15 giugno 2021

Il suo freddo pianto: Un caso per Manrico Spinori di Giancarlo De Cataldo

 


Quando il presidente della sesta sezione del tribunale gli dette la parola, Manrico Spinori della Rocca, pubblico ministero in Roma, si alzò e, prima di pronunciare la requisitoria, si soffermò sugli imputati, seduti accanto al loro avvocato, con sei nerboruti agenti della polizia penitenziaria piazzati a gambe larghe e braccia conserte alle loro spalle.

Comincia con una requisitoria in aula per un processo legato ad un crimine di droga, uno dei tanti per una grande città come Roma, il terzo capitolo della serie con Manrico Spinori, procuratore della Repubblica di Roma: Manrico Spinori della Rocca, detto il contino, un soprannome nato dal suo essere di origini nobili, di una nobiltà senza ricchezze però, perché queste sono sparite nel nulla per colpa della malattia della madre, la contessa Elena, col suo problema di ludopatia.

Un soprannome che gli è rimasto addosso, non solo in casa, dove viene chiamato così dal fido Camillo, domestico e angelo custode della madre Elena. Ma anche in procura, con un pizzico di malignità a cui però Spinori non ha mai dato troppo peso.

Perché Manrico Spinori della Rocca è un procuratore che crede ancora nella legge e nella giustizia, non ha mai inseguito alcun carrierismo all'interno del palazzo ed è rimasto al suo posto di sostituto nonostante abbia seguito diversi casi intricati e complessi.

Nella sua visione della giustizia, la pena avrebbe dovuto costituire l’extrema ratio, il carcere la scelta disperata che non ammette alternative.

In questo terzo capitolo si ritrova per le mani un vecchio caso che egli stesso aveva seguito dieci anni prima, che si riaffaccia sul presente grazie alle rivelazioni di un pentito di 'ndrangheta che un suo collega, Blumenstein, sta interrogando. Collega che condivide con lui la passione per l'opera lirica

Manrico lo aveva visto commuoversi sul Va, pensiero, e aveva commiserato per l’ennesima volta quei mentecatti che, in anni trascorsi, avevano contrabbandato per litania padana il lamento struggente degli ebrei in cattività.

Questo pentito, Er Farina un piccolo spacciatore pizzicato con 40 kg di coca, ha iniziato a vuotare il sacco, come si dice in gergo e tra i delitti di cui ha iniziato a parlare c'è anche l'omicidio di un certo Lo Moro, un nome che a Spinori inizialmente non dice nulla.

Perché in realtà questo Lo Moro era meglio noto come Veronica, una trans che si prostituiva per un ristretto numero di fidati clienti nel suo appartamento in zona Montesacro..

Che mi sa dire di quell’omicidio, Mancini?

Che avete preso una cantonata.
– Sarebbe a dire? – Avete accollato l’omicidio alla persona sbagliata.

La persona sbagliata era uno dei clienti di Veronica, un colonnello dell'esercito che, subito dopo l'inizio delle indagini, si era suicidato, mettendo la parola fine alle indagini della polizia e del magistrato, Spinori appunto.

Tutto chiuso, tutto risolto. O forse no, se ora bisogna credere alle parole di questo pentito, che suscita qualche diffidenza per quel suo atteggiamento, certo. Ma quelle parole, “la persona sbagliata” lasciano un brutto sapore in bocca al “contino”.

Che decide di riaprire le indagini, nonostante lo scetticismo della sua squadra in procura: una squadra tutta al femminile, le sue valchirie le chiama.

La dura e un po' coatta Cianchetti, l'esperta di informatica Orru, la segretaria Sandra Vitale e la flemmatica Brunella.

Dispiaceva anche a lui questa mancanza di sintonia. Tuttavia non c’era rimedio. Non lo avrebbero seguito, dunque toccava a lui stabilire se andare avanti o lasciar perdere il caso Veronica.

