Un'inchiesta giornalistica è la paziente fatica di portare alla luce i fatti, di mostrarli nella loro forza incoercibile e nella loro durezza. Il buon giornalismo sa che i fatti non sono mai al sicuro nelle mani del potere e se ne fa custode nell'interesse dell'opinione pubblica.
Giuseppe D'Avanzo
Torna Report, e torna in un momento
delicato della storia delle nostre istituzioni.
Non abbiamo un governo, anzi, quello
che c'è è dimissionario e non vede l'ora di andarsene.
Il nuovo parlamento, nuovo come
elezioni e come rinnovamento degli eletti, è fermo nell'attesa di un
governo che non si riesce a vedere all'orizzonte.
Il presidente della Repubblica è a
fine mandato e, per prendere tempo (visto l'insuccesso del mandato
esplorativo a Bersani), ha nominato due comitati di saggi, per delle
proposte in ambito economico e istituzionale.
Siamo in crisi, lo sappiamo tutti. Calo
dei consumi, disoccupazione, desertificazione industriale, fuga dei
cervelli, tasse in crescita e stipendi al palo. Una burocrazia
rimasta agli anni '80 in un mondo dove la gente prende le notizie su
Facebook.
Un sistema di gerontocrati che,
quando parlano, non si riescono a capire. Anzi, parlano solo a loro
stessi e ai loro pari, in difesa dei loro interessi e delle loro
poltrone .
Più o meno tutti, se siamo onesti
intellettualmente, sappiamo cosa si dovrebbe fare.
Rendere trasparenti i bilanci di tutte le amministrazioni; togliere dalla politica le nomine dentro le partecipate e le controllate pubbliche, la sanità. Rendere trasparenti gli atti degli appalti ed eliminare (per una questione di opportunità) i casi di conflitto di interesse.
Tagliare i costi della politica, che non vuol dire solo gli stipendi: sono le auto blu, i vitalizi e i benefit, le pensioni d'oro e gli stipendi d'oro, i rimborsi elettorali e i fondi ai gruppi di partiti nelle regioni. Far diventare i partiti degli enti privati con un bilancio da presentare e far validare ogni anni.
Rendere trasparenti i bilanci di tutte le amministrazioni; togliere dalla politica le nomine dentro le partecipate e le controllate pubbliche, la sanità. Rendere trasparenti gli atti degli appalti ed eliminare (per una questione di opportunità) i casi di conflitto di interesse.
Tagliare i costi della politica, che non vuol dire solo gli stipendi: sono le auto blu, i vitalizi e i benefit, le pensioni d'oro e gli stipendi d'oro, i rimborsi elettorali e i fondi ai gruppi di partiti nelle regioni. Far diventare i partiti degli enti privati con un bilancio da presentare e far validare ogni anni.
Report è una delle trasmissioni
che, meglio di altre, ha saputo fare luce sui problemi del nostro
paese: le banche (MPS,
BPM..),
i giornali, i costi della politica, le aziende di stato (il caso Eni,
che ha portato ad una richiesta di risarcimento da parte dell'azienda
per danno di immagine), le authority,
la sanità privata (e il ruolo di Cl nella sanità lombarda) ...
Sarebbe stato sufficiente che la
politica, anziché mettere mano alle cause civili, avesse preso
spunto dalle inchieste, per le loro scelte.
Altro che saggi, commissioni speciali,
tecnici che chiamano altri tecnici per capire come tagliare i costi
della politica.
Speriamo che questa stagione di Report
porti buoni consigli a chi di dovere, perché alla fine, siamo noi
cittadini che paghiamo per questa mala gestione.
Dice il neo procuratore antimafia, all'incontro di Barletta, riferendosi al governo dei tecnici (appoggiato dalla strana maggioranza) “invece di tagliare i costi della corruzione e dell'evasione – che ci costano 180 miliardi di euro l'anno – taglia i costi dello stato sociale, che viene smantellato con le privatizzazioni all'italiana, cioè un'altra declinazione della legalità possibile in Italia: svendere sottocosto, a cordate di privati industriali, che poi rivendono con plusvalenze miliardarie, o socializzando le perdite e privatizzando i profitti, come nel caso Alitalia”.
È un caso che un procuratore come Scarpinato, che diversamente da altri, mette in luce il rapporto tra criminalità (organizzata, politica, economica) e crisi sia sotto accusa per le sue affermazioni?
Si riparte questa sera da come la politica ha gestito i fallimenti delle aziende in crisi.
Alitalia, Tirrenia, Cit.
Di Alitalia, e della liquidazione del commissario Fantozzi, se ne era già parlato nella puntata del dicembre 2012 :
Dice il neo procuratore antimafia, all'incontro di Barletta, riferendosi al governo dei tecnici (appoggiato dalla strana maggioranza) “invece di tagliare i costi della corruzione e dell'evasione – che ci costano 180 miliardi di euro l'anno – taglia i costi dello stato sociale, che viene smantellato con le privatizzazioni all'italiana, cioè un'altra declinazione della legalità possibile in Italia: svendere sottocosto, a cordate di privati industriali, che poi rivendono con plusvalenze miliardarie, o socializzando le perdite e privatizzando i profitti, come nel caso Alitalia”.
