08 giugno 2006

L'odore della notte di Andrea Camilleri

Può essere considerato questo libro un giallo, dove l'unico morto reale appare solo al termine, mentre il morto del racconto è un ulivo saraceno?
La mia prima impressione, leggendo l'odore della notte, è che Camilleri si sia voluto prendere delle licenze, allontanandosi dai clichè usuali dei suoi libri e dando un taglio diverso al personaggio Montalbano.

Ad iniziare dall'indagine, che questa volta ha come argomento una truffa finanziaria ordita da un presunto "mago della finanza", il ragionier Gargano, che col miraggio i facili guadagni in borsa ha rubato soldi rendendosi irreperibile.
Scappato col bottino o ucciso dalla mafia? Gli inquirenti propendono per la mafia: ostinati a vederla comparire anche quando forse no c'è.
La rabbia che non ti aspetti, del commissario, di fronte allo scempio sul suo ulivo, quello sotto il quale andava a riflettere e, a volte, a risolvere i casi. Ma è una rabbia dovuto ad un primo momenti di crisi, per l'approssimarsi dell'autunno, un autunno che arriva a tradimento. Pensieri tristi in un Montalbano sempre più riflessivo e cupo, che riflette sulle mancate mezze stagioni, sui verbi che scompaiono (pensare, meditare, ascoltare, bighellonare ...).
Tristezza che si accentua al ricordo di Francois, che non vedeva da mesi, ma dovuta anche alla lontananza dalla sua fidanzata Livia.
Rapporto sofferente tra i due, simbolicamente rappresentato da questo maglioncino inglese: non a caso il libro si apre e chiude col maglioncino che Livia a regalato a Montalbano: maglioncino odiato, che Montalbano vorrebbe distruggere, bruciare, sotterrare nella terra. Ma non riesce a portare atermine la sua furia distruttiva e, quando Livia torna a casa, il primo pensiero è "meno male che è qui".

Che odore ha la notte? "a seconda dell'ora la notte cangia odore" gli racconta un testimone.
L'odore della note come metafora del marcio che sta dietro la sparizione del "Re Mida" Gargano: "Di che odorava la notte? Ispirò profondamente. Odorava di frutta marcia, di cose che si disfacevano".
Come l'amore che per troppo tempo è rimasto inespresso dentro di noi.
E Montalbano si ritrova dentro un incubo, nel finale, dentro un vecchio racconto Faulkner "Omaggio a Emilia". Le ultime pagine sono molto suggestive e surreali. Un Camilleri innovativo che non ti aspetti.
Ma quando l'incubo finisce, con la soluzione del caso, Montalbano torna a respirare "E allora sentì che la notte aveva cangiato odore: era un odore leggero, fresco, era l'odore d'erba giovane, di citronella, di mentuccia".

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