19 luglio 2024

Il delitto della finestrella: Un caso per l'oste Zucchini – di Filippo Venturi


Prologo

Lunedì 3 dicembre, la mattina, sul presto
Fa talmente poco freddo a Bologna, in questo fine 2023, che si continua a viaggiare con abiti dai colori sgargianti, mentre le giornate è come se non ne volessero sapere di accorciarsi. Ma l’inverno, come da copione, è lì in agguato.

Carmine lo sa bene: i repentini mutamenti climatici sono una delle poche cose che gli condizionano la vita.

La finestrella di via Piella è un scorcio che si affaccia su uno dei pochi canali di Bologna ancora visibili: è un’immagine “instagrammabile”, perché quella piccola apertura verso il canale sta bene dentro una foto da caricare sul social e condividere l’immagine con gli altri.

Immagine presa dal sito www.turismo.bologna.it


È una delle attrazioni dei turisti che arrivano a Bologna e hanno poco tempo per girarla o per gustarne i sapori: proprio quel genere di turisti che all’oste – investigatore Emilio Zucchini, piacciono poco, sebbene quella finestrella così famosa sia poco distante dal suo ristorante, la Vecchia Bologna.
Sono magari quei turisti che chiedono i tortellini al ragù.. come ci ha già spiegato nella sua prima avventura, “Il tortellino muore nel brodo”. E così sia.

Ma chi è quel signore, Carmine Busca, che compare nel prologo? Sappiamo, ce lo spiega l’autore nelle prime pagine, che è un operaio edile venuto a Bologna dal sud, con un piccolo precedente alle spalle, due figli. E una busta in tasca, con una foto e un messaggio:

Adesso concentrati sulla foto e vedi se tra quei ragazzi ne riconosci qualcuno.
Lo capiremo solo andando avanti con questa storia che, come i precedenti romanzi di Venturi, mescolerà l’indagine, la scoperta di un’altra Bologna, quella dei dimenticati e quella delle storie dimenticate. Una storia dove, ancora una volta, Zucchini si troverà di fronte al braccio “sbagliato” della legge, ovvero il commissario Iodice.

Giovedì 6 dicembre
Emilio Zucchini sta aspettando che i due tiratardi levino le tende. Questa sera l’effetto catena non ha funzionato. “L’effetto catena”, in trattoria, è quell’inconsapevole (nonché infallibile) libera tutti che scatta quando uno degli ultimi clienti rimasti si alza per pagare il conto, portandosi dietro, a mo’ di pifferaio magico, anche coloro che, fino a quel momento, non avevano dato segno di volersi schiodare dalle sedie.

È arrivato finalmente il momento di sbaraccare e di chiudere il ristorante, per prendersi un po’ di riposo meritato. E in effetti il nostro oste investigatore ne avrebbe bisogno, per i tanti pensieri per la testa a cominciare da quella relazione che ha cominciato con Diana, una giornalista sportiva famosa conosciuta tempo prima in un locale. Fanno una strana coppia, la giornalista bella e brava e l’oste tradizionalista e poco social, ma la relazione va avanti.
All’improvviso, dopo un fulmine, arriva il black out

Della luce manco l’ombra, ed è già mezzanotte passata. Spera solo che tutto ’sto bailamme non sia uno dei soliti segnali. Quando nel ristorante si verifica un imprevisto Zucca ha sempre il timore che possa trattarsi di un avvertimento, l’annuncio che sta per accadere qualcosa di sinistro.
Eccolo, l’imprevisto: dopo aver udito poco lontano delle persone gridare, gli appare sulla soglia del locale, Maicol Fabbri, col suo bastone e col vestito tutto sporco di sangue.
Senza riuscire a tirar fuori una spiegazione, Emilio aiuta Maicol a pulirsi alla bell’e meglio, prima che quest’ultimo scappi via.
Che si sia cacciato in qualche guaio? Maicol è un senzatetto, nato a Casalecchio di Reno, con diversi problemi tutti legati ad un brutto evento del suo passato,
giusto il 6 dicembre del 1990, la strage di Casalecchio: lui era uno degli studenti dell’istituto su cui andò a schiantarsi un aereo militare. Certo, pensa Zucchini, Maicol non ha mai fatto male a nessuno, ma chi può sapere come reagisce una persona come lui:
«Sai come funziona con me.»
«No, Maicol, non lo so. Dimmelo tu!»
«Mi accendo e mi spengo come una lampadina. Ora sono su on, tranquo, amico mio...»