È un caso che un procuratore come Scarpinato, che diversamente da altri, mette in luce il rapporto tra criminalità (organizzata, politica, economica) e crisi sia sotto accusa per le sue affermazioni?
Si riparte questa sera da come la politica ha gestito i fallimenti delle aziende in crisi.
Alitalia, Tirrenia, Cit.
Di Alitalia, e della liquidazione del commissario Fantozzi, se ne era già parlato nella puntata del dicembre 2012 :
La vicenda Alitalia.I conti sono ancora in rosso (passati i 3 anni dalla privatizzazione). I creditori ancora aspettano. E per risparmiare sui conti, viene detto ai comandanti di usare meno carburante, quello caricato come "extra fuel", in base al meteo, alla tratta e al traffico.Alcuni piloti, in forma anonima, parlano di pressioni da parte di Alitalia: con meno carburante, si abbassa il tempo di reazione, se succede qualche imprevisto.Come quelli di cui ha parlato l'inchiesta, per 3 voli di Ryanair, costretti ad atterrare a Valencia.
Il commissario Fantozzi aveva recuperato cash 252 ml euro e chiesto un'azione di responsabilità nei confronti di alcuni vecchi manager.Come Mengozzi e Cimoli, su cui la magistratura ha aperto già una indagine.Fantozzi è stato commissariato, nel luglio 2011 dal governo Berlusconi, e alla fine se ne è andato.Ai nuovi commissari, i giudici hanno chiesto cosa stanno facendo: i 3 nuovi commissari hanno contestato la relazione di Fantozzi.
Come vanno a finire i grandi fallimenti di Stato? Siamo l'unico paese al mondo dove i commissari straordinari sono nominati dal governo di turno, e la prassi di risolvere i guai di una grande azienda mettendo i debiti da una parte, per vendere il meglio con le new company, si è dimostrata nel tempo disastrosa. Perché le procedure di dismissione sono lunghissime, costose, poco trasparenti e alla fine i creditori non rientrano mai dei loro crediti? Dove sta la responsabilità di un meccanismo che non funziona?
Giovanna Boursier è andata a vedere a che punto è la procedura Alitalia, dichiarata insolvente nel 2008. Sono passati cinque anni dalla nomina del primo commissario straordinario, Augusto Fantozzi, che nel 2011 è stato sostituito, con norma ad hoc, da tre nuovi commissari: Ambrosini, Fiori e Brancadoro. Fantozzi aveva appena consegnato al Ministero azione di responsabilità contro 43 ex amministratori dell’ex Alitalia. Vedremo come va la nuova azione di responsabilità e come sta proseguendo l’Amministrazione Straordinaria, coi circa 35 mila creditori che aspettano di veder saldate le loro fatture, sulle quali hanno anche dovuto pagare l'iva. Sono soprattutto fornitori dell'ex Alitalia, o ex dipendenti.
Andassero almeno bene le “new company”, nate dalle ceneri dei fallimenti! Alitalia non decolla, Tirrenia, la compagnia marittima di Stato privatizzata nel luglio scorso, è in stallo, per non parlare di Cit, l’ex azienda del Turismo di Stato: privatizzata a fine anni ’90 e poi fallita, con 300 dipendenti che non hanno fatto altro che transitare, come fossero pacchi postali, da un fallimento a un altro; mentre alberghi e villaggi sono finiti nelle mani di una fiduciaria.
E
inoltre: Come va a finire? "LA CONGREGAZIONE" di Emanuele
Bellano
Il gruppo sanitario Idi-San Carlo di Nancy, di proprietà della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione è sull'orlo del fallimento. Fornitori, medici e infermieri non vengono pagati da mesi. Le attrezzature mediche sono fuori uso e non vengono riparate per mancanza di liquidità. Il gruppo ha accumulato 600 milioni di euro di debiti. Anche il Vaticano è intervenuto: Benedetto XVI con uno dei suoi ultimi atti prima di dimettersi ha commissariato la congregazione nominando tre responsabili a cui ha affidato il compito di salvare l'Idi.La procura di Roma ha appena disposto l'arresto dei manager che hanno gestito gli ospedali negli ultimi anni: padre Franco Decaminada, Domenico Temperini e Antonio Nicolella.Tra le attività che avevano messo in piedi c'era anche un business nella ricerca e sfruttamento di petrolio in Congo. Hanno costituito due società una a Kinshasa, in Congo, e una in Lussemburgo. Proprio mentre la crisi degli ospedali si faceva più acuta varie centinaia di migliaia di euro sono rientrate in Italia dal Lussemburgo finendo a una società campana.
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