Prologo
Ti ho vista questa mattina. Con lui. Nonostante ti avessi detto che dovevi lasciarlo perdere non mi hai dato retta. Non hai ascoltato una sola parola. Put***… Che credevi, che non me ne sarei accorta?
Chi era Vito Strega prima di diventare capo della della squadra speciale per i crimini violenti? Piergiorgio Pulixi ce lo racconta in questo primo capitolo della serie, dove lo come funzionario della squadra omicidi, un ottimo poliziotto ma pessima persona.
Perché
Vito Strega è uno di quegli investigatori che prendono le storie
delle vittime come una questione personale, da risolvere con ogni
mezzo, anche andando fuori dalle regole.
Ma un investigatore è
anche una persona che la sera avrebbe diritto a ritagliarsi un suo
spazio, lontano dalla morte, dal dolore, dal male. Per Vito Strega
non è così ed è per questo che il suo matrimonio con Cinzia è
naufragato arrivando a quella separazione che lui non ha mai
accettato.
«Voglio che sia ben chiaro che non è stata una mia decisione quella di venire qui» disse Vito Strega dopo i saluti di rito.
Ed ora lo incontriamo qui, nello studio di una psicologa che deve capire cosa sta succedendo nella testa di questo poliziotto: non per la separazione, ma per un’altra brutta storia. Nel corso di una operazione, ha ammazzato un collega. Sospeso dal servizio, ora i suoi superiori vogliono capire se può riprendere il servizio, se quel colpo di pistola (non chiarito del tutto) ha lasciato strascichi nella sua mente, più di quanto tutti i delitti che ha dovuto seguire abbiano già fatto.
L’uomo che aveva davanti non stava bene. Era il ritratto della salute, ma dietro quel fisico massiccio nascondeva qualcosa. E per il suo palato di psicologa Vito Strega, con le sue zone buie e i suoi mille spigoli, era un piatto sublime.
Il problema è che di una persona come lui ne avrebbero veramente bisogno alla squadra omicidi: all’improvviso la città è scossa da una serie di delitti, compiuto uno dopo l’altro: delitti dove non si deve nemmeno aprire un’indagine per capire chi sia l’assassino, perché questo è rimasto accanto alla vittima, come a voler rimarcare il gesto che ha fatto.
La trovarono col coltello ancora in pugno. Evidentemente ottantacinque pugnalate non erano abbastanza per la sua mente malata, perché stava continuando a infierire sul cadavere con rabbia animalesca.
Il
problema è che si tratta di ragazzini hanno ucciso loro coetanei
anche in modo particolarmente crudele, ragazzini che non possono aver
veramente compreso il gesto che hanno fatto: la tredicenne che
accoltella la coetanea colpevole di non voler ricambiare il
sentimento, il ragazzo sovrappeso che uccide quanti lo deridevano,
poi un insegnate ucciso perché colpevole di molestare una
studentessa, un’altra ragazzina che decide di uccidere la rivale in
amore perché si è messa di mezzo ..
Non può essere un
caso, deve esserci qualcuno. Ne è convinto Vito Strega che cerca di
aiutare la sua collega, nonché amica, Teresa Brusca. Vito è
formalmente sospeso, nemmeno potrebbe consultare i fascicoli,
figuriamoci fare delle indagini e sentire i genitori di questi
assassini minorenni.
Ma è quello che Vito si trova a fare: perché quello del poliziotto è l’unico lavoro che è capace di fare e, soprattutto adesso che il suo matrimonio è finito (e la ex moglie ha una nuova relazione), è l’unica ancora per poter mantenersi a galla in questo mare in tempesta che è diventata la sua vita.
Sapevo che l’avresti fatto, sapevo che saresti venuto, che mi avresti seguita, che avresti trovato una scusa per venire in bagno…
Ma le indagini non portano a nulla: i colpevoli in erba non avevano nulla in comune, non si conoscevano e venivano da famiglie che non avevano relazioni tra loro. Anche l’analisi dei profili social non porta a nulla, nessun messaggio strano, nulla che possa far risalire a qualcuno che li abbia istigati a compiere quello che hanno fatto. Spaccare la testa con un martello, uccidere a coltellate, sfregiare con l’acido.
Eppure Vito ne è convinto: deve esserci un “burattinaio” sopra questi ragazzi, non possono aver agito in quel modo, con quella fredda convinzione.
Ma questa indagine rischia di naufragare anche per un altro motivo: tutta colpa di Vito, del suo non volersi rassegnare alla fine del suo matrimonio, nel voler rifiutare il supporto della psicologa che dovrebbe valutarlo per capire se può ancora farlo quel lavoro.
Quel lavoro che ha portato Vito Strega ad essere quello che è diventato: in questo romanzo ripercorreremo un pezzo della sua infanzia, del suo rapporto col padre, gli anni in cui indossava una divisa ed è stato in Kosovo, ufficialmente in missione di pace.
Quel lavoro che oggi per lui è tutto:
Nella testa gli sembrava di udire il canto straziante degli innocenti. Le vittime si alternavano in quel coro, dilaniandolo con accuse e recriminazioni.
Il canto delle vittime innocenti è quello che lo perseguita, che lo costringe a non fermarsi finché non è stato trovato il colpevole, spingendo il suo sguardo sempre più a fondo nel pozzo dell’orrore.
Il male si insinuava in ogni fibra del suo corpo, mischiandosi al suo sangue. Sentiva il dolore e la disperazione delle vittime, e il loro canto, nella sua mente, adesso era un coro assordante.
Trovare l’assassino, oltre che una promessa fatta alla madre di una di queste adolescenti manipolate da un burattinaio che si rivelerà solo alla fine, è anche l’unico modo per Vito Strega di placare questo “canto degli innocenti” nella sua testa.
Questo primo capitolo della serie “I canti del male”, questo libro (uscito originariamente per Edizioni E/O) ci fa conoscere l’investigatore-criminologo Vito Strega: una figura complessa da descrivere per le fragilità che si porta dentro, per le mille spigolature del carattere che la figura massiccia tende a nascondere.
Un uomo che qui vediamo muoversi attorno a diverse figure femminili: la sua collaboratrice Teresa Brusca, innamorata di lui che però Vito vede solo come un’amica. La ex moglie, di cui è ancora innamorato non accettando la fine della relazione. La psicologa che deve decidere della sua idoneità al lavoro e che si trova davanti questo enigma, questa persona sfuggente e insofferente alle sue domande sul passato. Infine una “dark lady” molto pericolosa, che non riesce a sfuggire dal fascino di quest’uomo dalla pelle scura e dagli occhi verdi.
Un personaggio, quest’ultimo, che abbiamo incontrato nuovamente nell’ultimo romanzo della serie “Per un’ora d’amore”.
La scheda del libro sul sito di Rizzoli
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