Raccontano i sopravvissuti di Auschwitz che a volte, le SS, per evitare la fatica di separare gli abili al lavoro dagli inabili, quando arrivava un nuovo convoglio aprivano le porte da entrambi i lati. Chi scendeva da una parte finiva alle camere a gas, gli altri nelle baracche, destinati a lavorare nelle fabbriche costruite attorno al lager.
Lasciavano decidere al caso, questi superuomini che si erano arrogati il diritto di decidere cosa era degno di essere tenuto in vita e cosa no.
Anche questo era Auschwitz, il luogo dello sterminio, il luogo dell'annientamento della persona, che ci è stato raccontato dai libri di Primo Levi e dalle memorie di Liliana Segre.
Nella giornata della memoria per le vittime della Shoah tocca ricordare, rileggere quelle pagine atroci dove degli uomini all'improvviso scoprivano l'orrore di aver perso tutto. Il nome, la lingua, i volti, la dignità. Solo numeri. Tenuti in vita solo per essere sfruttati fino in fondo dalle SS (e dalle imprese che sfruttavano questa manodopera di non uomini).
Tocca andare a mettere i piedi su quelle pietre di inciampo che ci ricordano che quella, una volta era una persona, prima di essere arrestata dai nazisti o dai fascisti.
Perché, al pari degli omosessuali, degli oppositori politici, dei sinti, gli ebrei erano considerate persone indegne di vivere.
Ma la giornata della memoria ci costringe anche a riflettere su questioni più scomode: Auschwitz, Bergen Belsen, Dachau non sono frutto della follia di un pazzo. Come anche i treni organizzati che alimentavano quei luoghi di sterminio. Come anche l'organizzazione poliziesca messa in modo per dare la caccia alle famiglie ebrei ovunque in Europa.
Tutto questo è successo ed è stato fatto da persone che non erano pazze: c'erano anche loro i sadici nelle SS, lo racconta anche Wiesenthal nei suoi libri.
Tutto questo è successo perché si è deciso che alcune persone non erano degne di vivere, erano diverse da noi, il noi e loro, erano la causa dei nostri problemi.
Se il grande sterminio ha potuto essere messo in atto è perché in tanti hanno voluto non vedere: non vedere le violenze, le prevaricazioni, i cristalli dei negozi ebrei distrutti. Le famiglie sparire.
E, prima ancora, sparire altre persone indegne di vivere: persone con handicap, con difficoltà di apprendimento, gli epilettici. Era il programma Aktion T4, Ausmerzen, la pulizia della razza, prima con la sterilizzazione di queste categorie di persone, poi con la loro morte.
Erano teorie che giravano in Europa e nel mondo ai primi del novecento, anche nella patria della democrazia, gli Stati Uniti (lo stesso paese che rifiutò l'attracco agli ebrei della Saint Luis nel 1939).
Infine, si deve fare una riflessione su quanto, di queste idee mostruose, sia sopravvissuto fino ad oggi.
Il fascismo non è morto affatto, come si ostinano a ripetere i benpensanti, i primi ad aprire le porte ai nazionalismi se serve alla loro stabilità, alla loro sicurezza.
Ancora oggi si susseguono gli episodi di intolleranza contro gli ebrei, contro i gay, contro i diversi.
Altri lager (senza forni, certo) sorgono ai confini dell'Europa e in Libia.
Altri indesiderati vivono ai margini della nostra società che sta prendendo una direzione brutta. Non si parla più di eugenetica, ma quante volte abbiamo sentito che certi diritti, certe tutele, certe risorse dello Stato devono andare solo alle persone produttive?
Il sonno della ragione genera mostri. Teniamola accesa la ragione, teniamola viva la memoria, ricordiamoci di essere umani sempre.
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