Cosa è successo quella notte in via Piella?
Un uomo è stato trovato sul fondo del canale con la testa spaccata: qualcuno probabilmente lo ha colpito alla testa e gettato proprio dalla finestrella giù lungo il canale.
Sul luogo del delitto arriva il commissario Iodice: è un poliziotto semplice, uno che di fronte ad un omicidio deve trovare una soluzione semplice. Due testimoni gli parlano di questo “Charlie Chaplin” visto in zona nello momento in cui si erano accorti di quel corpo nel canale (e non per una nuotata fuori stagione). Deve essere lui l’assassino che, per le tracce di sangue lasciate, lo porta come le briciole di Pollicino, al ristorante di Zucchini. Proprio lui, quel maledetto ristoratore che gli ha fatto fare tante brutte figure nel passato. 
Abbiamo l’assassino e anche chi lo ha aiutato.

Ancora una volta il nostro ristoratore, strenuo difensore della cucina tradizionale, si trova davanti alla legge, anche trattato in malo modo. Per difendersi dalle accuse di Iodice, deve improvvisarsi un’altra volta investigatore per capire cos’è successo la notte scorsa in via Piella: è stato veramente Maicol ad uccidere quella persona - un writer chiamato Giotto, per il tratto dei i suoi disegni? E come mai Maicol era tutto sporco di sangue?

In sella alla sua vespa senza lunotto, non proprio il mezzo più adatto in un freddo dicembre, dal centro di Bologna fino al Pratello, Zucchini deve fare quel lavoro che la polizia sembra non voler fare, dare una risposta a tutte le domande sul morto: cosa ci faceva quella sera il writer in via Piella? C’è un legame tra Maicol e la vittima? E poi, cosa c’entra quel Carmine Busca che abbiamo incontrato nel prologo, quasi una settimana prima? Tutti i pezzettini di questo puzzle troveranno alla fine la loro giusta collocazione, mettendoci dentro anche una influencer da mezzo milione di follower, un investigatore con molto pelo sullo stomaco, un ragazzo innamorato e un padre rimasto con la mentalità del secolo passato.
Una storia di amore e di avidità.

Che strascichi lascerà questa storia su Emilio? Come andrà avanti la sua relazione complicata con la giornalista sportiva? E Maicol, uno dei tanti invisibili che vivono ai margini delle nostre città, riuscirà a superare il suo dramma, quel buco nero che ha inghiottito la sua gioventù e quella degli altri studenti del Salvemini?

C’è il rimpianto, il solito, per non essere rimasto intrappolato insieme agli altri. C’è il senso di colpa mai sopito. C’è il tempo che non torna.

Come nei precedenti romanzi della serie, anche in questo c’è spazio per la memoria, per non dimenticare la tragedia avvenuta 24 anni fa a Casalecchio di Reno quando un aereo dell’aeronautica militare in avaria si schiantò sull’istituto Salvemini, causando la morte di 12 studenti (e il ferimento di altri 88, anche in modo grave). Quella di Casalecchio è la strage dimenticata, dove lo Stato italiano si è mostrato di fronte ai parenti delle vittime, con due volti: quello solidale e generoso delle istituzioni locali che si sono mosse subito per aiutare le famiglie e poi quello delle istituzioni centrali, che tramite l’avvocatura dello Stato ha difeso i militari accusati di omicidio colposo.

.. fa da contraltare l’atteggiamento dello Stato che, scegliendo di assistere il pilota e gli altri ufficiali dell’Aeronautica Militare coinvolti, si presenta in tribunale come controparte delle vittime, nonostante esse siano i suoi cittadini, i suoi studenti, la sua scuola.

Alla fine quella tragedia, quelle morti, sono avvenute solo per una fatalità.
Come a Cermis, nel 1998.
Se il nome di Maicol Fabbri è inventato, non lo sono quelli dei 12 studenti morti

Deborah Alutto, di Zola Predosa

Laura Armaroli, di Sasso Marconi

Sara Baroncini, di Casalecchio di Reno

Laura Corazza, di Sasso Marconi

Tiziana de Leo, di Casalecchio di Reno

Antonella Ferrari, di Zola Predosa

Alessandra Gennari, di Zola Predosa

Dario Lucchini, di Bologna

Elisabetta Patrizi, di Casalecchio di Reno

Elena Righetti, di Sasso Marconi

Carmen Schirinzi, di Sasso Marconi

Alessandra Venturi, di Monteveglio

Per chiudere, un consiglio :non fate mai arrabbiare un ristoratore come Zucchini, se non volete ricevere rispostacce come queste

Certe volte a Emilio piacerebbe reagire d’istinto, rispondere per le rime.
“Scusi, come sono le lasagne verdi?”
“Blu.”
“È tenera la guancia di manzo?”
“Assolutamente no, signora: è durissima.”

Le precedenti indagini di Emilio Zucchini

La scheda del libro sul sito di Mondadori

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Nessun commento: