Era quasi mezzanotte quando uno dei
nuovi lampioni installati su Auburn Avenue andò incontro allo
sfortunato destino di essere il primo lampione centrato in pieno da
una macchina. I frammenti del fanale di una Buick bianca si
sparpagliarono sul marciapiede ai piedi del palo colpito e piegato.
Un romanzo che è anche un colpo allo
stomaco, per il suo realismo, per la sua brutalità con cui racconta
come funzionava la segregazione razziale nell'America post seconda
guerra mondiale.
Quella che è considerata la nazione
delle libertà, land of opportunity, la nazione che col suo
intervento nel conflitto mondiale ha sconfitto il nazifascismo era (e
in parte rimane) una nazione dove i neri non erano considerati
cittadini a tutti gli effetti, come gli altri.
Anche se potevano iscriversi alle liste
elettorali per votare, venivano tenuti lontani a colpi di bastone e
di fucile.
Bastonate e fucilate che venivano prese
anche dai veterani della guerra che si permettevano di sfilare in
divisa dell'esercito americano: no, i “negri” (nel libro l'autore
ha scelto consapevolmente di usare questo termine) non erano
considerati degni di indossare quella divisa.
La segregazione copriva ogni momento
della vita delle persone: negli alberghi c'erano ingressi separati
per bianchi e neri, edifici a uso ufficio dove ai neri l'ingresso era
consentito solo per lustrare le scarpe, locali con bagni separati.
Nemmeno da morti, potevano giacere a fianco, nell'obitorio ..
Se il film “Mississippi burning” ha
raccontato la situazione del segregazionismo in una contea della
campagna del sud, in questo romanzo Thomas Mullen (romanzato, ma che
si basa su storie vere) ci porta in Georgia, ad Atlanta, nel 1948:qui
forse le cose sembrano andare meglio, per la comunità, che è
riuscita ad ottenere dal sindaco che i quartieri dei neri (separati
dai quartieri bianchi) di “Darktown” siano pattugliati da coppie
di agenti di colore, otto in tutto.
Possono portare la divisa, perfino una
pistola, ma senza disporre di un'auto né della possibilità di fare
indagini personali né tanto meno mettere piede nei quartieri
bianchi.
E devono sottostare agli insulti dei
“colleghi” bianchi che non hanno accettato che la divisa del
corpo di polizia sia indossata anche da neri.
Nemmeno nelle aule di un tribunale,
davanti ad uno di quei giudici bianchi chiamati a giudicare dei reati
degli uomini di colore, assieme ad una giuria di persone bianche:
La prima volta che era stata
necessaria la presenza di due agenti di colore a un processo, il
giudice si era rifiutato di ammetterli in aula in uniforme, chiedendo
che entrassero in abiti da negro.
Il romanzo racconta la storia di due
coppie di poliziotti di Atlanta: la coppia di colore Boggs e Smith,
che incontriamo sin dall'inizio quando la Buick guidata da un bianco
quasi abbatte un palo della luce (in un quartiere di neri, avere
l'illuminazione pubblica e avere anche un servizio di raccolta
rifiuti non era considerato un diritto).
A fianco dell'uomo, una ragazza di
colore che se ne sta zitta e che per questo attira la loro
attenzione.
Nemmeno fanno in tempo a chiedere le
generalità ai due, che l'auto se ne va via, semplicemente, come se
per l'autista (che poi scopriremo essere un ex poliziotto cacciato
dal corpo) ritenesse l'essere fermato da uomini di colore sebbene in
divisa solo una scocciatura.
La Buick era partita, ma senza
nemmeno la decenza di prendere velocità. Il bianco non stava
scappando, si era solo stufato di fingere che l’esistenza di quei
due contasse qualcosa.
C'è un'altra coppia di poliziotti in
pattuglia, quella sera, due uomini bianchi: il veterano Dunlow e il
suo partner Rakestraw, ex militare e in polizia da poco.
Dunlow colpì ancora il negro.
«Allora, te lo chiedo di nuovo: hai sentito cosa ho detto, muso
nero?»
L’uomo stava cercando di dire qualcosa, notò Rakestraw ...
