25 gennaio 2022

Report – il cuore segreto dello Stato e l'aroma nelle sigarette

Gli aromi nel sigarette

Nelle sigarette si aggiungono degli aromi naturali che, per il loro sapore, possono portare alla dipendenza dei consumatori che rischiano maggiormente di contrarre le malattie generate dal fumo: la legge italiana è ambigua sui limiti degli aromi, vaniglia, mentolo, cacao, l'aroma non deve essere “caratterizzante”.

La battaglia per disincentivare il fumo, per diminuire le morti per tumore e anche i costi per il sistema sanitario, passa per la parola caratterizzante. E nel frattempo sul mercato proliferano gli accessori per le sigarette per tutti i gusti: filtri al mentolo, cartine al mentolo, palline che si inseriscono dentro il filtro della sigaretta.. Basta stare ai margini della legge, vendere separatamente sigarette e filtri col mentolo da inserire nel foro.

Chi controlla queste sigarette? Dovrebbe farlo l'agenzia delle dogane, che è consapevole che si sta aggirando la legge, hanno bloccato le sigarette con gli aromi troppo “caratterizzante”, facendo delle analisi sensoriali, che si basano su delle linee guida non ancora normate.

E le multinazionali? Minimizzano, negano, smentiscono. Il mentolo è presente ma non nelle concentrazioni rilevate dai giornalisti, come Report. E l'Europa non ha il coraggio di smentirle o bloccarne i profitti.

La strage di Bologna – il venerabile ricatto di Paolo Mondani

Mentre si elegge il capo dello Stato, Report col servizio sulla strage di Bologna, è entrata dentro uno dei più brutti segreti dello Stato con un'intervista al generale del Sismi Pasquale Notarnicola pochi giorni prima di morire.

Si parla della bomba alla stazione di Bologna, della manovalanza nera, dei finanziamento di Licio Gelli che avrebbe pagato 5ml di dollari per organizzare la strage: questa è l'ultima clamorosa novità sulla strage emersa due anni fa, da cui parte l'inchiesta di Report che lega assieme Bologna con l'omicidio di Piersanti Mattarella, stessi mandanti, stessi assassini.

Sono omicidi politici, quelli di Mattarella e di altri politici sull'isola, voluti da pezzi dalla DC, su cui la mafia ha dato il beneplacito. Omicidi compiuti dai neofascisti, i NAR, usati inconsapevolmente per compiere stragi e delitti eccellenti.

Dopo cinque processi, la verità su Bologna (e altre stragi) è ad un passo dalla verità, anche grazie alla digitalizzazione degli atti: si sono individuati 4 mandanti, la P2 di Gelli con Ortolani, il direttore del Borghese Tedeschi e il direttore dell'ufficio Affari Riservati Federico Umberto d'Amato.

Non pagheranno mai perché sono già morti, mentre i responsabili sono stati già condannati, Mambro, Fioravanti, Ciavardini e, solo in primo grado, di Cavallini.

Da un filmato, girato nei minuti attorno alla strage, emerge un volto: è quello del neofascista Paolo Bellini, killer della ndrangheta, collaboratore dei servizi, già indagato e poi prosciolto per la strage.

La strage di Bologna, 41 anni fa, è come un labirinto, racconta nel servizio Paolo Mondani: arrivati al centro del mistero, nel punto più oscuro del nostro passato, inizia il ritorno alla luce.

Al processo in corte d'Assise, la signora Bonini riconosce nel video girato da un turista svizzero nei minuti attorno alla strage, il marito, Paolo Bellini.

L'alibi di Bellini era basato sulle dichiarazioni proprio della moglie e ha tenuto botta per anni: il video, girato in super 8, è stato trovato dall'avvocato di parte civile delle vittime della strage nell'archivio di Stato.

Analizzandolo, i consulenti si sono imbattuti in un volto compatibile con quello di Bellini e secondo la procura generale è lui il quinto uomo della strage: in carcere nel 1981 conobbe in carcere Nino Gioè, attentatore della strage di Capaci, anni dopo imbastisce per lo stato (i carabinieri del Ros di Mori) la trattativa con i corleonesi.

