23 aprile 2024

Gli invisibili di San Zeno di Alessandro Maurizi


L’appuntato Amelio Venier emise uno sbadiglio e la luce nella lanterna stretta in mano tremò. «Avete sonno?» domandò Federico Giorio, lanciando uno sguardo al militare che camminava al suo fianco. «Sono le quattro del mattino, voi che dite?» Amelio Venier si tolse il berretto di ordinanza e si passò una mano tra i pochi capelli bianchi. Le rughe e le occhiaie non offuscavano la luce nei suoi occhi.

Un giallo storico costruito attorno alla figura, realmente esistita, di Federico Giorgio: come racconta l’autore a fine libro, un giorno camminando per le stradine di Roma assieme all’amico Stefano Di Michele, trovò su una bancarella questo saggio, Ricordi di questura scritto nel 1882 “un pamphlet sfaccettato, un documento di polemica politica, una denuncia contro gli usi e i costumi immorali della polizia di quel tempo”.
Nel romanzo di Alessandro Maurizi Federico Giorio è un giovane procuratore legale, una sorta di sostituto procuratore, che per conto della procura di Verona, sta indagando sul traffico di essere umani dall’Italia verso il sud America. Perché nell’Italia povera, post unitaria, i contadini, la povera gente, veniva invogliata ad imbarcarsi verso il sud America dove avrebbe trovato il bengodi, ricchezza, benessere, un paese accogliente. Per pagarsi questo viaggio queste persone dovevano indebitarsi nei confronti degli agenti di viaggio che, su questa miseria, si arricchivano, nascondendo la realtà che invece si sarebbero trovati di fronte in Brasile. 
Malattie, condizioni di vita difficili, un lavoro ai limiti della schiavitù.

In quelle lettere, che aveva letto decine di volte, Arnaldo lo pregava di fare il possibile per dissuadere i contadini dal partire per il Sudamerica: “Amico mio, sono false le promesse degli agenti di emigrazione, [..] un Paese ove tutto è carissimo, disprezzati e affamati andar cenciosi per le vie della città mendicando un tozzo di pane e morire poi come mosche attaccati dalla febbre gialla”

A capo di questa organizzazione c’è un imprenditore di nome Isaia Bordignon, una persona con amicizie molto importanti a Verona, sia dentro la polizia che dentro le istituzioni. Se ne accorge lo stesso Giorio quando, nel tentativo di fare un blitz presso una tipografia illegale (dove si pubblicano le lettere fasulle di finti migranti in Brasile dove si elogiano le condizioni di vita), scopre che qualcuno ha fatto una soffiata che ha mandato in fumo la sua operazione, a fianco dell’appuntato Venier, un ex militare che nelle guerre di indipendenza aveva combattuto con gli austriaci.

«Abbiamo un caso perfetto per voi, vi dovete fare le ossa... E forse potrebbe aiutarvi a controllare la vostra audacia da novellino.» Il delegato Bernardi tossì per coprire un risolino..

Come punizione per il mancato blitz (e del fatto che al processo non si riescono a portare delle prove di questi traffici) Giorio viene tolto dal procuratore del Re Visentin dall’indagine sul Bordignon e mandato ad indagare su un delitto avvenuto in campagna. Ma quella che voleva essere una punizione si rivela invece un modo per continuare la sua indagine contro questa rete di notabili che specula sull’emigrazione. Il morto è un esattore delle tasse, Angelo Galanti, ed è stato ucciso “in un brutto modo”, l’assassino lo ha voluto far soffrire a lungo, come se dovesse espiare delle colpe:

«Chi l’ha ridotto così?» sussurrò alla fine.
«Siete voi che dovrete scoprirlo. Quest’uomo è stato frustato sulla schiena e sulle gambe. È stato flagellato a lungo.»

