Appartamenti che non si trovano perché conviene affittarli ai turisti (usando piattaforme come AirBnb). Intere città in mano ai fondi speculativi con i prezzi delle case alle stelle: madavvero il valore degli immobili lo deve decidere solo il mercato?
Il diritto alla casa e le difficoltà nel trovare un appartamento in affitto sono il servizio principale dell’ultima puntata di Presadiretta di questa stagione.
In aspettando Presadiretta si parlerà di Alberto Trentini, un nostro concittadino di 45 anni che di trova da più di cinque mesi presumibilmente in un carcere in Venezuela a Caracas. Solo che, a differenza della carcerazione di Cecilia Sala (la giornalista de Il Foglio arrestata in Iran e liberata lo scorso gennaio, Alberto non è riuscito a parlare con la famiglia, non è stato avvicinato da nessun avvocato, non è stato visitato dal console italiano: siamo tutti preoccupatissimi – racconta Riccardo Iacona nell’anteprima - ancora non viene liberato, non si sa neanche perché lo abbiano messo dentro. Quindi Presadiretta rilancerà l’appello per la liberazione di Alberto Trentini coi reportage girati in Venezuela: i giornalisti sono riusciti ad intervistare un cittadino statunitense che probabilmente è stato nello stesso carcere dove si trova adesso Alberto, hanno intervistato la madre, tutto per riaccendere le luci su questa vicenda.
Alberto Trentini è un operatore umanitario di 45 anni nato a Venezia: il 17 ottobre scorso è arrivato in Venezuela per la ONG francese Humanity Inclusion per portare aiuti a persone con disabilità. È una delle ONG che nel 1997 aveva ricevuto il premio nobel per la pace.
Alberto scrive alla madre del suo arrivo all’aeroporto di Caracas comunicandole che sta bene: questo è l’ultimo messaggio che i genitori hanno ricevuto. In un trasferimento di lavoro da Amazonas a Guasdualito, una regione al confine ovest del paese, il 15 novembre, Alberto viene arrestato. Sono passati 170 giorni, più di cinque mesi, senza alcuna notizia, nemmeno una telefonata è stata concessa ad Alberto, come nemmeno ha ricevuto la visita del console o di un rappresentante italiano. Circostanza ancora più grave perché Alberto per alcuni problemi di salute delle prendere delle medicine tutti i giorni.
Sappiamo solo che è in prigione senza aver ricevuto alcuna accusa formale. Alberto Trentini ha lavorato da sempre nel mondo della cooperazione, sin dal servizio civile: prima del Venezuela aveva compiuto missioni umanitarie in Perù, Libano, Etiopia.
A Bologna si trova il Cefa, la prima Ong per la quale ha lavorato Alberto: Alice Fanti ha raccontato a Presadiretta del suo impegno per le comunità, per le persone, ha studiato moltissimo negli anni per diventare l’operatore umanitario professionista che è adesso.
“Quando
abbiamo appreso la notizia siamo rimasti tutti abbastanza sconvolti
perché per chi conosce Alberto sa che non si metterebbe mai nei
guai.”
Cosa può essere successo mentre era lì sul campo in
Venezuela?
“Si
è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato, perché Alberto
era in Venezuela da pochi giorni e Alberto è una persona
stra-prudente e stra-attenta.”
Chi conosce bene come lavora
sul campo Alberto Trentini è il responsabile dei progetti in
sudamerica del Cefa, Andrea Tolomelli, ha lavorato con lui per tre
anni e ne ha grande stima: “ha la capacità di entrare in empatia,
ha la capacità di gestire progetti, con fondi anche importanti e
questa è una cosa che io, che lavoro nella cooperazione da 26 anni,
non ho visto in molte persone.”
Il Sudamerica è un continente che conosce bene: “io credo che sia il continente che conosce meglio, sa benissimo come muoversi, credo che abbia avuto solo una grandissima sfortuna ..” continua Andrea Tolomelli, che dietro la sua postazione ha una foto di Andrea.