Oggi si difende dicendo che, anziché 500ml, avrebbe chiesto miliardi, per quella strage.

Mio padre in una parola? Il diavolo .. così parla il figlio, riferendosi al padre, perché con Bellini non c'è da scherzare.

Bellini era veramente infiltrato nella mafia, per conto del Ros, per cercare di catturare qualche mafioso, oppure il suo compito era inoculare nei mafiosi quella strategia a suon di bombe contro le opere d'arte, le bombe a Roma e a Firenze del 1993?

Nino Gioè, dopo la cattura, si uccide in carcere (morte su cui Loris D'Ambrosio, ex giudice dell'alto commissariato antimafia aveva dei dubbi).

Il delitto Mattarella

Il servizio di Mondani si sposta in Sicilia, località Trefontane, pochi giorni prima della strage: Mambro e Fioravanti erano in vacanza dall'amico Ciccio Mangiameli (di Terza Posizione), che poi uccisero nel timore che quest'ultimo volesse denunciarli, perché voleva dissociarsi dai Nar.

L'ipotesi è che Fioravanti si fosse vantato, con Mangiameli, di aver ucciso Piersanti Mattarella e dunque, con la sua scelta di dissociarsi, poteva diventare un pericolo.

Sui legami tra i NAR e l'omicidio Mattarella lavorò Falcone che nel 1989 interrogò l'estremista di destra Alberto Volo: a Falcone aveva raccontato che l'omicidio di Mattarella era stato fatto da Fioravanti su volontà di Gelli che voleva bloccare l'apertura a sinistra della DC.

Falcone era assillato da Gladio, dai contatti tra mafia e massoneria, dai mandanti esterni alla mafia dei delitti politici: secondo l'ex giudice Scarpinato, è stato questa ossessione ad averlo consumato.

Volo, prima di morire, parla anche della strage di Capaci, del dubbio che aveva Borsellino secondo cui non era stata la mafia a premere il bottone.

Falcone, sentito dall'antimafia nel 1990, aveva risposto alle domande dei parlamentari che chiedevano conto degli omicidi politici: Falcone era convinto della pista nera sull'omicidio Mattarella e che secondo lui era stato eseguito da Valerio Fioravanti (riconosciuto anche dalla moglie dell'ex presidente).

Ai magistrati, Alberto Volo parlò anche di una struttura segreta (che assomigliava molto a Gladio), di aver incontrato, dopo la strage di Falcone, anche Borsellino e quest'ultimo aveva capito che dietro quella strage non c'era solo la mafia: forse è questo il motivo per cui era così importante mettere le mani sulla sua agenda rossa, dove forse aveva appuntato i suoi dubbi.

Ciavardini e Valerio Fioravanti sono stati assolti dall'accusa di essere gli assassini di Mattarella: a processo, la moglie del politico siciliano, fa il suo nome, era lui l'assassino. Anche il fratello Cristiano, collaborando con la giustizia, aveva accusato Valerio, ma poi, per le pressioni ricevute, decide di non fare più il nome del fratello.

Con la condanna di Cavallini (in primo grado) il nome di Fioravanti come assassino di Piersanti Mattarella ritorna: ma perché la mafia si sarebbe servita di due neofascisti?

I rapporti tra mafia ed estremismo risale dai tempi del golpe Borghese, dall'evasione del neofascista Concutelli, che aveva ucciso il giudice Occorsio, che a Roma aveva iniziato ad indagare sull'estrema destra.

Concutelli era massone, della loggia Camea, come massone era anche Stefano Bontade: quest'ultimo faceva parte di una loggia segretissima, articolazione della loggia p2 di Gelli.

I corleonesi, che non erano d'accordo con la sua decisione di creare una super loggia, decidono di ucciderlo, ma alla fine anche loro entrano in una loggia massonica.

