Report si è occupata della Corte Internazionale Penale quella che dovrebbe occuparsi dei crimini di gurra di Putin. Poi un servizio su Donetsk e sull'acciaieria Azovstal a Mariupol.
Infine un servizio sugli abbattimenti indiscriminati delle bufale nel casertano.
Il Tribunale degli impuniti di Lorenzo Vendemiale
I crimini russi in Ucraina devono essere portati di fronte ad un Tribunale Internazionale: tutto il mondo chiede giustizia per queste atrocità, ma serve una corte indipendente, autorevole. Ma il mondo è pronto a farsi giudicare da un tribunale internazionale? La Corte dell'Aia non è una torre d'avorio: il servizio di Report ha raccontato come sono stati gestiti i crimini di guerra nel passato.
Si tratta di un'occasione unica per affermare il nostro ruolo – racconta a Report il presidente della corte – le indagini sono iniziate: il fascicolo è nelle mani del procuratore Khan.
Ci sono paesi che hanno poi avviato delle indagini a livello locale, non l'Italia dove non esiste ancora il reato di crimini di guerra, richiesto da 25 anni.
Si devono analizzare le prove, come le foto che vanno geolocalizzate e dimostrato chi le ha scattate. Poi si devono analizzare le responsabilità, la linea di comando.
La Corte è stata istituita nel 2002 dopo la guerra nei Balcani: quella dei giudici è una sfida difficile, in questi anni sono stati portati a processo solo crimini nei paesi africani dove sono arrivate solo 10 condanne.
LA Corte, poi, non procede in contumacia, spesso gli stati non collaborano: alla Corte non hanno aderito la Russia, la Cina e gli USA e fino al 2014 nemmeno dall'Ucraina, che da quella data ha però riconosciuto la corte.
LE indagini della Corte non sono mai piaciuute agli USA, sotto Trump è stata sanzionata, addirittura: Sui crimini di guerra e sul ruolo debole della Corte, Report ha intervistato Riccardo Noury portavoce di Amnesty International Italia: “è un tribunale che è stato reso debole” racconta al giornalista “lasciamo che indaghi sulle guerre africane in cui si ammazzano tra di loro, c’è anche un elemento un po’ razzista in questa valutazione, come a dire ci sono conflitti di cui non ci interessa perché accadono in luoghi poco rilevanti, allora per quelli va bene il tribunale. Per le cose grosse ci pensiamo noi: la situazione dell’Afghanistan è esemplare da questo punto di vista.
La Corte non ha indagato sulle torture da parte dell'esercito americano, sulle violenze contro i civili.
La storia di venti anni di crimini di guerra in Afghanistan si riduce soltanto ai talebani, senza indagare gli americani. Questa è una giustizia monca. Nel settembre del 2021 il procuratore Khan ha detto ‘è passato del tempo, noi dobbiamo concentrarci sui crimini più importanti’”.
Non lo ha detto esplicitamente, ma ha fatto capire che gli americani non sarebbero stati toccati – ha chiesto Lorenzo Vendemiale a Noury “si, oppure mi è stato chiesto di non toccarli.”
La situazione di Assange è emblematica: è finito lui sotto processo e non i militari torturatori, oggi il governo britannico deve decidere sulla sua estradizione negli USA dove rischia 175 anni di carcere.
In questo modo molti crimini di guerra resteranno impuniti: lo spiega il procuratore Tarfusser a Report, non c'è una volontà di avere una corte penale forte e autoritaria, dal valore riconosciuto. Oggi nelle carceri de l'Aia ci sono solo 8 persone, tra cui il figlio di Gheddafi e l'ex dittatore del Sudan.
Oggi si invoca la Corte Penale per i crimini ucraini: ma la Corte in questi anni è riuscita ad intervenire solo dopo la sconfitta di uno dei paesi in conflitto, rischia di diventare il tribunale degli sconfitti.
L'atteggiamento di Biden in tal senso è ipocrita: secondo Tarfusser si potrà arrivare all'accertamento dei crimini e dei responsabili, sarà difficile andare oltre, ad un processo e alla condanna. “Prima o poi i dittatori cadono” conclude il procuratore.
Riusciremo a fornire alla Corte gli strumenti e l'autorità per operare anche in Ucraina?
Oppure verrà bloccata come già successo per le inchieste in Afghanistan o in Palestina.
I sommersi e i salvati di Mariupol di Manuele Bonaccorsi
Report è riuscita ad arrivare a pochi metri dall'acciaieria di Mariupol, simbolo della resistenza Ucraina. La città è ridotta in macerie, poche persone si muovono per le strade, a raccogliere l'acqua o la legna per cucinare.
Il teatro è stato colpito il 16 marzo nonostante fosse pieno di civili: un testimone parla però di una bomba interna, ma è una testimonianza a favore delle forze militari della repubblica del Donbass, che cercano di far ricadere la colpa sugli Ucraini.
IL giornalista ha incontrato una signora, Nina, che stava cercando di scappare in Russia: non ci sono mai stati corridoi umanitari, era impossibile lasciare la città, sui tetti delle case sono state piazzati degli obici – il suo racconto a Report.
I pochi profughi che riescono a fuggire arrivano a Donetsk, la capitale della repubblica popolare del Donbass che è l’unica via di fuga: dove le telecamere di Report hanno registrato il fiume di persone che, con poche valigie e borse al seguito, cercano rifugio nel centro di raccolta della protezione civile locale. Le persone hanno usato gli autobus forniti dalla repubblica di Donetsk per arrivare fin lì, ma i bus sono troppo pochi.
Da Mariupol sono arrivati a Donetsk in migliaia: gli ucraini hanno parlato di deportazioni, ma i racconti delle persone sono diversi, sono persone in fuga dalla guerra, dove i colpi sono arrivati da entrambi i fronti verso i civili.
I militari russi mostrano oggi la faccia buona nei confronti dei civili di Mariupol: di fronte alle telecamere si mostrano mentre consegnano cibo, dolci pasquali alla popolazione.
Ma voi vi sentite russi o ucriani – ha chiesto il giornalista alle persone?
La risposta di queste persone è stata chiara, si sentono russi, nonostante siano gli invasori, mentre gli ucraini sono i nazisti che hanno sparato sulle loro case.
Un ufficiale dell'esercito della repubblica del Donbass racconta a Report che i civili dentro l'acciaieria sono usati come scudi umani dal battaglione Azov, per impedire ai russi l'assalto finale.
Quanti sono i civili e i militari oggi presenti dentro l'acciaieria?
Bufale da macello di Bernardo Iovene
La mozzarella è il nostro oro bianco, il suo commercio costituisce una parte importante del nostro PIL. Iovene ha seguito il campionato delle mozzarelle Dop, fatto a Napoli: hanno vinto due caseifici, uno salernitano e uno di Mondragone (per non creare incidenti diplomatici, nel caso in cui a vincere fosse stata una mozzarella non DOP).
Ma alla fine a vincere è una non Dop, non casertana, della ditta Vannulo.
Vannulo è un'azienda che vende il suo prodotto a pochi passi da Paestum, non spedisce la sua merce come fanno altri produttori. Le bufale si fanno mungere quando hanno voglia, si fanno massaggiare e poi vanno a riposarsi su materassi.
L'azienda è aperta alle visite, la bottega di pelletteria e il museo contadino: i turisti oltre a degustare, possono vedere come si produce la mozzarella.
Mentre nel salernitano si godono la vittoria, nel casertano monta la protesta degli allevatori, che si sono visti abbattere i capi per la brucellosi e la tubercolosi.
Ce l'hanno contro De Luca e il suo piano di abbattimenti, dietro cui vedono un tentativo di speculazione.
La politica dell'Asl di Caserta prevede che se i contagi salgono oltre al 20%, tutti i capi devono essere abbattuti: ma i test dopo morte si è scoperto che i capi veramente ammalati erano solo il 2%, la carne è stata destinata per il consumo.