“Lo tengo sempre lì perché c’è qualcuna di importante da fare in questo momento, da tenere a mente: bisogna che le persone ne parlino, che sia sempre nelle nostre teste, perché ognuno nel suo piccolo può dare una mano per la liberazione di Alberto. 150 giorni sono tanti.”
Una casa per tutti
Quanto
è difficile trovare una casa in affitto, specie nelle grandi città
come Milano?
Presadiretta racconterà delle incredibili offerte
di affitto che vengono offerte a persone che arrivano qui in cerca di
lavoro o a studenti fuori sede. A Milano perfino uno scantinato è
stato destinato a casa per studenti: in questa specie di
“appartamento” vivono dieci persone e ciascuna paga circa 700
euro al mese a stanza. Qui la giornalista di Presadiretta ha
incontrato tre ragazzi spagnoli qui per studio: una di loro vive in
quella che è considerata una cucina, con dentro un letto e una
scrivania e guarda la città dal basso del seminterrato.
Tre
bagni ciechi per dieci persone, una cucina buia a mezza rotta e un
contratto d’affitto che non sono sicuri sia valido: nelle foto
dell’annuncio sembravano belle in confronto alla realtà, nelle
stanze è presente la muffa e in alcune il riscaldamento non
funziona.
Quando i ragazzi hanno cercato di chiamare il gestore hanno trovato la voce di un bot, con cui parlano via whatsapp. I tecnici sono arrivati poi dopo più di un messo.
I ragazzi hanno spiegato che questo scantinato era uno di quelli che costava meno: per loro pagare 700 euro per una stanza in uno scantinato non è una truffa ma la realtà, il compromesso per studiare a Milano.
Ma il problema di una casa a Milano non riguarda solo studenti o i ceti poveri: l’emergenza abitativa è diventato un problema anche del ceto medio perché le città italiane, non solo Milano, sono diventare invivibili, perché abbiamo lasciato il valore dell’immobile solo al libero mercato (che poi libero non è), alla speculazione immobiliare e agli affitti brevi. E questo è il risultato.
Insomma, nella stessa città si innalzano grattacieli laddove c'erano abitazioni di pochi piani con la sola autorizzazione di una Scia e col beneplacito delle commissioni del comune (e su questo la procura di Milano ha aperto una indagine) dall'altra parte non si riesce a garantire una casa per tutti, portando avanti un processo di gentrificazione, che scaccia dai quartieri centrali i ceti poveri.
Da
Milano a Roma: Presadiretta ha raccolto qui la testimonianza di
Viviana per la sua estenuante ricerca di un alloggio da affittare
nella capitale, dopo aver ricevuto la lettera di sfratto.
Le è
scaduto il contratto dopo che le è stato aumentato l’affitto a
1265 euro al mese, una cifra che non si poteva permettere a fronte di
uno stipendio di 1600 euro.
Nel
servizio che potete trovare in anteprima sui canali social di
Presadiretta, Viviana racconta di aver vissuto per sette anni
nell’appartamento assieme alla figlia, nel quartiere residenziale
di Monteverde. Ha sempre pagato l’affitto regolarmente ma quando il
proprietario le ha chiesto l’aumento e per lei è diventato
eccessivo, lui l’ha sfrattata. In attesa di trovare casa sta
accumulando tutte le sue cose dentro gli scatoloni, “non posso
nemmeno offrire un caffè, ho lasciato solo una tazzina fuori, è
come vivere in un limbo, non puoi vivere bene in una casa dove sei
sotto sfratto ..”
Il problema è che oggi una casa in affitto
a Roma non si trova se non a prezzi esorbitanti: filtrano la zona
dentro il raccordo anulare, per meno di 750 euro non si trova niente
usando una nota app di ricerca, “sotto gli 800 euro è difficile
trovare anche i monolocali a meno di non voler andare ad abitare
negli scantinati ..”
