21 gennaio 2022

Le ossa parlano, di Antonio Manzini

 


Sul finire del mese di aprile

Il tribunale penale era sporco e chiassoso, voci rimbombavano per i corridoi, sulle pareti giallognole restavano tracce di nastro adesivo che una volta sostenevano avvisi; avvocati seduti con pile di cartelle sulle gambe parlavano al cellulare, altri, capelli spettinati e sguardo allucinato, correvano come mosche da una stanza all'altra.. [..] Rocco Schiavone aveva terminato il suo dovere di testimone nel processo del popolo italiano contro il primo dirigente di polizia Mastrodomenico, accusato di traffico di stupefacenti

Un nuovo capitolo della vita del vicequestore Schiavone, che da una parte si sente sempre più solo, sempre più distante da Marina, la moglie morta in un agguato in cui era lui la vittima. Senza più quella specie di famiglia allargata che era costituita da Gabriele e Cecilia, i vicini di casa ora trasferiti a Milano. Il rapporto con Sandra, la giornalista, che stenta ad andare avanti, perché a questa storia non riesce ad abbandonarsi, senza pensieri.

Se nello scorso tante storie nel passato di Rocco trovavano una fine (la morte di Marina, chi lo spiava da Roma, chi lo stava tradendo alle spalle), questo nuovo segna un ulteriore passo in avanti: Rocco ha chiuso il capitolo di Roma, con la testimonianza al processo e con la vendita della casa, quella dove aveva vissuto con Marina. Un taglio netto con quei legami del suo passato, con una parte della sua vita:

.. via della Conciliazione, il Tevere, Ponte Vittorio Emanuele e si rese conto di non avere più nessun legame con quella città, solo una scritta sulla carta d’identità: nato a Roma. Chissà dove stirerò le zampe, si era chiesto.

E ora, che fare? Tornare ad Aosta, limitandosi a “vivere dentro” il panorama attorno, facendosi trascinare dagli eventi?

Ma il destino ha pronto per lui l'ennesima rottura al decimo livello: un medico in pensione, mentre camminava nei boschi, scopre delle ossa che affiorano dal terreno

«Nei boschi vicino Saint-Nicolas, stamattina...».

«Dov’è non me ne frega un cazzo, tanto non so dove sia. Dimmi, di che si tratta?».

«Ossa» rispose Deruta.

Sono le ossa di un cadavere, di un bambino, come si intuisce dalle dimensioni di quello che rimane del corpo. Un bambino ucciso e sepolto nel bosco. Il delitto più feroce che si possa immaginare: per la piccola vittima, per i suoi genitori che, un giorno, non hanno visto più tornare a casa il loro figlio.

Tutta la squadra di Rocco si mette in moto: Antonio, neo vice-ispettore, Deruta e D'Intino, Casella, il medico Fumagalli fino alla sostituta Michela Gambino, sempre più presa dalle sue teorie complottistiche ma capace di leggere, per i poliziotti, il messaggio che le ossa hanno lasciato.

Perché, come dice il titolo, le ossa parlano: raccontano di un bambino strangolato, con una frattura alla tibia, che in tasca aveva una spilla che per fortuna si è conservata dopo tutto questo tempo. La spilla di Capitan America e il suo scudo, un supereroe che, purtroppo, non è riuscito a proteggerlo.

Un caso freddo, un cold case, dove Rocco, i tecnici della scientifica, perfino un'archeologa, devono scavare nella terra per cavarci fuori tutte le informazioni possibili.

Ma Rocco, con l'aiuto di Carlo, il figlio della compagna di Casella, deve scavare anche nella rete, quella rete dei pedofili, i mostri alla ricerca di prede sempre più giovani, mostri che parlano secondo un loro codice, che usano nickname per nascondere le loro identità, di persone normali. Il vicino di casa, il negoziante che vedi tutti i giorni, il professionista specchiato..

Un'indagine che diventa anche l'occasione per riflettere sui bambini che Rocco avrebbe anche voluto, forse, ma che non sono venuti. Perché, come riflette cinicamente, ti costringono a dare continuamente amore.

«Però i figli, lo sai?, ti trasformano in una persona che implora l'amore. E questo non va bene, Marì, non per me».
«Hai portato il mio specchio. L'ho riconosciuto».
«Tu sei lì dentro, vero?» .
Si fa una risata.

No, in questo momento della sua vita, il vicequestore Rocco Schiavone non ha amore da dare anzi, si riscopre a star bene proprio stando lontano dal rischio di una relazione seria.

Come quella che potrebbe esserci con la giornalista Sandra Bucellato.

Non c'è spazio per l'amore nel cuore di Rocco, ci sono solo quei brevi incontri con Marina, sempre più brevi. Ma non è destino, per Schiavone, quello di rimanere solo: perché Lupa sta per partorire i suoi cuccioli, perché nonostante la distanza e il bisogno di fargli prendere la sua strada, il rapporto con Gabriele è ancora solido.

E poi ci sono gli agenti della sua squadra, quelli che talvolta pensa che arrivino da un reparto di psichiatria ma che ora ha imparato a conoscere: Italo e i suoi problemi col gioco, Antonio e la sua passione per le donne, Casella e perfino Deruta e D'Intino, quest'ultimo quasi perdonato dopo quel colpo di pistola che gli ha preso un rene. D'Intino può stargli vicino basta che stia senza colpi nella sua arma di ordinanza (e tutto questo avrà una certa importanza nel finale della storia).

E' questa ora la famiglia di Rocco, le persone che gli stanno accanto, perfino col magistrato Baldi (di cui scopriamo il nome, Maurizio), inizia ad instaurarsi un rapporto di quasi fiducia.

Rocco sapeva che nel cuore come diga per arginare quella marea aveva poco poco più di un foglio di carta velina, sempre più fragile, che si sarebbe potuto spezzare al prossimo carico di disperazione. È l'età, pensò. Invece di indurire mi mi piega in due.

Sarà un'indagine dura, per Rocco e per tutti quanti: riguardarsi ore e ore dei filmati delle telecamere, seguire gli alibi di tutte le persone che vivevano accanto a quella piccola vittima. Immergersi in negli abissi della depravazione, la parte più buia della mente umana. Fino alla lacrime liberatorie:

C'erano lupa i cuccioli da accudire. Arrivo al portone e infilò le chiavi. Poggiò già la testa sul legno gelato e lasciò andare tutte le lacrime che da ore avevano riempito le ghiandole e non vedevano l'ora di uscire. Pianse per Mirko, per Sandra, per Amalia, per Sebastiano, Marina e poi anche per sé stesso. Si asciugò gli occhi vergognoso. «Ma che c**** ti dice la testa?».

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