04 settembre 2024

L'uomo dei dubbi, di Ed McBain


Quando si svegliò, nella stanza faceva un gran freddo, e i vetri della finestra erano incrostati di ghiaccio. Non riuscí a ricordare subito dove fosse. Nella sua camera, al mattino, d’inverno, faceva sempre freddo. Quella, però, non era la sua camera. Per qualche istante si ribellò all’aspetto estraneo del luogo, poi si ricordò di essere in città.

In questo romanzo, il diciannovesimo della serie sui poliziotti dell’87 distretto di polizia, Ed McBain compie una vera e propria rivoluzione copernicana: al centro del racconto non ci sono più i suoi poliziotti, che per i lettori dei suoi romanzi sono così vivi e reali da considerarli come persone di famiglia. Al centro del racconto c’è un personaggio strano, che incontriamo sin dall’inizio mentre si muove nella sua stanza di quella specie di pensione dove ha trovato una stanza da affittare.

Si chiama Roger Broome, è arrivato in città per vendere i suoi utensili in legno che produce nella sua bottega a Carey, un piccolo paese conosciuto solo da chi passa di lì per andare a sciare.

Era alto un metro e novantasei e pesava novantacinque chili abbondanti. Aveva mani grandi, scure e callose, da contadino.

Seguiamo la sua giornata mentre si sposta per il quartiere di questa città, che assomiglia tanto a New York anche se non lo è: a discutere con la padrona della stanza, l’incontro con Amelia nel negozio dove compra i biglietti da spedire per la madre, su a Carey.
Poi l’incontro col balordo Clyde, un tizio che ha incontrato davanti l’ingresso dell’87 distretto e a cui offre da bere, anche se non lo conosce, anche se non avrebbe nulla da spartire con lui.

Ma Roger Broome, questa la prima impressione che abbiamo di lui, è una brava persona, uno di quelli che ha sempre lavorato, che è diventato capofamiglia in fretta per la perdita del padre, forse un po’ succube della madre, ma come si fa a non esserlo, quando si vive tutti assieme in una casetta piccola, in un piccolo paese…

Sarebbe dovuto andare alla polizia. Dio, se c’era freddo in quella stanza!

C’è una cosa che incuriosisce, però, di Roger Broome: sente il bisogno di andare dalla polizia, proprio dagli agenti del Distretto dove si trova la sua stanza, per raccontare qualcosa che gli è successo la sera prima.
Ma ha tanti dubbi, Roger, non riesce a decidersi ad entrare nel Distretto e a cercare un poliziotto: non perché nessuno gli dia retta, è che proprio non riesce a decidersi.

Ma cosa deve raccontare alla polizia?

Non lo sappiamo: servirebbe a Roger un detective, non come quello che aveva incontrare nel bar, quando stava bevendo qualcosa con Carey, quel detective Parker che non gli ispirava fiducia.

Non gli andava l’idea di raccontare la storia a qualcuno che non fosse un detective. No, proprio non gli andava. Roger voleva parlare subito con un detective e sistemare la faccenda
Ecco, andrebbe bene proprio quell’altro detective, che aveva visto uscire dal distretto e andare a piedi verso un ristorante, dove l’aspettava quella donna così particolare, bella, con degli occhi neri intensi, e sordomuta. Quel detective, alto, con gli zigomi così particolari, da cinese, gli ispirava fiducia, davanti a lui riuscirebbe a spiegare cosa è successo.

Ma sembra che il nostro Roger non riesca proprio a decidersi. Ma cosa avrà mai da raccontare alla polizia?
Nel frattempo, usando il meccanismo del flashback, pezzi della serata e della giornata precedente riaffiorano, come l’incontro con quella donna, brutta come le tante ragazze che aveva conosciuto al paese (chissà perché a lui toccavano solo ragazze brutte), conosciuta in un locale dove era entrato solo per scaldarsi i piedi. Molly, questo il suo nome, era venuta in città da Sacramento per trovare un lavoro, al momento senza fortuna però.
Brutta, ma con qualcosa di interessante. Tanto da passarci la sera assieme.

Forse con Amelia avrà maggior fortuna, la ragazza conosciuta quando doveva spedire la cartolina alla madre: è un gioco di punzecchiature, battutine, quello con Amelia lo avvicina. Lei sì che è una bella ragazza, finalmente, se non avesse però quel difetto, almeno agli occhi della madre, quella pelle scura..

Pagina dopo pagina, si percepisce un cambiamento nel tono del racconto: la storia, apparentemente semplice dell’uomo di campagna venuto in città a vendere la sua mercanzia diventa un racconto dove iniziano a comparire tanti punti neri.
È un crescendo emotivo, quello del lettore, che arriverà al finale, incredibile e da lasciare a bocca aperta, dove tutti i pezzetti della storia avranno trovato il loro posto.

E i poliziotti, gli agenti del Distretto? Carella compare assieme alla moglie, mentre viene inseguito da Roger senza che lui se ne accorga.

Incontriamo altri agenti nel Distretto mentre interrogano due ragazzi accusati di furto in un negozio.
Altri agenti, Cotton Hawes e Hal Willis, invece li incontrerà proprio nella stanza affittata, chiamati dalla padrona per indagare su uno strano caso di furto, un ladro che si è portato via dalla cantina un frigorifero vecchio, da pochi dollari.
Ma al centro c’è lui, questa persona enorme, che comprendiamo sin da subito un po’ ingenua, il classico uomo venuto da fuori, che non conosce la città e che si muove a fatica in queste fredde giornate di febbraio.
L’uomo dei dubbi.

.. accese il motore, guardò ancora una volta la stazione di polizia, poi si mise a guidare. Tornava a casa. Da sua madre.
La scheda del libro sul sito di Einaudi
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