Intrighi al palazzo dell'ex Istituto Geologico
Prima di partire con le inchieste su Mose e sul Covid, nell'anteprima Chiara De Luca racconta la storia di palazzo Canevari (ex istituto geologico), un palazzo storico a Roma a cui, dopo la ristrutturazione, sono spuntati due piani.
Il palazzo, dopo che le opere che custodiva sono state spostate (impedendone l'accesso alle persone) è finito in mano a CDP e Invitalia: parliamo di un palazzo dal valore storico inestimabile ma su cui sta avvenendo (anziché un restauro conservativo) la solita speculazione immobiliare, fatta dallo stato però, non dai privati.
L'altezza non è cambiata, assicura l'assessore del comune di Roma all'urbanistica, ma secondo l'architetto Valle non è così, inoltre i lavori appesantiranno la struttura: il comune, col parere della soprintendenza aveva approvato un lavoro di sola ristrutturazione, in realtà l'ultimo piano è stato rifatto, non restaurato, in più nel progetto sono spuntati due piani, rimodulando le altezze dei piani.
Questi cambiamenti al palazzo daranno maggior valore al palazzo, su cui ora c'è una indagine in corso che indaga sull'ex capo del dipartimento di programmazione urbanistica, sull'ex assessore all'urbanistica e su un dirigente di CDP.
Si saranno mica confusi tra restauro conservativo e ristrutturazione?
Questione di zeri di Manuele Bonaccorsi
In uno dei contratti (per mascherine) firmati dalla protezione civile verso una società della Pivetti c'era uno zero di troppo: anziché 1,3 ml, è arrivato un bonifico da 13ml, di cui se ne sono accorti dopo due o tre giorni.
La protezione civile ha chiesto indietro i soldi alla Only Italia: la Pivetti aveva a questo punto proposto di andare a compensazione, tenendo conto di tutti i pagamenti ancora da completare.
Si scoprì poi che quelle mascherine erano con un attestato falso: dai test fatti dalla ASL di Savona venne fuori che il problema non riguardava solo quelle della Pivetti ma anche di altre società, importante sempre dalla Cina.
Ma erano mascherine approvate dal CTS, ha risposto la Pivetti: Report ha mostrato un video dove l'ex capo della P.C. Borrelli chiedeva il dissequestro delle mascherine, chiedendo l'aiuto anche dell'avvocatura dello Stato, ma la procura di Savona conferma il sequestro.
Alla fine c'è un discorso economico, dove lo stato chiede soldi all'azienda della Pivetti e anche un problema di carenza di mascherine.
“Andatevele a riprendere in Cina” risponde oggi l'ex presidente (che non intende restituire i soldi) al giornalista, perché ora non ha i fondi per portarle in Italia.
Un pasticcio e anche un danno allo stato italiano, per 21,8ml di euro.
La protezione civile ha speso 328ml in dispositivi e in totale l'amministrazione italiana ha speso 12 miliardi per dispositivi per covid: un affare per tanti imprenditori dell'ultimo momento che hanno sfruttato il momento difficile dei primi mesi della pandemia.
Si parte dall'appalto del 83ml di euro per 11 milioni di tute, fatto da Invitalia: commessa vinta dal consorzio GAP, che dietro ha un vigile del fuoco, un uomo di relazioni, e una casalinga.
Solo il giorno prima di vincere l'appalto entrano due società che lavorano nel tessile, prima il consorzio GAP si occupava di altro: curioso no? Oppure Report e i suoi giornalisti sono troppo maliziosi?
Prima della casalinga, l'amministratrice unica del consorzio era la moglie di un politico romano, Samuele Piccolo, poi assunto come dipendente dal consorzio GAP.
Secondo la procura i finanziamenti per la campagna elettorale di “mister preferenze” sarebbero arrivati da una serie di consorzi i quali avrebbero chiesto allo stato soldi per dei finti crediti, causando un danno economico allo stato per milioni di euro.
Il sistema dei consorzi era organizzato su più livelli, in quello più basso i consorzi erano in mano a prestanome reclutati in centri anziani.
Ad oggi solo queste signore hanno pagato i conti con la giustizia, mentre i politici coinvolti si sono salvati con la prescrizione.
