20 giugno 2021

Vecchie conoscenze di Antonio Manzini

 


Secondo giorno di neve. Fioccava e gonfiava d'ovatta soffice tetti, pali della luce e attutiva i rumori della città con quella capacità che ha la neve di silenziare il paesaggio. Le auto procedevano lente lasciando un binario grigio sull'asfalto bianco. Per terra orme di zampe felice segnalavano cammini randagi e i passeri si nascondevano al riparo delle grondaie. Rocco guardava i batuffoli leggeri e continui attraversare il fumo della sigaretta. Le nuvole coprivano i monti e il cielo, la città era stretta in un assedio nebbioso. Da un mese come febbraio non c'era altro da aspettarsi.

Nevica ad Aosta e Rocco Schiavone, vicequestore della Mobile, si ritrova nuovamente a dover affrontare un altro abbandono. Quello di Gabriele e Cecilia che ospitava a casa sua e che, specie Gabriele, considerava quasi come parte della sua famiglia.

Ma bisogna saper guardare avanti, questo gli dice Marina nei momenti in cui può parlarle, smettila di guardarti indietro e affronta la realtà.

E questo è anche quello che lo stesso Rocco dice a Gabriele, prima della partenza per Milano, verso una nuova casa: vivi.

«Vivi».

«Altro?».

«Da me? E che vuoi che ti dica? Guardati in giro. Ti sembra un bel mondo questo? E sai chi l'ha ridotto così? Quelli della mia età. Dunque che vuoi che ti dica? Qualsiasi consiglio sarebbe sbagliato, perché mi sembra che il risultato qui sia disastroso.»

Vivere, senza preoccuparsi dei pregiudizi, di quello che pensano gli altri, del fatto che tu ti senta diverso. Questo consiglio calza bene anche ad un altro personaggio della serie con Rocco Schiavone, che in questo romanzo si prende il suo spazio e di cui l'autore ci racconta il suo problema. Amare un uomo e non poterlo dimostrare davanti a tutti. Perché anche lui è un uomo ed è anche un poliziotto.

Un uomo può fare una scenata a una donna e viceversa. Così come un padre o una madre ad un figlio. Ma può un uomo in mezzo ad una strada chiedere conto al suo compagno del suo atteggiamento? Cosa avrebbe pensato la signora col boxer? Una coppia definita normale agli occhi del mondo forse avrebbe potuto, lui e Federico no. A loro era vietato. Doveva aspettare di essere da solo con lui, appartato, nascosto, per parlare della loro storia, dei loro problemi, che poi, [..] mica erano tanti diversi da quelli delle persone senza la X rossa in fronte, quelli che vanno bene a Dio e agli uomini.

A scuotere Rocco da questo momento particolare arriva l'ennesima rottura del decimo livello: l'omicidio di una ricercatrice importante, Sofia Martinet, trovata morta nel suo appartamento dalla vicina, insospettita da delle tracce di sangue che uscivano dalla porta.

Nel suo campo, la Martinet, era un'autorità: aveva scritto numerose pubblicazioni su Leonardo da Vinci di cui era ritenuta la massima esperta, in particolare aveva compiuto recentemente degli ricerche sugli studi fatti da Leonardo sulle leggi dell'ottica che avrebbero rivoluzionato la storia. Ma tutto questo può giustificare un delitto?

Non si tratta di un furto, nulla di importante manca nella casa. No, forse l'assassino ha tolto alla ricercatrice l'anello, prezioso e antico che aveva addosso.

Assassino che Rocco e i sui agenti ricercano all'interno della cerchia familiare: un marito da cui era divorziata e che non vedeva da tempo e un figlio, con cui aveva rotto i rapporti e che pare avesse pure un alibi.

Anche provando ad allargare l'ambito dell'indagine nell'ambito accademico, Schiavone non trova nulla che possa apparentemente giustificare un delitto: un editore di una rivista del settore con cui Sofia era in contatto e poi un altro ricercatore, con una cattedra in storia ad Heisenberg, con cui aveva avuto una relazione poi finita.

L'unico testimone di questo delitto è il figlio di una vicina, Dario, che però oltre ad essere cieco, soffre di un disturbo mentale e così non può essere di alcun aiuto per le indagini.

