Una volta era il diavolo a fare pentole
senza coperchi, dunque inutili.
Dobbiamo aggiornare anche i proverbi,
ora.
Perché questo è l'unico commento che
mi viene rivedendo a posteriori tutte le riforme messe in atto e
sbandierate da questo esecutivo che “accelera”, “non si fa
bloccare”, “fa le riforme attese da anni”.
E chi critica viene
battezzato dalla stampa embedded come “ribelli”,
“tafazzisti”..
Eccole qua le riforme.
Quella della Buonascuola,
partita dall'ingiunzione dell'Europa che ci chiedeva di stabilizzare
tutti i precari nella scuola: non è possibile continuare a tenere
insegnanti precari, di anno in anno, visto che la scuola ne ha
bisogno.
La più grande operazione di assunzioni
nella scuola (così la definita il sottosegretario Faraone)
si è fermata così a quota 70-80 mila insegnanti, che dovranno ora
scegliere tra lavoro e famiglia, visto che i posti sono al nord e
molte delle domande arrivano dal sud.
Ma in questo piano sono rimasti fuori
gli
insegnanti delle suole materne, a carico dei comuni: non potendo
richiamare i +36 (i precari con più di 36 mesi di insegnamento alle
spalle, lo vieta l'Europa), circa
10000 posti negli asili sono vaganti. Che fare?
La riforma delle province doveva
far risparmiare 10 miliardi l'anno, dicevano i giornali anni fa. Mi
piacerebbe che qualcuno ora verificasse la cifra. Le provincie, dopo
la grande riforma, sono rimaste come enti non elettivi e dove non c'è
modo, per il cittadini, di punire o premiare, le amministrazioni.
Le strade sono piene di buche, le
scuole sono a pezzi e non sono a norma (per le norme sulla
sicurezza)?
Basta non parlarne. Come dei buchi di
bilancio di questi enti. Così inutili, dicevano: le regioni
potrebbero prenderne le funzioni.
Dalle regioni pescheremo i futuri
senatori della Repubblica, se va in porto la seconda riforma
costituzionale (quella per cui se realizzata arriva poi la ripresa e
il bengodi).
Che farà il Senato? Siamo
sicuri che sarà una camera a costo zero (niente stipendi, né
diaria..)? Chi controlla che il Senato (e le sue immunità per questi
altri non eletti) non diventi poi terra di rifugio per i consiglieri
regionali con problemi giudiziari?
E, infine, la domanda più importante:
chi controlla poi l'esecutivo che, dopo tutte queste riforme, ha
nelle sue mani una grande concentrazione di potere? Non sono domande
da poco.
La riforma del lavoro. Nemmeno
B. (che pure aveva messo in pausa il paese, dice il rottamatore) era
riuscito a picconare così i sindacati, togliere tutte le tutele sul
lavoro e prendere così in giro gli italiani.
Sono soddisfazioni.
Via l'articolo 18. Via, di fatto,
l'aggettivo indeterminato da tutti i nuovi contratti.
Via al demansionamento dei dipendenti.
Via ai licenziamenti collettivi.
Imprenditori volete assumere? Ecco gli
incentivi per tre anni. E nessun controllo se qualcuno fa il furbo
(licenzia e poi riassume). Funzionano tanto bene che, se continua
così, potrebbe esserci un buco da 2 miliardi. Con questi incentivi
si volevano creare 1 milione di posti lavoro (nuovi).
Sui numeri veri, dei posti di lavoro
creati da questo governo poi, è in corso una farsa.
Numeri
sparati sui giornali senza controllare, numeri usati per
giustificare il taglio ai diritti.
L'occupazione non riparte così:
mettendo assieme i dati, come ha fatto Marta
Fana sul Manifesto, si vede una situazione stabile. Nè migliora
né peggiora. Peccato che già prima eravamo messi maluccio ..
Possiamo parlare anche della
flessibilità che stiamo chiedendo all'Europa, per avere quei
miliardi per poter togliere le tasse sulla prima casa e abbassare
quelle sul lavoro (per le imprese).
L'Europa è tirata in ballo anche come
alibi per una soluzione al dramma dei profughi
che scappano e muoiono
da guerre, carestie, fame, disastri.
Oggi Repubblica titola “L'Onu:
subito un summit mondiale”.
Perché mentre Sagunto viene espugnata,
questi qua sanno fare solo summit, incontri (come quello Merkel
Hollande), tavoli. Specie dopo aver visto che i profughi muoiono non
nel silenzio delle acque del Mediterraneo. Ma dentro i tir, a
pochi km dalle capitali europee.
Ma rimaniamo in Italia. Anche noi
abbiamo le nostre piccole grandi tragedie che rimarranno senza
risposta: l'Ilva di Taranto, le bonifiche nella terra dei fuochi, la
bonifica di Roma
dopo mafia capitale, l'Aquila e la sua ricostruzione, il dopo
Expo (e le interdittive
antimafia, e i conti sugli incassi). Finché si faranno pentole senza
coperchi.
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