30 giugno 2024

Parenti di sangue per l'87° distretto, Ed McBain


 

Arrivava correndo nella pioggia, scalza. Il riflesso liquido dell’insegna al neon e dei semafori schizzava via sotto i piedi in corsa. Lei e la sua immagine sull'asfalto bagnato fuggivano simile a gemelle siamesi unite in modo bizzarro, i piedi a contatto coi piedi riflessi su lucido asfalto bagnato, pozzanghere di rosso e di verde, di arancione e di azzurro che spruzzava in sua macchiare le gambe col fango della città.

Sanguinava.

Sanguinava da una ferita sulla guancia destra e sanguinava dai tagli alle dita e ai Palmi di tutte e due le mani. Il davanti del vestito era stato strappato, e mentre correva lei cercava di tenere accostati, a coprire il reggiseno, i lembi della stoffa.
Pioveva dalle dieci. Adesso la pioggia non era né violenta né fitta, si era trasformata in gocce minuscoli che facevano salire dalla strada una specie di nebbia leggera. In distanza i globi Verdi dell'87° Distretto brillavano tra la pioggia e la nebbia.

I gialli di Ed McBain che ho letto finora, scontando il peccato di aver trascurato per anni questo scrittore, non mi hanno mai deluso. Anche questo, “Parenti di sangue” (Blood relative il titolo originale, pubblicato nel 1975) conferma la regola: ci troviamo di fronte ad un delitto particolarmente cruento che viene raccontato, in presa diretta, con gli occhi degli agenti investigativi che dovranno seguire il caso.

C’è una ragazza che in una mattina di pioggia si presenta all’87 Distretto tutta insanguinata e col vestito strappato: si chiama Patricia, ha quindici anni al poliziotto che l’accoglie, Bert Kling, racconta di essere stata aggredita in un androne dove si era rifugiata per la pioggia, da un uomo che prima ha accoltellato la cugina e poi cercato di uccidere lei.

In parallelo, un agente di pattuglia mentre sta imprecando per quella pioggia che gli ha inzuppato le scarpe, nel suo giro scorge una mano che spunta da un androne. È una ragazza che, dai segni lasciati sul corpo, è stata uccisa a coltellate, il sangue è schizzato su tutte le pareti.
Ancora non lo sa, non può saperlo, che si tratta dello stesso delitto di cui Bert Kling sta raccogliendo le prime informazioni al distretto: così l’agente di pattuglia chiama il Distretto che assegna il caso a Steve Carella.

Al distretto arriva anche una telefonata della signora Liliam Lowery: la figlia e la nipote, Patricia e Muriel, sono andate ad una festa dovevano tornare alle dieci ma non sono ancora tornate a casa (siamo negli anni settanta e non c’erano i cellulari dei giorni nostri).
Una denuncia per violenze, un corpo di una giovane ragazza trovata morta e una madre preoccupata per la figlia e la nipote: i tre casi sono destinati a riunirsi in un’unica indagine, seguita da Steve Carella che si mette scrupolosamente ad indagare.

Prima la scena del crimine, la ricerca di impronte, dell’arma del delitto casomai l’assassino l’avesse gettata poco distante per sbarazzarsene; poi la raccolta del parere del medico legale (c’è stata anche violenza sessuale su quella ragazza?) che lascia all’agente il suo parere, tutte quelle coltellate, in quel modo furioso, sono opera di un sadico.

Infine, la testimonianza di Patricia, sopravvissuta all’agguato: il suo racconto è estremamente dettagliato, l’uomo – bianco – che le ha aggredite e che ha ucciso la cugina Muriel, era alto e aveva gli occhi azzurri.

C’è un primo indiziato, scoperto da altri agenti in pattuglia attorno alle strade dove è avvenuto il delitto: si tratta di un uomo che stava dormendo per strada e che di fronte alle domande degli agenti, cerca di aggredirli. Potrebbe essere il colpevole lui? No, è scagionato da un incredibile alibi, mentre Muriel veniva accoltellata, stava picchiando la moglie.. perché ogni tanto scappa, “sanguinava parecchio quando sono uscito di casa, ma non voglio guai con la legge.”
Non è un assassino, solo uno dei tanti, troppi, uomini violenti. Che andrebbero curati.
Il lavoro di indagine va avanti: l’autore ci racconterà di come procedono questo tipo di indagini passo dopo passo, portandoci dentro il distretto e perfino dentro la vita degli agenti, costretti a convivere con tutto il male del mondo, cercando di tenerlo fuori dalla vita privata.
Un altro passaggio fondamentali in casi come questi è sentire tutte le persone del Distretto condannate per reati di violenza contro le donne (o minorenni): questa procedura porta ad un altro possibile assassino, si tratta di un uomo bianco, con una condanna per violenza contro minori, che ha pure gli occhi azzurri.