Roberto Scarpinato racconta a Paolo Mondani dello scontro all'interno della DC che, all'indomani del congresso del 1980, dove si stava per eleggere Piersanti Mattarella ai vertici del partito: Mattarella poteva portare avanti la linea politica di apertura a sinistra della DC, secondo la strada voluta da Aldo Moro.

Delitto politico, dunque quello di Mattarella: la mafia diede solo l'assenso, commenta un ex dirigente della DC siciliana.

La verità sul delitto Mattarella può aiutare a trovare quella sulla strage di Bologna: i magistrati hanno rivisto le motivazioni del proscioglimento di Fioravanti sul delitto Mattarella.

Il finanziamento di Gelli

Dopo 40 anni emerge un pizzino trovato dentro il portafoglio di Gelli: erano appunti di movimenti bancari, nel frontespizio c'era scritto Bologna e una intestazione di un conto UBS in Svizzera. Soldi che da Gelli arrivano ai mandanti e agli esecutori della strage: 5ml di dollari in totale (pagati fino al 1981, anno in cui vengono scoperte le liste della P2), di cui 850mila dollari verso Umberto D'Amato, direttore dell'ufficio Affari Riservati e 250mila dollari al senatore Tedeschi.

Soldi da Gelli, provenienti dall'Ambrosiano, arrivano anche alla Odal 1, società facente capo ad Avanguardia Nazionale.

C'è una sequenza di eventi, che mette assieme i NAR e Avanguardia Nazionale:

27 novembre 1979 Carminati e Dimitri rapinano la Chase Manhattan Bank a Roma

14 dicembre 1979 il giudice Mario Amato fa sequestrare un deposito di armi e esplosivi che fa riferimento ai Nar e a Carminati e Dimitri. Nello stesso palazzo ha sede il giornale di Tilgher.

23 giugno 80 omicidio di Amato, da parte dei Nar Ciavardini e Fioravanti.

2 agosto 80 la strage di Bologna.

Mondani ha intervistato Adriano Tilgher che, di fronte alla ricostruzione di Report sui legami dei neofascisti con la strage, parla di ricostruzione faziosa, la sua formazione era stata sciolta in quegli anni.

Ma è Vincenzo Vinciguerra che risponde a Tilgher: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale nonostante lo scioglimento hanno continuato a lavorare alle loro strategie eversive.

“Ordine nuovo, Avanguardia nazionale, Europa e civiltà hanno marciato divisi ma colpito uniti” racconta oggi Vincenzo Vinciguerra, uno dei pochi pentiti di Ordine Nuovo, “questi non hanno deciso la strage di Bologna, l'hanno eseguita e basta ..”

E' sempre Vinciguerra a parlare: se c'era qualcuno a Bologna presente (oltre ai NAR), poteva essere Massimiliano Fachini, neofascista e vicino ai servizi, indagato anche lui per la strage e poi assolto, come assolto è stato anche Paolo Signorelli.

Erano quelli che li guidavano – dice oggi Vinciguerra di Signorelli e Fachini: Mambro e Fioravanti erano solo manovalanza.

Come mai quel documento, trovato dentro il portafoglio di Gelli, è rimasto nascosto per anni?

Perché Gelli ricattava pezzi dello stato: il legale di Gelli, in un documento portato poi a Parisi capo della polizia, dice che se gli inquirenti continuano ad attribuire a Gelli le stragi, poi questo tirerà fuori gli artigli.

Si ritorna a parlare di servizi deviati, di strategia della tensione: vicini ai servizi era Bellini, come lo erano Signorelli e Fachini, entrambi di Ordine Nuovo.

Bellini aveva appoggi da parte di esponenti dell'Msi, forse era un infiltrato dei servizi, come lo erano tanti altri esponenti dell'estrema destra. Come esistevano anche rapporti tra Fioravanti e Gelli, altro che rivoluzionari contro lo stato.

Di quanti segreti era custode Gelli da poter ricattare lo Stato italiano? Parte dei suoi fascicoli se li era portati a Montevideo, alcuni dei quali se li erano presi i servizi americani, anche loro interessati ai suoi misteri.

Misteri come la strage di Bologna, come la strage dell'Italicus, come la bomba sul treno di Natale del 1984.

Stragi organizzate da una struttura di estrema destra, gestita dal comando FTASE della NATO a Verona: queste sono le parole dell'ufficiale dei carabinieri Massimo Giraudo al processo di Bologna.

Le bombe le hanno messe i fascisti, ma i burattini erano la P2, Federico Umberto D'Amato, Rauti fino ad arrivare Guerin Serac, a capo dell'agenzia Aginter Press, voce della strategia eversiva atlantista, ferocemente anticomunista.

Tornano nomi della strategia della tensione: Carlo Maria Maggi, che eseguiva gli ordini di Rauti, Marcello Soffiati, Stefano delle Chiaie. Tutti in contatto con la CIA, con personaggi come Jesus Angleton, plenipotenziario della CIA in Italia nel dopoguerra.

E poi Federico Umberto D'Amato, capo dell'ufficio affari riservati, fondatore del club di Berna, amico di Angleton, piduista, amico di Mario Tedeschi, direttore del Borghese.

L'ufficio bombe, era definito così da Avanguardia Nazionale, l'ufficio di D'Amato.

Era uno che non si lasciava usare, anzi, usava...” racconta oggi il figlio.

Nel suo piano di rinascita nazionale, contenuto i una borsa e sequestrato dai finanzieri a Fiumicino, si parla dell'occupazione da parte dei piduisti dei gangli dello Stato, ma tra le carte sequestrate anche la direttiva Westmoreland: era un modo di Gelli di far arrivare allo stato il messaggio, guardate che io so, posso parlare.

Strani legami emergono anche dal delitto Moro: in via Gradoli, nel covo delle BR, si trovavano appartamenti di proprietà dei servizi e anche uno affittato ai NAR, da un immobiliarista che si chiama Domenico Catracchia. Immobiliarista vicino al capo della polizia Vincenzo Parisi, negli anni in cui si parlava di servizi deviati ma che in realtà seguivano altre direttive.

Il racconto del generale Notarnicola

In questi servizi lavorava il generale Notarnicola, nel Sismi dal 1978 al 1983: a Mondani ha raccontato dei quattro depistaggi della strage di Bologna ad opera del suo superiore Santvito, direttore del servizio. Il primo è stato quello a pochi minuti dalla bomba, quando il direttore parlava già di una caldaia esplosa.

Secondo depistaggio è stato bloccare un neofascista, Narni, che voleva deporre dai magistrati riportando la voce secondo cui la bomba era stata messa dai romani.

Terzo depistaggio un libro sulla bomba e infine il quarto, con l'esplosivo fatto ritrovare sul treno Taranto Milano.

Belmonte, Santovito del Sismi furono condannati assieme a Gelli per depistaggio: l'obiettivo era portare l'opinione pubblica lontana dall'idea che la strage fosse stata fatta da neofascisti italiani. La Gladio illegittima, che si nascondeva dietro la Gladio legittima, nata in funzione anticomunista.

Sono le ultime parole del generale Notarnicola, testimone dei depistaggi del Sismi: chi ha fatto questi depistaggi è anche il mandante della strage, altrimenti perché organizzarli?

Il giudice Leonardo Grassi racconta che tutte le forze che avevano combattuto il comunismo in modo non ortodosso, dopo la caduta del muro di Berlino, non potevano non essere salvati.

Perché quella strage? C'era da distrarre il paese dall'abbattimento dell'aereo Itavia sul Tirreno, Ustica. C'era Gelli che doveva salvarsi dai magistrati che stavano indagando sul crac dell'Ambrosiano. C'era da bloccare per sempre l'apertura a sinistra della DC.

Ma dopo quarant’anni, possiamo dire che arrivare alla verità sulla strage darà giustizia alle vittime? A che serve la verità dopo 40 anni, chi sono i vincitori e chi sono i vinti?

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