30 agosto 2019

Dietro l'accordo il poco o niente

Ancora non posso crederci: il partito dei pdioti e il partito dei grullini si metteranno assieme per un governo di discontinuità, di nuovo umanesimo.
L'unica cosa certa, in attesa del toto ministri e in attesa di un programma (che dovrebbe essere la cosa più importante) è il nome di Giuseppe Conte.



Certo, il discorso in Senato contro Salvini non lo riscatta di mesi al governo in cui quasi tutte le richieste di Salvini sono state fatte passare.
L'uscita di scena del ministro della propaganda e della insicurezza non è sufficiente a colmare tutti i dubbi a riguardo di questa crisi (non un colpo di Stato, ma un colpo di presunzione di Salvini stesso) che è sfociata in un quasi Conte-bis.

Questo governo avrà futuro se avrà una base politica (intesa come programma politico) comune su trasporti, lavoro, investimenti pubblici, scuola, sanità, lotta alle mafie, ambiente e anche sulla gestione dell'immigrazione.
Su cosa si metteranno d'accordo il PD (che Di Maio chiamava fino a ieri partito di Bibbiano ) e il m5s, il partito delle scie chimiche?
Su jobs act, TAV, grandi opere? O forse sui taxi del mare (l'unica nota comune tra Di Maio e Minniti)?

Questo accordo ridà una spinta al PD, sposta ben in là le elezioni, dà modo a Renzi di prepararsi il partito, ridimensiona la bolla Salvini (e chissà se ci sarà un ritorno all'antico nel centro destra?) che ora dovrà accontentarsi delle poltrone e potrà tornare a fare quello che sa fare meglio, la campagna elettorale.
La nuova destra secondo Il Foglio



Ma poi?

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