L’uomo che la ragazza toccò su una spalla era un agente investigativo con diciassette anni di anzianità di servizio che era stato trasferito all’87 Distretto un mese prima.

Ma ancora una volta questa si rivelerà un buco nell’acqua: messo a confronto con Patricia, la testimone, per il classico “confronto all’americana”, quest’ultima riconosce un altro uomo. Un poliziotto che non ha niente a che fare con questa brutta storia..

Succede, coi testimoni: un poliziotto con qualche anno di esperienza sul campo, le sa queste cose. I testimoni, anche quelli che si dicono sicuri di saper riconoscere la persona, che dicono di aver visto tutti quei dettagli, poi alla prova dei fatti spesso si sbagliano.
Questo riconoscimento sbagliato però riduce la credibilità di Patricia, siamo sicuri che quella sera abbia veramente visto in faccia l’assassino della cugina? Il lampione davanti l’androne era rotto, quando è passato l’agente di ronda.

Nel frattempo, accadono diversi eventi che cambiano il corso delle indagini: per prima cosa viene ritrovato il coltello con cui sono state colpite Patricia e Muriel. E non si tratta di un coltello qualsiasi, non è stato comprato in un negozio. Sarà un primo tassello che metterà Steve Carella sulla pista giusta.
Poi è Patricia, che, come un fulmine a ciel sereno, decide di cambiare la sua deposizione. No, l’assassino non è più quell’uomo con gli occhi azzurri (ma allora, da dove ha preso l’ispirazione per questo finto assassino? Come mai ha scelto proprio quel particolare per quell’assassino?).

Infine, è sarà questa la scoperta più importante, frutto anche del caso, perché a volte per risolvere un caso serve anche un pizzico di fortuna: è la scoperta del diario di Muriel, ritrovato in una discarica dal Tom “il re del mondo”, un senzatetto che vive di quanto ritrova nell’immondizia che i suoi concittadini buttano via e che per lui costituisce una sorta di donazione.

.. si sedette su una poltrona sventrata, e alla luce del tardo pomeriggio cominciò a leggere un libro rilegato in pelle rossa.
Sulla prima pagina lesse le parole stampate che dicevano: “Questo è il diario di.” E sotto, scritto a mano sopra l’apposita riga punteggiata, lesse:
“Muriel Stark.”
Il nome gli suonò familiare. Muriel Stark. Senza dubbio era una sei suoi sudditi.

La lettura del diario, consegnato prontamente agli agenti dell’87 Distretto e poi all’agente incaricato, Carella, darà gli ultimi elementi per chiudere il caso.
E capiremo anche noi perché quel titolo, Parenti di sangue.

Dentro questo giallo c’è dentro il lavoro del poliziotto, non eroe o superman, ma un uomo che si affida al suo intuito, all’esperienza, per portare avanti al meglio il suo lavoro. Che è un lavoro che rischia di pesare anche nella vita privata, dentro le mura di casa.
Ed McBain ci mostra passo passo come funzionano questo genere di indagini, come si muovono i poliziotti, con i presunti responsabili (e i diritti che devono essergli riconosciuti), con le vittime che si porteranno sempre dentro il loro dolore, coi testimoni.
Perché ogni delitto, come questo di una ragazza uccisa in un androne di un palazzo in ristrutturazione, finita dentro un amore inseguito, poi diventato soffocante, racconta quanto può essere profondo e vicino a noi, il male.

C'è, a metà racconto, un passaggio interessante sul tema della libera circolazione delle armi in America, sulla presunta maggior sicurezza che deriverebbe dall'avere più armi e di come, invece, questo costituisca un problema a cominciare dai poliziotti stessi: 

 Nonostante quello che l'associazione nazionale armaioli proclamava sul diritto di ogni e qualsiasi uomo di possedere armi e di andarsene allegramente per i boschi e divertirsi cacciando, a Carella, come ogni altro poliziotto di quella città, sarebbe piaciuta, sopra ogni altra cosa, una legge che proibisse a ogni privato cittadino, di possedere o portarsi a spasso un'arma da fuoco di qualsiasi genere e per qualsiasi scopo. Ma i poliziotti non hanno gran voce in capitolo a Washington, anche se sono loro che quotidianamente raccolgono tempesta mentre i fabbricanti d'armi, che seminano vento, raccolgono invece grossi profitti.

Questo libro non si trova in vendita negli store online (almeno, io non l’ho trovato): potete trovarlo usato su Ebay

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