Infatti dalla app si trova qualcosa a 850
euro, si tratta di un piano seminterrato con soggiorno angolo
cottura, camera e bagno. Più le spese di condominio, altri cento
euro al mese. Questo è quello che ti propongono a meno di mille
euro: per gli appartamenti in affitto a mille euro poi vengono
richieste delle garanzie vincolanti, doppia busta paga, no famiglie,
no animali, solo studenti, no residenti a Roma.
Il problema della casa ora riguarda perfino gente che lavora, con uno stipendio regolare che però non si possono permettere un affitto perché gli affitti sono più alti degli stupendi.
Esistono però delle alternative a questo modello, si possono calmierare gli affitti come fatto in altri paesi come Presadiretta andrà a raccontare.
Per
esempio a Torino si trova una startup che si chiama Homes4All, una
casa per tutti, Matteo Robiglio ne è il responsabile immobiliare:
“cerchiamo di risolvere il problema della distanza tra la domanda e
l’offerta di abitazioni, l’Italia come in molti altri paesi è un
luogo dove ci sono moltissimi immobili abbandonati, non affittati,
fuori dal mercato e poi molte persone che non trovano una casa.”
A
Torino ci sono 50mila case vuote , una casa su dieci è disabitata,
in compenso ci sono migliaia di famiglie che fanno fatica a pagare
l’affitto e rimangono senza casa. Questa startup nata nel 2019 da
un progetto del Politecnico di Torino ha inventato un modo per dare
in affitto una casa ad un prezzo accessibile a chi ne ha bisogno e
allo stesso tempo garantire un reddito sicuro ai proprietari che
decidono di mettere su mercato case che altrimenti resterebbero
sfitte e vuote. Non è beneficenza ma un modello innovativo e
sostenibile.
“Lei
ha un appartamento che le interessa mettere a disposizione” spiega
ancora Matteo Robiglio “noi lo valutiamo, le assumiamo in gestione,
lo rinnoviamo se necessario e le garantiamo un reddito. La casa lei
la sta affittando a me, poi sarò io a gestire il rapporto con
l’inquilino, mi assumo io la responsabilità di eventuali cattivi
comportamenti, qui c’è un soggetto che non scompare, che paga
tutti i mesi, che presidia il bene.”
Gli alloggi vengono poi
assegnati a canoni calmierato a chi non ha i requisiti per una casa
popolare ma non riesce nemmeno a trovare un affitto sul mercato
privato.
Per esempio persone che si sono separate dopo una
relazione e che hanno iniziato ad accumulare dei debiti, per
l’affitto, perché poi è venuta una malattia. Poi è arrivata la
lettera di pignoramento della casa: “all’epoca lavoravo al call
center della società idrica piemontese” racconta a Presadiretta
una ragazza “hanno dovuto lasciare a casa delle persone, ho perso
il lavoro, ho iniziato a cercare casa, ero mamma con due figli
minori.. Ne ho viste tante di case, una quindicina, poi un giorno ero
su internet e mi appare l’annuncio di Homes4All.. Una casa bella
finalmente, pavimenti nuovi, muri imbiancati, bagno nuovo, ho dovuto
solo prendere il resto dei miei pochi mobili e portarlo
qui.”
Presadiretta mostrerà la casa di Daniela – la ragazza
che ha dato la sua testimonianza alla trasmissione – dove vive con
due figli adolescenti, un cane e un gatto, una casa ristrutturata e
sistemata finalmente al giusto prezzo: “pago 320 euro perché
avendo i requisiti il comune mi ha concesso un affitto a tariffa
agevolata”.
Una casa come quella di Daniela sul mercato verrebbe a costare molto di più, dai cinquecento ai seicento euro.
La scheda del servizio:
A "PresaDiretta" il dramma degli alloggi in Italia
E la vicenda del cooperante Alberto Trentini
"PresaDiretta", nell’ultima puntata di questa stagione, in onda domenica 4 maggio alle 20.30 su Rai 3, si concentra sul dramma degli alloggi che costano troppo o che mancano. Da Milano a Roma, viaggio tra universitari, inquilini a rischio sfratto, aumento degli affitti brevi ai turisti, speculazioni dei fondi immobiliari, inchieste della magistratura. Il racconto delle soluzioni in Danimarca, ma anche in Italia. In partenza di puntata la storia di Alberto Trentini, da 170 giorni in un carcere venezuelano, con una toccante intervista alla mamma.
"Aspettando PresaDiretta", nella prima parte della serata, dalle 20.30 fino alle 21.25 circa, si occuperà della vicenda del cooperante veneto Alberto Trentini, da oltre 5 mesi detenuto in un carcere venezuelano senza possibilità di fare o ricevere telefonate né visite, senza contatti con ong, avvocati, familiari e amici. Una toccante intervista alla mamma Armanda e il suo appello a liberarlo subito. L’intervista in esclusiva per l’Italia a David Estrella, cittadino statunitense con doppio passaporto, che ha trascorso 145 giorni nel carcere di El Rodeo 1, proprio quello dove potrebbe essere imprigionato anche Alberto Trentini. Ospite in studio: il giornalista Stefano Feltri.
A seguire, la puntata intitolata "Una casa per tutti". Una rete di funzionari del Comune, costruttori e professionisti che avrebbe facilitato – secondo la magistratura milanese – decine di operazioni immobiliari con pratiche fuori legge. PresaDiretta ricostruisce il sistema edilizio ambrosiano come primo tassello del viaggio dentro l’emergenza abitativa che, da Milano a Roma, sta spingendo lontano dai centri urbani migliaia di abitanti, la classe media. Solo nel capoluogo lombardo, più di 200 mila persone sono entrate nella cosiddetta zona grigia: troppo ricchi per avere accesso a una casa popolare e troppo poveri per abitare in città. Le storie - nella Capitale - di Viviana, Giancarlo, Giuseppe, Maurizio, tra l’incubo dello sfratto e la faticosa ricerca di un alloggio dignitoso in una città dove l’offerta di affitti a lungo termine negli ultimi 5 anni si è ridotta dell’80 per cento. Parte della responsabilità va, oltre che all’assenza di politiche abitative pubbliche, agli affitti brevi per turisti che permettono di speculare sugli immobili. Il racconto delle proteste contro case vacanza e B&B, ma anche della mobilitazione degli studenti universitari: per loro, negli ultimi tre anni, l’affitto di una stanza singola è aumentato quasi del 40 per cento. L’inchiesta nel business degli Studentati tra gestori di residenze universitarie, costruttori privati e fondi immobiliari e il bando del Pnrr che ha messo a disposizione 1 miliardo e 200 milioni per creare, entro giugno 2026, almeno 60 mila nuovi posti letto. Come andrà a finire? Ma c’è anche chi, come la società “Homes4all” nata da un’iniziativa del Politecnico di Torino, intercetta sul mercato immobili vuoti da mettere poi a disposizione di nuclei familiari in difficoltà: un innovativo modello di housing sociale per rispondere all’emergenza abitativa.
Un viaggio, in Danimarca che ha risposto alla speculazione immobiliare con un’opposizione che ha visto fare fronte comune la società civile con tutti i partiti politici. La storia della cosiddetta “Legge Blackstone” che ha introdotto regole stringenti in difesa del diritto alla casa. Infine, il modello danese di edilizia sociale: chiunque può aspirare a una casa a prezzi accessibili. A fare da garante lo Stato e gli stessi cittadini, in un sistema finanziariamente virtuoso al quale l’Unione Europea si sta ispirando per affrontare l’emergenza abitativa. Ospite in studio Sarah Gainsforth giornalista e scrittrice esperta di trasformazioni urbane e di politiche abitative.
"Una casa per tutti" è un racconto di Riccardo Iacona e Maria Cristina De Ritis con Cecilia Carpio, Daniela Cipolloni, Marianna de Marzi, Alessandro Macina, Elena Marzano, Emilia Zazza, Eugenio Catalani, Fabio Colazzo, Matteo Delbò, Fabrizio Lazzaretti, Massimiliano Torchia.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.
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