, che sono passati per Londra, ad esempio, per portare in Europa i loro soldi e riciclarli.

Il sistema di riciclaggio, che consente di eludere i controlli, in Europa, anche contro le fortune di quello che oggi è consentito il nuovo Hitler.

Il sistema finanziario occidentale sta aiutando gli oligarchi russi a nascondere i loro beni: la caccia al tesoro è iniziata a Londra, dove hanno investito in ville, quotidiani, squadre di calcio.

Ci sono poi i Kremlin Kids: i figli degli oligarchi sono dei prestanome in società per conto dei genitori e proteggerli dalle sanzioni.

È uno schema simile a quello della mafia: le relazioni in questo sistema sono di tipo familiare, anche i matrimoni sono importanti e pensati per proteggere le fortune di queste famiglie.

La Repubblica Serba è legata ai Russi, sin dai tempi del bombardamento di Belgrado: l'adesione all'Europa è bloccata da questo rapporto e dalla dipendenza dalla Serbia del gas russo. In Serbia ha vinto un governo di destra, col presidente Vucic e in Parlamento sono entrate forze di estrema destra.

La scheda del servizio: POLVERIERA BALCANI

Di Walter Molino 
Collaborazione Federico Marconi

La Serbia, racconta il servizio di Report, sta un po' in Europa e un po' con la Russia.

Anche qui troviamo partiti filo russi, nazionalisti che fanno grande uso di simboli religiosi (come anche la Lega di Salvini), come il partito Dveri il cui leader Bosko Obradovic su questa vicenda ha idee molto dirette: “Crediamo che la Nato dovrebbe pagare i danni di guerra alla Serbia per tutto quello che è stato fatto nel 1999 durante i bombardamenti”.

Alle passate elezioni il partito di Vucic ha preso il 59% dei voti, non sanciti da alcuna commissione indipendente ma direttamente dal suo partito.

Il partito di Vucic controlla le elezioni, controlla la stampa, l'informazione e la televisione: la TV di Stato Serba è stata bombardata dalla Nato, dove sono morte 17 persone.

Vucic si comporta peggio di Milosevic, eppure è accettato dall'Europa, forse finché i suoi interessi non collideranno con quelli dell'Europa o degli Stati Uniti.

La guerra in Ucraina potrebbe fare da scintilla alle tensioni etniche in Serbia e in Bosnia, tra ortodossi e musulmani.

La Russia, sfruttando l'assenza dell'Europa nei Balcani, ha tutto l'interesse a destabilizzare questa regione, radicalizzando gli scontri tra le etnie (come quella del leader secessionista della Repubblica Srpska Mirolad Dodik, spalleggiato da Putin) in uno scontro vicino alle nostre frontiere.

L'Europa deve essere pronta ad affrontare queste tensioni prima che sia troppo tardi, per non ritrovarci ad una nuova guerra nei Balcani, come successo a partire dal 1991.

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