Gli allevatori hanno scoperto questi dati solo dopo le indagini della magistratura e ora vogliono vedere se dietro c'è stato qualcuno che ne ha approfittato.
Questa malattia era stata quasi debellata con le vaccinazioni, ma poi nel 2014 si decise di interromperle e, come conseguenza, l’incidenza di questa malattia è cresciuta.
Oggi gli allevatori in crisi chiedono il ripristino della vaccinazione: a Bernardo Iovene raccontano delle centinaia di capi abbattuti, alcuni li hanno persi proprio tutti, “abbattimento totale” si chiama, “De Luca ci ha ingannato, ha firmato un piano per la chiusura delle aziende e noi oggi non solo ci troviamo a combattere la brucellosi e la tubercolosi ma anche i costi delle materie prime”.
Molti degli allevatori intervistati da Iovene ora stanno ripopolando, dopo gli abbattimenti (e aver preso gli indennizzi), ma hanno tutti paura che il batterio si ripresenti, perché vorrebbe dire ricominciare tutto daccapo.
Guido Diana è un allevatore che non ce l'ha fatta: le sue stalle sono ora vuote, per la paura di riperdere tutto.
Un fattore che complica la situazione è quello dei ritardi dei laboratori di analisi dell'istituto Zooprofilattico: i risultati arrivano dopo diversi giorni (fino a 12 giorni), non consentendo un intervento immediato per ridurre subito i contagi.
Così alcuni allevatori hanno chiesto i campioni delle prove effettuati post mortem sui capi abbattuti, che in molti casi sono rapporti negativi.
Questi ritardi, questi problemi, mettono in difficoltà gli allevatori, anche quelli che avevano fatto degli investimenti per migliorare gli impianti: non è un modo per aiutare le imprese, raccontano a Report.
Dove sono finite le carne delle bufale abbattute? Le bufale macellate sono considerate idonee per il consumo alimentare, una beffa nella beffa per gli allevatori. A decidere sono i veterinari dell'ASL: quasi sempre la carne finisce nel libero consumo, nonostante si parli di animali infetti.
Le bufale finiscono al macello di Flumeri ad Avellino del gruppo Cremonini – la Realbeef, che rifornisce diverse aziende del settore alimentare.
I soldi della macellazione sono detratti dagli indennizzi che ricevono in ritardo dalla regione (circa 1500 euro fino a 2000).
Per il macello della Inalca, è una situazione di vantaggio, perché riesce a garantirsi della carne dai mediatori del casertano: nel macello di Caserta dei Di Tella arrivano poche bufale, come mai allora la maggior parte delle bufale finiscono ad Avellino?
Al macello di Caserta hanno provato a fare denunce, ma poi sono arrivate pressioni e controlli dell'ASL, che hanno visto come ritorsioni.
Report ha raccolto delle denunce anonime di allevatori che parlano di commercianti che hanno annunciato la positività dei capi, prima ancora che arrivassero i dati dell'Asl, di proposte di pagamenti in nero.
L'avvocato Taormina sta difendendo gli interessi degli allevatori che hanno subito abbattimenti: sostiene esista un teorema, che ha al centro il macello di Avellino, per rifornire le aziende di carne di bufala fatta passare per carne bovina.
Il direttore della Asl Caserta ha risposto alle domande di Iovene dicendo di non avere interesse a mandare i capi da un macello o un altro: sono super partes, dice a Report, aggiungendo anche che l'attuale metodo di profilassi sia corretto, non tutti i capi infetti sono positivi alla Brucellosi, ma per un principio di precauzione devono essere abbattuti.
E' in corso uno scontro tra il Consiglio di Stato, che ha dato ragione agli allevatori che hanno fatto ricorso e l'Istituto Superiore della Sanità. Una confusione accresciuta dalla nuova sentenza del Consiglio di Stato successiva, dopo la nomina di Frattini alla sua presidenza.
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