Nella vita di Rocco, in questa fase in cui non riesce a legarsi con nessuno, né coi suoi uomini, né con la giornalista Sandra Buccellato, si sente come “un negozio vuoto” che non ha niente da offrire, irrompe una sua “vecchia conoscenza”.

E' l'amico Sebastiano che va a fargli visita, dopo esserlo andato a trovare mentre era in ospedale (nel romanzo Ah l'amore, l'amore): in fuga dai domiciliari, Sebastiano è ancora sulle tracce di Enzo Baiocchi, che gli ucciso Adele, la sua fidanzata, volendo colpire Rocco.

Baiocchi aveva raccontato ai magistrati di un traffico di droga che aveva coinvolto pezzi grossi a Roma ma pure lui era fuggito dal controllo.

E ora, pare che tutta questa brutta e dolorosa pagina della vita di Rocco sia destinata a chiudersi, ma in modo che al vicequestore non piacerà per niente.

Perché questo è il destino di Rocco Schiavone: avere a che fare con delinquenti e con fatti di sangue, una realtà che anche quando arrivi a scoprire l'assassino e a fare giustizia di lascia addosso una sensazione di sporco che non se ne va via.

«Che penso della realtà? Puzza». Riaccese la canna che s'era spenta. «Puzza di sudore, di roba andata a male, puzza di gente marcia, che ti tradisce, ammazza, stupra, violenta. Pochi gli odori buoni. La maria, il vino, voi. Stop».

«Perché nella realtà ci devi vivere» disse Sara. «Mica puoi scappare, Rocco. Tu sei la realtà. Se non lo fossi non potresti fare quel lavoro. Infatti mi fai paura. Infatti se ti guardo negli occhi sai che vedo?».

«Dimmi, Sara».

«Niente» rispose.

Che vede Rocco negli occhi del sospettato numero uno per il delitto di Sofia Martinet? Solo paura. E allora quel delitto deve avere una soluzione andando a cercare altrove e per cercarla il vicequestore deve cercare aiuto in tutti i suoi agenti e anche in un testimone inconsapevole.

E che sente in questa storia di Baiocchi e della sua strana fuga o latitanza? Una brutta puzza anche qui, che porta dritto al marcio di quello Stato di cui pure Rocco fa parte

Tutta la storia aveva un odore pessimo intrallazzi segreti sporcizia nascosta sotto i tappeti della Repubblica nelle stanze di chi ha il potere di cambiare l'aspetto di una nazione ma non ne ha la volontà nella convenienza.

Questo romanzo è una sorta di spartiacque, nella vita di Rocco Schiavone: c'è la storia di un delitto, che ci porta dentro il mondo dei cattedratici e delle loro gelosie. E poi ne arriva una seconda, di indagine, sulle “vecchie conoscenze” che sono tornate a bussare alla sua vita e che insegnerà a Rocco dell'importanza di scrollarsi di dosso quella sua durezza, quel suo dolore sordo che lo porta ad allontanare tutti dalla sua vita.

Perché per ogni pezzo della tua vita che ti abbandona (e che ti ha lasciato un segno addosso), c'è sempre un qualcosa che ci aspetta di nuovo, domani.

Lui lo sapeva, ci sono dei giorni in cui si percepisce che un pezzo della nostra vita se n'è andato e seppelliamo la nostra faccia di una volta perché non ci appartiene più. La faccia, quella ce la disegna il tempo, ogni ruga per ogni sorriso strappato, le diottrie in meno per ogni riga che non volevamo leggere, i capelli abbandonati Chissà dove insieme al loro colore, e quello che vediamo spesso non ci piace. Ma è soltanto l'inizio di un nuovo episodio della nostra esistenza.

Che bravo, Manzini, che in questo romanzo ci riesce a parlare di amore, che è amore e basta, senza nessun aggettivo davanti. Che ci parla di amicizie e di tradimenti, di gelosie professionali e dell'imbarbarimento dei nostri tempi perché gli intellettuali si sono rifugiato nel loro circolino.

Un romanzo che strappa qualche lacrima, perché così è la vita, ma che strappa anche qualche risata perché altrimenti non saremmo in un romanzo di Rocco Schiavone.

La scheda del libro sul sito di Sellerio

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon


Nessun commento: