12 agosto 2023

Rossoamaro di Bruno Morchio

 


TILDE
Sestri Ponente, gennaio 1944
Ansima e pensa alla calza di lana. L’ha rammendata in fretta e adesso che spinge il pedale della pesante Legnano e arranca per lo sterrato di Sant’Alberto il rattoppo le tormenta la pianta del piede.
Con quelle vecchie scarpe le è già successo, quando le sfilerà si troverà una ciocca acquosa pronta a scoppiare.

Questo libro, uno dei primi della serie con l’investigatore Bacci Pagano, è dedicato a chi ha combattuto dalla parte giusta durante la guerra di liberazione. Uomini, studenti, ex soldati, operai. E donne, come la protagonista di questa storia, frutto della fantasia dell’autore ma ispirata a fatti realmente accaduti a Genova in quell’anno tremendo che è stato il 1944. Sono reali i bombardamenti degli alleati che martoriarono una città già stretta dalla morsa dei fascisti e dei nazisti, che arrestavano chiunque fosse sospettato di stare dalla parte dei partigiani, dei “banditen”. Come reale è anche l’attentato al cinema Odeon di via Vernazza, organizzato dai GAP che operavano in città e come lo fu anche la rappresaglia nazifascista, che si scagliò contro le 59 persone arrestate e condannate a morte senza processo, i martiri del Turchino.

Tutto questo è realmente accaduto: forse è veramente accaduto che, in una fredda notte di inverno una giovane donna, Tilde, si sia trovata all’improvviso la via sbarrata da un posto di blocco di tedeschi alla caccia delle staffette partigiane, donne coraggiose che in cima alle loro bici portavano viveri e rifornimenti ai partigiani nascosti in montagna.
A molte di loro quell’incontro ha voluto dire lunghi ed estenuanti interrogatori, torture, umiliazioni: per Tilde invece il destino ha scelto altro, l’incontro con un ufficiale tedesco che, dopo una veloce verifica della sua storia, la rimanda a casa.

Il capitano è un uomo sui quarant’anni. Porta la divisa con il colletto slacciato e la barba di qualche giorno. Ha l’aria stanca e lo sguardo triste.

Ma questa è la storia del passato, quella di Tilde e degli altri partigiani in quei mesi dell’inverno del 1944, che si intreccia (in un modo che vi sorprenderà) con la storia di oggi.

Bacci Pagano, l’investigatore dei Carruggi, si trova in ospedale dove è stata ricoverata in fin di vita Jasmine, la ragazza di origine africana, costretta a fare la prostituta dai suoi protettori che avevamo incontrato nel racconto “Bacci Pagano: una storia di Carruggi”.

JASMÌNE
Stavo seduto nel corridoio da oltre quindici ore, ma la sedia era troppo scomoda per riuscire a dormire. E quella maledetta porta continuava a restare chiusa. Non un infermiere né un dottore che uscissero a dare notizie.

La sorte si è accanita su Jasmine, la bella ragazza dalla pelle scura di cui Bacci si era anche innamorato, a modo suo: è stata venduta ad un gruppo di persone sadiche, persone che considerano queste donne sfortunate come un loro oggetto, su cui sfogare tutte le perversioni.
Nel corso delle ore di fronte alla stanza di Jasmine nella mente di Bacci Pagano passano davanti le immagini della sua indagini per salvarla dalle mani di questi aguzzini. Con l’aiuto del suo amico Pertusiello, uno strano poliziotto, così diverso dall’investigatore ma in fondo con molti tratti comuni, come l’empatia verso gli ultimi.
Mentre si trova in ospedale Bacci Pagano viene avvicinato da un vecchio signore tedesco:

Aveva capelli bianchi, leggermente mossi, e occhi celesti dove palpitava una volontà di ferro. Sembrava disinteressarsi del poliziotto e guardava fisso nella mia direzione. [..]
«Lei è angosciato», disse l’uomo continuando a guardarmi negli occhi. «Quindi cercherò di essere conciso. Mi chiamo Kurt Hessen e vengo da Köln.»

Il signor Hessen gli sta offrendo un nuovo caso, andare alla ricerca di suo fratello, anzi del suo fratellastro: il figlio di sua madre, una signora vissuta a Sestri durante la guerra, che ebbe una relazione con un ufficiale tedesco da cui nacque lui. Dopo il parto la madre decise di abbandonarlo, per tornare a Genova dove poi ebbe un altro foglio da un altro uomo, il fratello che ora Bacci Pagano deve cercare, senza molte altre informazioni. Un assegno molto generoso riesce a fargli superare le poche remore e accettare il caso e iniziare a mettersi alla caccia di questa persona, facendo le domande ai tanti ex partigiani che conosce personalmente, perché amici del padre, partigiano anche lui.

Inizia così un lungo viaggio nel passato, per Bacci Pagano, tra partigiani, “leggeroni” (ragazzi disposti a fare azioni rischiose in modo autonomo), staffette, spie dei nazisti e

donne costrette a vendere la loro bellezza ai nazisti. Un viaggio dove il nostro investigatore ha l’impressione che le persone che incontra, ex partigiani che quei giorni terribili li hanno vissuti in prima persona, gli stiano nascondendo qualcosa. E forse anche questo signor Hessen, che vuole incontrare il fratellastro per comunicargli che sta ereditando i suoi beni, gli sta nascondendo qualcosa.

Come se dietro questa donna, Nicla, si nasconda un segreto difficile da confessare ancora oggi, passati sessant’anni dalla guerra. Quale sia questo segreto lo scopriremo, pagina dopo pagina, seguendo la prima storia, quella ambientata nel passato alternandosi al presente in un continuo avanti e indietro nel tempo: a Tilde, la bella e coraggiosa operaia che fa da staffetta per i partigiani, viene questo di fare un’operazione che non solo potrebbe mettere a rischio la sua vita ma che ha anche profondi risvolti etici e personali. Avvicinare quell’ufficiale tedesco, avere una relazione per carpirgli quante più informazioni possibili.

Ma il costo di queste informazioni, che pure permetteranno di salvare delle vite umane, sarà forse troppo alto.

Alla tristezza che la invade cerca di reagire con collera, pensando che la guerra si è ingoiata non solo la gioventù, ma l’intera vita. Quando le scorte della speranza sono esaurite, il solo rimedio contro la rassegnazione rimane la rabbia.

C’è la guerra, la miseria, le bombe. La resistenza raccontata con gli occhi di chi l'ha vissuta, senza nessuna retorica, ma anzi raccontando sia il coraggio che gli errori di chi, comunque in quei mesi difficili fece la scelta giusta. C’è la paura, delle bombe che uccidono dal cielo, di finire in qualche retata e finire nelle mani della “sbirraglia” fascista, cercando di resistere alle loro torture. Ci sono poi tutte le scelte personali fatte da queste persone, donne, uomini, che giovanissimi, fecero una scelta: da una parte il fascismo, la dittatura, l’oppressione, dall’altra la libertà, l’idea di un riscatto che doveva passare necessariamente per la lotta, senza aspettare l’arrivo degli alleati:

«Al contrario, sentivamo l’obbligo di dimostrare che stava nascendo una nuova nazione. L’unico modo per farlo era combattere, e il prezzo da pagare uccidere o morire. Una nazione non nasce quando un esercito di occupazione ne scaccia un altro.»

Jasmine e Tilde: protagoniste di due storie così distanti, anche temporalmente, ma capaci di sopravvivere alle battaglie della vita, alle crudeltà dell’uomo, che lascerà addosso a loro profonde ferite.
Come profonde sono le ferite subite da Genova, altra protagonista di questo romanzo: ferita dalle bombe ieri, dalla speculazione oggi, dalla logica del profitto ad ogni costo.

La scheda del libro sul sito di Garzanti e il link per leggere le prime pagine
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