Era stato proprio Galanti, di fronte ad un bicchiere di vino che gli aveva sciolto la lingua, che aveva confidato a Giorio che si usavano i decreti ingiuntivi per pagare le tasse come leva per spingere i poveracci ad emigrare, passando proprio per la rete di Bordignon.
Quello di Galanti sarà solo il primo di una serie di delitti in cui il procuratore Giorio dovrà indagare assieme alla sua rete di “invisibili” a cominciare dal fedele appuntato Venier, nauseato di come funzionano le cose nel mondo della polizia, usata più come strumento di repressione che non per la sicurezza dei cittadini. Poi il piccolo Bacchetto, un “pitòco”, figlio di povera gente, che aiuta Giorio in tanti modi, anche come fidato messaggero.
Poi Emilia, una giovane prostituta, la più bella donna di Verona, che per il suo lavoro può raccogliere tante indiscrezioni. Una donna per cui lo stesso procuratore, che è suo cliente, prova un sentimento ambiguo:

Si avviò lungo le scale con l’idea che, da lì a poco, altri avrebbero goduto della bellezza di Emilia. Lei era un sogno e un incubo al tempo stesso, un miscuglio perverso di dolcezza e supplizio a cui non riusciva a sottrarsi.

Infine il dottor Zanconato, medico legale che avrà modo di aiutare le indagini seguendo le autopsie sui cadaveri, assieme alla figlia Ginevra, una giovane ragazza che vuole diventare medico. Un sogno difficile da raggiungere in quella Italia in cui le donne erano relegate al ruolo di madri e mogli.

Sono loro gli “invisibili di San Zeno”, un poliziotto, un procuratore che per calmarsi deve contare le lancette dei secondi, un bambino col cappello da bersagliere, una prostituta e una giovane infermiera: si troveranno ad indagare su una serie di omicidi che scuotono la città di Verona. Dopo Galanti ad essere ammazzati, e torturati in malo modo, come bestie, saranno un prete e un banchiere. Sono persone che, intuisce Giorio, sono legate alla rete di Bordignon, una rete che può godere di ampie protezioni politiche che però non li mette al riparo dalla violenza di questo assassino che, come un’ombra, si muove per le vie di Verona.

Ma è un assassino strano, non solo per il modo in cui uccide, ma perché sembra voler lasciar dietro di sé una scia, dei sassolini che gli “invisibili” riescono a cogliere e che li aiuta, un passo alla volta, a scoprire il perché di quella scia di sangue.

Era un’indagine bastarda, Venier lo sapeva bene, ma cosa aveva da perdere?

Avrebbe aiutato quel testone di Giorio, ben consapevole che sarebbe stata l’ultima indagine della sua vita.

In questa indagine Giorio si rende conto, anche mettendo a rischio la sua incolumità, di quanto siano vasti gli interessi attorno al business dell’emigrazione, a partire dalla stessa Chiesa, che è stata privata dei suoi beni dopo l’unità, che guadagna sulla pelle delle persone che si imbarcano verso il sudamerica:

Aveva avuto la conferma dei suoi sospetti: il cardinale sapeva che dai pulpiti delle chiese alcuni sacerdoti esortavano i migranti a partire, ma non era riuscito a sapere i loro nomi.
Ma anche la politica ha interesse nel favorire l’emigrazione di questa povera gente che, non solo veniva costretta a vendere i pochi beni per partire, dove anche firmare delle carte in cui rinunciava a chiedere aiuto ai consolati se avesse deciso di tornare in Italia:

«L’emigrazione è una vera e propria valvola di sicurezza per la pace sociale, a meno che non si voglia immaginare un continuo malessere generale, un lungo periodo di malattie, malcontento, manifestazioni e rivolte.»

Meglio mandarli via, come merce senza valore, questi poveracci, prima che inizino a diventare un problema per la classe egemone del paese, prima che si permettano di chiedere una vita migliore, una migliore istruzione, la fine del latifondo e dello sfruttamento.

Giorio, con la foga della sua giovane età, se lo sente addosso il dolore di queste persone, delle loro famiglie: questa indagine diventa così la sua missione, mettendosi in cattiva luce sia col procuratore del re, ma anche con la polizia (con tanto di assassino di comodo pescato nel mondo degli anarchici).

Questo giallo storico parla dell’Italia di ieri, liberale e latifondista, che per certi versi non sembra nemmeno lontana dall’Italia di oggi: tra le pieghe del potere troviamo ancora oggi imprenditori vicini a politici che ne garantiscono impunità. Ad emigrare dall’Italia sono i giovani, spesso laureati, costretti ad andare all’estero per trovare una vita migliore. Ma il racket dell’emigrazione, delle organizzazioni internazionali che fanno affari sulla pelle dei poveracci, è rimasti.

Ma queste sono mie considerazioni: quello che è certo è che seguiremo le indagini del procuratore Giorio nei prossimi romanzi della serie, che sono certo saranno interessanti come questo primo.

La scheda del libro sul sito di Mondadori

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