08 gennaio 2022

La ragazza scomparsa di Giancarlo Capaldo

 


Erano trascorsi otto mesi dall’ultima volta in cui il principe Gian Maria Ildebrando del Monte di Tarquinia aveva percorso quei corridoi e attraversato quelle stanze austere, così avvolte dal loro profondo silenzio da far smarrire il senso del tempo. Tutto era come lo ricordava.

Un solo particolare era diverso: l’abito dell’Anonimo ora era bianco.

«Santità» e, mentre pronunciava quella parola, Gian Maria si chinò ossequiosamente a baciare l'anello del pescatore di uomini, creato anche questa volta, come accadeva da sempre, per il nuovo papa.

La ragazza scomparsa è il secondo romanzo per l'ex magistrato Giancarlo Capaldo che vede come protagonisti due esponenti della nobiltà romana, il principe Gian Maria Ildebrando del Monte di Tarquinia e la moglie Gloria che movimentano la loro vita mondana tra pranzi sfarzosi, ricevimenti esclusivi con delle indagini che li portano dentro i misteri di Roma e del Vaticano, come nel precedente romanzo "I delitti di via Margutta" uscito sempre per Chiarelettere.

Devo fare una premessa: il mondo in cui si muovono i due protagonisti a Roma nelle stanze del potere, dentro le mura secolari del Vaticano, è così fuori dall'usuale, così incredibile che potrebbe anche essere reale. L'ex magistrato, per raccontare queste storie di ricatti, segreti e delitti, sicuramente avrà attinto alla sua memoria, avendo seguito indagini molto scottanti, dalle indagini sulla banda della Magliana, fino alle inchieste sulla P3 e Finmeccanica (la memoria corta degli italiani avrà già sepolto queste storie sotto la coltre del passato).

In questo racconto, la ragazza scomparsa fa riferimento alla scomparsa di Emanuela Orlandi, figlia di un prefetto pontificio che, mentre stava andando a lezione di musica nel giugno 1983, sparì nel nulla. Una storia che divenne ben presto anche una spy story, per le molte piste che portarono a collegamenti con servizi stranieri, collegando questo rapimento con l'attentato al papa o, seguendo piste alternative, come reazione alla politica estera che stava portando avanti il papa di quegli anni, il polacco Giovanni Paolo II.

«Ricorda di quella ragazza scomparsa ormai più di quarant’anni fa, mentre si recava a un appuntamento con un’amica nel centro di Roma?»

«Eloisa Oderisi.» «In effetti, il nome mi dice qualcosa.» «Be’, la persona che ha attratto la sua attenzione nel corridoio è il fratello Angelo.

Come si arriva a parlare di questavicenda che, nella realtà, si è chiusa nel nulla (le piste non hanno portato a nulla e il cadavere di Emanuela non è mai stato ritrovato)? Il romanzo si apre con l'incontro tra il principe Gian Maria e il nuovo papa, Giovanni Paolo III, l'Anonimo che, nel passato romanzo, li aveva aiutati a districarsi per risolvere una serie di delitti, recenti e passati.

In quei giorni è in visita a Roma un'amica della coppia, Anna Maria, che alla fine di un ricevimento racconta loro di un suo problema: il marito, prima di morire, le aveva parlato di un contro che aveva aperto presso lo IOR

Anna Chiara si decise a parlare. «Sapete, non sono tornata in Italia solo perché mi mancava Roma. Mio marito, prima di morire, mi ha confessato di avere un conto, su cui era depositata una somma molto ingente, presso una banca a Roma. Anzi... in un altro Stato.»

Le uniche informazioni su questo conto sono sono il nome, che è una frase latina “Alea iacta est” e un codice alfanumerico.

Ma quel conto, dicono allo Ior ad Anna Maria, non esiste: Gian Maria prova ad interessarsi usando le sue conoscenze, scoprendo come questo conto fosse presente una clausola particolare per cui, alla morte dell'intestatario, finiva nelle disponibilità del Vaticano stesso.

Non solo: iniziano ad arrivare delle minacce, più o meno esplicite, ad Anna Maria il cui appartamento a Roma viene rovistato da dei ladri che, scartando i gioielli e i beni, cercavano qualcosa di ben specifico. Forse qualcosa di legato a quel conto allo Ior?

«Ora cosa pensi di fare, caro?».

«Non mi rimane che contattare Luciano, l’uomo che custodisce i più reconditi segreti di molte persone che contano sia in Italia sia all’estero.»

Inizia così una indagine che, partendo da un conto che nel passato è stato usato per operazioni sporche, per riciclare denaro, porterà il principe dentro il segreto della “ragazza scomparsa”, Eloisa Oderisi, vittima di una faida interna al Vaticano.

Ma sarà una verità pericolosa, che metterà a rischio la sua incolumità e delle persone che gli stanno accanto, che potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza stessa del Vaticano, la sua credibilità nei confronti di miliardi di fedeli.

Concludo, principe, consigliandole vivamente di lasciar perdere: chi tocca il Vaticano a volte muore, è accaduto perfino ai papi.

La Chiesa ha conservato il suo potere, la sua influenza, nascondendo e celando i suoi segreti e i suoi panni sporchi: non solo per il mistero della “ragazza scomparsa”, ma anche per i casi di pedofilia nel mondo, coi responsabili protetti o solo allontanati dalle loro diocesi. Con lo scandalo Ior, una banca usata “per riciclare denaro o mettere i soldi al riparo da occhi indiscreti” come emerso dalle inchieste su Marcinkus, su Calvi e Sindona.

La verità, su questi scandali, è un lusso che non ci si può permettere oltre Tevere come, a fine libro, ammonisce il nuovo papa che, non casualmente, si chiama Giovanni Paolo III:

«Molti pensano che la verità sia una cosa giusta, spesso però è anche la fine di tutto, perfino del nostro mondo, e noi non possiamo consentire la fine di tutto, anche se in nome di una cosa giusta. Oggi, alcuni per necessità e altri per vocazione o malcelato interesse, sono diventati tutti irriducibili profeti della verità, trasformandosi in bombe pronte a esplodere. Spetta proprio a noi disinnescarle.»

«E come?»

«Con il silenzio, la pazienza e la preghiera.»

I due protagonisti, il principe e la moglie, agiscono, si muovono nel mondo del potere reale e segreto italiano, in modo così poco credibile da rendere difficile l'identificazione del lettore in questi investigatori, almeno questa è stata la mia impressione.

Funziona così in un certo mondo romano? Che si alza la cornetta e si chiama il capo della polizia per chiedere un favore?

Credo che questo sia un limite di questo romanzo che però, dall'altra parte, fornisce una chiave di lettura interessante del “caso Orlandi”.

In un cameo, citato con uno pseudonimo, fa capolino il giornalista Andrea Purgatori che, come il procuratore Capaldo, aveva seguito la vicenda sul suo giornale e anche nella sua trasmissione Atlantide.

La scheda del libro sul sito di Chiarelettere

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