Sono stati chiamati da Boggs per
segnalare quest'auto e l'infrazione commessa: ma a Dainlow, che
dimostra una certa confidenza con l'autista, fa andare via l'auto,
senza segnare nulla. Né il palo divelto né la ragazza che ha un
livido sull'angolo delle labbra.
Benvenuti in Atlanta, Georgia negli
anni successivi alla guerra:
Due quinti di Confederati razzisti,
due quinti di negri e un quinto di qualcosa che non ha ancora un
nome. Né città né campagna, ma un’improbabile combinazione delle
due..
La guerra aveva sviluppato le industrie
del sud che avevamo richiamato una marea di operai, di colore
sottopagati e non sindacalizzati, dalle campagne, nella speranza di
una vita migliore, lontano dalle vessazione dei latifondisti.
Una marea di neri che vivevano in
tuguri in quartieri senza illuminazione, strade senza pavimentazione:
non tutti vedevano di buon occhio la presenza nel quartiere dei
poliziotti di colore, perché erano loro che dovevano far rispettare
la legge, contrastare i reati commessi dalla loro gente, come il
contrabbando di alcolici, il gioco d'azzardo, i piccoli furti. Ma non
basta una divisa con dentro un uomo col tuo stesso colore della
pelle, per dar fiducia nella giustizia:
Tentare di far capire concetti come
quello di rispetto della legge e dell’ordine a persone cui non era
mai stata data ragione per crederci, e che pertanto avevano sempre
cercato e trovato giustizia in sanguinarie faide
Perché
oltre a Boggs e Smith, il figlio di un predicatore istruito e cortese
e un veterano della guerra con tanta voglia di vendicare i soprusi,
nella città girano poliziotti come Dunlow: un poliziotto sporco,
così ce lo presenta fin dall'inizio l'autore, che prende il pizzo
(o l'accordo) dai piccoli delinquenti di quartiere tanto da mettere
in difficoltà il suo collega Rake, che “lo aveva visto
intascare mazzette da contrabbandieri e faccendieri e maîtresse di
bordello”.
Dalle campagne era
arrivata anche una ragazza di colore, di carnagione più bianca,
proprio la ragazza che Boggs e Smith avevano visto in quell'auto, con
quel livido, auto da cui era poi scappata. Per finire ammazzata, con
un colpo al cuore, e gettata dentro una discarica di rifiuti dentro
Darktown.
Poi la vide. La pelle sulle prime
non gli sembrò pelle, era completamente priva di colore. Ma il
vestito lo riconobbe. Il vestito giallo canarino.
La morte di una
ragazza di colore, sparata e gettata in una discarica improvvisata,
non interessa a nessuno nella polizia, almeno ai poliziotti bianchi:
a nessuno eccetto che ai due poliziotti di colore che l'avevano vista
quella sera in auto, con quella persona strana, l'ex poliziotto, il
cui nome era stato tolto dal verbale redatto da Boggs.
A nessuno eccetto
che a Rake, l'altro poliziotto bianco, il poliziotto a metà (come
forse metà poliziotti sono i due uomini di colore) che inizia a
mettere assieme i fatti.
L'amicizia tra il
suo socio, Dainlow e quell'uomo, che si chiama Brian Underhill, e che
forse è stato l'ultimo a vedere la ragazza da viva.
Il fatto che il suo
socio non abbia fatto nessun verbale e non lo abbia nemmeno citato
per nome.
Inizia così una
doppia indagine non autorizzata sulla morte di questa ragazza, la
ragazza con vestito giallo: quella di Boogs e Smith, che fanno uscire
la notizia del delitto su un quotidiano locale, con un direttore di
colore chiaramente, sperando che qualche familiare o conoscente possa
riconoscerla.
Che senso ha questa
indagine di così importante, su un delitto che per la centrale è
solo da archiviare, e che causerà loro non pochi problemi, non solo
dal punto di vista disciplinare (gli agenti di colore non possono
fare indagini)?
Non solo per dare
un esempio alla popolazione, perché loro vogliono essere cittadini
esemplari
Per i due
poliziotti a metà quella ragazza ha diritto a quella giustizia che è
mancata a tutte le vittime della segregazione degli uomini di colore:
come Maceo Snipes, “Colpito alla schiena per essere stato il primo
elettore nero nella contea di Taylor”.
Per tutti i neri
linciati perché si erano permessi di indossare una divisa alla fine
delle due guerre mondiali.
Sai cosa è successo solo qualche
mese dopo, mentre sfilava in parata con altri fieri veterani? L’hanno
linciato. Pestato a sangue e impiccato a un albero. Perché l’uomo
bianco non può, anzi no, proprio non sopporta di vedere un negro con
una bella uniforme
Per quei neri
linciati perché cercavano di registrarsi al voto (e spesso erano gli
stessi poliziotti a presenziare a questi delitti).
Anche Rake comincia
una sua indagine, mettendosi alle costole di questo Underhill: Rake,
il cui cognome completo è Rakestraw, è figlio di immigrati
tedeschi, una famiglia che ha sperimentato sua pelle cosa significhi
il razzismo.
Sa come si
comportano i poliziotti bianchi nei confronti delle persone di
colore, sebbene ancora giustifichi la segregazione (e che i quartieri
neri siano controllati solo dai neri), quel delitto che tutti
vogliono archiviare in fretta, ha dentro qualcosa che lo turba e che
lo costringe a capire.
Saranno due
indagini complicate in cui i tre agenti arriveranno anche a rischiare
la vita, perché effettivamente quel delitto nasconde dietro una
brutta storia di stupri, di politici progressisti ma solo di facciata
e per raccogliere il voto della comunità nera, di una squadra di ex
poliziotti chiamata a fare i lavori sporchi che ufficialmente non si
possono fare, per tenere i “negri” al loro posto e per
procacciare qualche bella ragazza di colore da far usare a suo
piacimento a qualche bianco.
La città è dei
bianchi racconta il lato nero dell'America del sud, la sua
anima razzista, secondo cui è scritto nella Bibbia che neri e
bianchi devono stare separati.
Ma c'è anche il racconto l'anima
fascista dentro questa parte della popolazione: l'America che aveva
combattuto i fascisti e i nazisti in Europa era anche l'America del
Ku Klux Klan, il paese dove ai tempi della depressione erano uscite
sui giornali storie inventate di stupri di donne bianche da parte di
uomini di colore. Storie che avevano portato alla rivolta, una sorta
di progrom, contro le persone di colore.
Prese e impiccate
ai pali lungo le strade, su cui erano stati lasciati i cappelli delle
persone uccise,
..per anni ricordò quei cappelli, e
ripensandoci quando era più grande capì che erano lì perché
appartenevano ai negri uccisi o picchiati dalla folla, copricapi
legati là sopra come tanti trofei. Una distanza minima separava
quelle persone da certe tribù che conficcavano le teste del nemico
sulle lance perché gli avvoltoi venissero a beccare.
Era
(è) l'America dove i manager degli hotel “erano stati
accusati dalle Silver Shirts e dalle Brown Shirts e da altri gruppi
fascistoidi di tradire la razza bianca assumendo i negri mentre molti
bianchi morivano di fame”.
L'America dove a
questi gruppi era consentito a marciare a passo dell'oca per le
strade della città, per marcare la loro presenza.
La città è
dei bianchi è la storia di una indagine che è anche una
sfida alla città, la città dei bianchi razzisti e segregazionisti:
una sfida per una rivoluzione che forse ancora si deve completare e
che passerà per altre battaglie, come quella di Selma del reverendo
Martin Luther King per il diritto di voto.
«Come fai a sopportarlo, Lucius?»
gli chiese Percy, come se gli leggesse nella mente.
«Gli sguardi per strada. Questa
follia. Sono matti, qui, tutti. Abbiamo sconfitto i fascisti in
Europa, ma qui sono loro che comandano.»
«Le cose stanno migliorando»
Una rivoluzione che
ha ingranaggi lenti ma che almeno consentirà di dare giustizia ad
una ragazza di colore che era venuta in città in cerca di un futuro
migliore, senza dover convivere con la paura e la violenza.
Ingranaggi che passano anche per un lampione acceso:
L’agente Boggs raddrizzò le
spalle mentre passava oltre. Non vedeva l’ora di trovare quel
lampione acceso, la prossima volta che avrebbe camminato per Auburn
Avenue durante il turno.
La scheda del libro sul sito di Rizzoli