Abbiamo dato soldi pubblici ad un consorzio che dietro ha soggetti che nel passato hanno causato un danno allo stato?
L'amministratrice del consorzio ha scritto a Report diffidando la trasmissione dal raccontare questa storia, dove si affiancano l'appalto di Invitalia con una truffa allo stato ma, ha spiegato Ranucci, i nomi dei Piccolo e della moglie erano già dentro Gap. E il generale Figliuolo conosce questa storia?
Dai camici ai guanti: l'imprenditore Vittorio Farina lo scorso anno ambiva ad entrare nel business delle mascherine e allora contatta De Santis, “l'uomo invisibile” vicino a D'Alema.
Farina vantava i suoi contatti con Domenico Arcuri per vincere gli appalti: Farina era anche ex socio con Bisignani, ma ora è finito indagato per truffa aggravata mentre cercava di vendere mascherine non conformi alla regione Lazio oltre all'indagine per traffico di influenze.
De Santis avrebbe incassato una consulenza dalla società di Farina, la ENT, consulenza che sarebbe il prezzo del suo interessamento per gli appalti di Farina.
Successivamente Farina a metà settembre si incontra con l'ex ministro Saverio Romano in un ristorante di Roma: secondo la procura si stavano mettendo d'accordo per una fornitura per un appalto.
Anche a Romano arriva una consulenza dalla società di Farina, nei giorni successivi l'assegnazione dell'appalto della protezione civile per una fornitura di guanti in nitrile (e che forse non erano idonei).
Una consulenza da 58mila euro, una bella somma che non stravolgono la dichiarazione dei redditi dell'ex ministro.
Sulla natura di queste consulenze c'è un'indagine della magistratura: vedremo se ci sono reati o meno, in ogni caso a queste situazioni si arriva quando c'è poca trasparenza nell'assegnazione degli appalti.
Anche sul bando per il gel da usare nelle scuole c'è una possibile tangente: tangente dentro cui ci sarebbe stato l'ex segretario di Andreotti e un'azienda che ha preso 46ml di euro di appalto ma a cui ha dovuto rinunciare, perché si occupava di tutt'altro (e avrebbe dovuto anticipare 5ml di euro per la fornitura).
Alla fine l'appalto per il gel nelle scuole lo ha vinto un'altra azienda, che però faceva arrivare la sua fornitura in ritardo alle scuole e per questo la struttura commissariale ha dovuto rescindere il contratto.
La struttura commissariale che controlli ha fatto su queste aziende?
Nel frattempo la Corte dei Conti ha aperto diverse istruttorie su queste forniture.
La storia del Mose.
Mose vuol dire un'opera costata miliardi, annunciata in pompa magna dal vecchio governo Berlusconi sotto cui erano partiti i lavori, opera che non riuscirà a salvare Venezia.
C'era un altro progetto per salvare l'insula di San Marco, ma tutti i soldi se li sono presi per il Mose (come racconta l'ex sindaco Cacciari): per completare quest'opera serviranno altri 40 ml, mentre i lavori per il Mose sono fermi e l'acqua continua a sommergere piazza San Marco e la sua basilica.
Le paratie si sono alzate, nel test di luglio, ma poi non si sono abbassate, per la corrosione perché non sono fatti lavori di manutenzione.
Dopo gli arresti del 2014, sono nominati due commissari per completare i lavori, a cui si aggiunge nel 2019 un nuovo commissario. Poi nuove nomine, ma ora la situazione al Consorzio è tesa, che si spiega dall'imbarazzo della responsabile stampa alle domande di Luca Chianca.
Mancano dei pezzi per mettere a sistema il lavoro, come dice il provveditore delle opere, ma mancano anche gli operai nei cantieri.
Perché aziende che hanno lavorato per i commissari, non hanno ancora preso soldi dallo stato, nonostante la legge sblocca cantieri, nonostante avessero lavorato durante lockdown.
Il commissario liquidatore Miani ha trovato i conti in rosso per 200ml di euro fatto dai commissari precedenti e per questo ha chiesto ai consorziati uno sconto sui lavori.
No, risponde la Spitz l'altra commissaria del consorzio, sono un buco ante 2014 che i vecchi commissari (Fiengo e Ossola) non hanno sanato.
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