Una mancanza di sintonia con le donne che non riguarda solo le sue collaboratrici: anche con la madre il suo rapporto soffre degli effetti della ludopatia e il suo “talento per la dissipazione”. Ci sono poi le due donne che hanno un posto nei suoi pensieri e che ora sembrano sfuggirgli: Maria Giulia, la bella enigmatica signora conosciuta all'opera (e dove altrimenti?) e Stella Dubois, consulente della scientifica, amazzone sul suo centauro a due ruote.

Ma anche quel delitto di tanti anni prima è nei suoi pensieri, assieme al timore di aver potuto causare la morte di un innocente, come il colonnello Ridorè: è tempo di riprendere in mano quel fascicolo per capire se c'è qualcosa che non torna, delle incongruenze, qualcosa che è sfuggito.

E nonostante “la mancanza di sintonia”, qualcosa viene fuori di strano: la morte di un'amica di Veronica, Betty, giusto un anno dopo, per overdose. Morte scoperta dagli stessi agenti della volante che erano intervenuti nell'appartamento di Veronica a Monte Sacro.

Dei due, uno è rimasto in servizio e l'altro invece è passato al privato, diventando responsabile della sicurezza di un importante gruppo privato che si occupa di cantieri nell'ambito della cooperazione internazionale.

Partirà da qui la nuova indagine del contino che, questa volta più che mai, avrà bisogno dell'aiuto di tutta la sua squadra, per risolvere questo caso che si rivelerà ben più complicato che un omicidio e un caso di overdose.

Dietro quelle morti ci sono interessi ben più importanti: se ne accorgeranno Manrico e i suoi collaboratori, quando alcune notizie di questa storia iniziano ad uscire su blog che sembra molto informato sulle loro decisioni. Pure troppo ..

Manrico aveva una ferma convinzione: non esiste situazione umana, incluso il delitto, che non sia stata raccontata da un’opera lirica. Per risolvere un caso, si tratta d’individuare l’opera di riferimento.

Diversamente dai precedenti casi, Spinori in questa storia che ad un certo sembra arenarsi, non riesce a trovare la sua opera di riferimento: per cosa sono state uccise Veronica e Betty?

E' un delitto passionale? Una vendetta?

Eppure la sua confidente, Ladiosca (come il cartone animato che veniva trasmesso negli anni '80), aveva cercato di metterlo sulla buona strada, a modo suo, usando l'espediente dei tarocchi: la giustizia rovesciata, il matto..

Sarà merito della sua tenacia e della bravura delle sue collaboratrici, sempre più legate tra loro e legate al “contino”, se si arriverà a sbrogliare la matassa, anche grazie ad un saltafosso non proprio in linea col codice.

Una serie in crescendo, questa dello scrittore Giancarlo De Cataldo: rispetto al primo romanzo, questo è molto più intrigante come storia e anche la scelta di far crescere gli altri personaggi attorno al protagonista lo rende molto più interessante, perché consentirà di sviluppare legami interessanti tra di loro nei prossimi capitoli.

Il libro lascia spazio a vari spunti, il ruolo della giustizia in questo paese, dove è sempre più difficile sottrarsi al giustizialismo di pancia delle persone.

Dove i magistrati devono subire non solo la pressione dai superiori, specie nei casi che toccano certi interessi, ma anche quella della stampa:

Del resto, anche giornali un tempo assai piú seri ormai inseguivano lo strillo e lo scandalo a ogni costo, per non parlare dei podcast, ultima frontiera del morboso.

Rimane un dilemma: quale sarà l'opera di riferimento per questo delitto del passato, archiviato troppo in fretta?

“Il suo freddo pianto” è una citazione presa dalla Lulu di Alban Berg si era ispirato al dittico di Frank Wedekind con protagonista Lulu “dalle gelide lacrime”, una donna che è sia vittima che carnefice.

A proposito, riuscirà il nostro contino a trovare la sua donna, magari non una gelida Lulu, tra le tante che ha per la testa?

La scheda sul sito di Einaudi

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