Bentornato Marco Paolini in televisione! Da quanto tempo aspettavamo di sentire le storie raccontate da questo grande attore di teatro la cui formula recitativa funziona anche in televisione.
Ieri sera in prima serata (o quasi, perché la sua trasmissione è cominciata alle 21.45) la Rai ha fatto vero servizio pubblico con La fabbrica del mondo, dove si parlava di scienza, di pregiudizi, di ambiente, di salute, della vita delle persone.
Finalmente in Rai un programma serio (e non pesante) di divulgazione scientifica, quella che in questi mesi di pandemia non hanno fatto se non con poche eccezioni medici e virologi nei talk show.
Non lo hanno fatto perché non sono partiti dal principio del dubbio, perché si sono lasciati usare dalla politica, raccontando (ripeto, con poche eccezioni) alle persone quello che volevano sentirsi dire.
Mi ha commosso la storia del medico Carlo Urbani, morto per SARS nel marzo 2003: era stato mandato ad Hanoi a seguire questa nuova malattia sconosciuta, che stava facendo ammalare tutti i medici presso l'ospedale francese di Hanoi.
Intuì che si trattava di un nuovo virus e fece una segnalazione all'Oms: è suo il protocollo usato da medici e infermieri per gestire i malati di Sars, ed è stato usato anche a marzo scorso per il Sars-Cov2.
La scienza sapeva della pericolosità di questi virus, dei rischi dei wet market, aveva segnalato la necessità di prevedere dei piani pandemici che anche l'Italia avrebbe dovuto avere. Come anche avrebbe dovuto avere dispositivi e procedure operative negli ospedali.
Ma, si sa, la politica non sempre ascolta la scienza, specie quando non gli conviene. Basta vedere quanto non stiamo facendo adesso per i cambiamenti climatici (e la vergognosa pantomima di Francia e Italia per inserire gas e nucleare nelle fonti utili per la transizione green).
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