Superò l’enorme insegna ‘полиция’ che si elevava a un paio di metri dal marciapiede ed entrò nell’edificio alle sette in punto di mattina, rabbrividendo all’idea che ne sarebbe uscito in posizione orizzontale con una temperatura corporea interna inferiore ai trentacinque gradi.
C’è un ragazzo che in una fredda mattina di dicembre, entra dentro uno dei commissariati di Sofia dove chiede di poter parlare con l’ispettore Dimitrov. Ha in mano una chiave USB, con cui deve convincere i poliziotti dell’importanza della sua richiesta, perché è domenica e non hanno voglia di disturbare il collega. Ma in quel video c’è qualcosa di importante che attira la loro attenzione, quel ragazzo ha ragione “è una questione di vita e di morte”. Nel video, chiamato S(1), c’è un uomo legato ad una sedia sotto tortura.
Poco dopo, muore davanti agli occhi sbigottiti dei poliziotti, compreso questo ispettore Dimitrov, auto suicidatosi con una capsula di cianuro.
Chi è l’uomo ripreso nel video? Come mai il ragazzo ha chiesto proprio dell’ispettore Dimitrov, un poliziotto molto conosciuto a Sofia, con diversi scheletri nell’armadio (e una certa nostalgia per gli anni della cortina di ferro)? E, soprattutto, come mai ad un certo punto si fa riferimento ad un certo Ansaldi?
Infine l’uomo incappucciato salutò la telecamera e, bagnandosi le dita col sangue, scrisse sul muro dietro al povero disgraziato: ‘играта започна’.A Sofia non possono saperlo chi sia il Biagio Maria Ansaldi, capo del commissariato di Monteverde a Roma, e nemmeno possono sapere che, quell’estate, si era occupato assieme ai suoi agenti (i cinque di Monteverde) di una rete criminale responsabile di diversi omicidi rituali, tutti ripresi da video (Formule mortali, la prima indagine dei cinque di Monteverde).
Pensavano di averla sgominata per sempre la struttura che stava dietro quei delitti, ma non era così: quella prima indagine se da una parte aveva contribuito a legare tra loro i membri della squadra, aveva lasciato loro profonde cicatrici, per la perdita di un collega, l’agente Caldara, ucciso da uno dei membri di questa setta, di cui tutti si sentono un po’ responsabili.
Ogni settimana il commissario tornava a trovarlo, ma questa volta aveva una notizia da annunciargli. «Ecco… Buongiorno, Matteo… Come vedi sono passato per dirti che la tua famiglia sta bene…»
A
cominciare proprio da Ansaldi, cui questa morte getta un ulteriore
peso sulle sue perenni ansie che cerca di combattere, inutilmente,
con possenti dosi di farmaci.
Quel primo morto sarà solo
il primo di una serie: la mente criminale che sta dietro tutto ha
organizzato tutto alla perfezione, ad ogni delitto è associato un
video con un nome particolare, S(1), S(2).., con rimandi al prossimo
delitto, una vittima da sacrificare (e uccidere dopo lunghe torture
raccolte nei video) per portare avanti il suo disegno criminale. Un
disegno ampio, una minaccia per tutto il mondo, un progetto che ha
bisogno, per essere portato avanti, del sacrificio di piccole pedine,
come il ragazzo suicida nel commissariato di Sofia.
Quanti disperati aveva raccolto per strada, mostrando loro la retta via. Nel suo piccolo, aveva dato senso alle loro misere esistenze e di questo gliene sarebbero stati eternamente grati.
Ma qual è il disegno criminale che questo sinistro burattinaio ha in mente? E come mai la Bulgaria?
Purtroppo per le ansie del commissario, i ministeri italiano e bulgaro si sono messi d’accordo per mandare Ansaldi in Bulgaria per portare avanti le indagini in modo coordinato.
«È richiesta la tua presenza e collaborazione nella capitale bulgara…» Il commissario lasciò cadere le penne per terra, come investito da un ictus.
Accompagnato
dalle sue medicine (Ciproxin, Discinil, Gaviscon, Imodium,
Lorazepam..), da una scorta abbondante di indumenti pesanti, con
l’aggiunta di un colbacco perché non si sa mai, e accompagnato
dalla vice ispettrice Eugenie Loy, con la morte nel cuore si appresta
a partire verso quel paese dove la temperatura è scesa a -20
gradi.
Ma non è solo la temperatura a creare i problemi al
primo impatto sul suolo bulgaro: anche l’atteggiamento di Dimitrov
(diffidente degli italiani) non aiuta a creare un buon clima nel
nuovo gruppo di indagine.
Purtroppo per loro, le morti in diretta video continuano, come gli indizi lasciati ai poliziotti, costringendoli a condividere tutte le informazioni e ad smussare tutte le spigolature. Dimitrov e il suo braccio destro Balakov comprendono come nonostante le apparenze non giochino a favore (il buffo colbacco di Ansaldi e l’atteggiamento freddo della Loy), i due investigatori italiani sanno fare il loro lavoro.
Come
un’autentica cosa contro il tempo per fermare gli omicidi,
seguiremo l’indagine in presa diretta secondo le diverse
angolature: da una parte i poliziotti di Monteverde rimasti a Roma, i
due ringo Boys Leoncini e Di Chiara assieme alla nuova arrivata
Alerami, che devono cercare una correlazione con l’indagine in
Corsica dell’estate passata.
Dall’altra parte l’indagine
in Bulgaria seguendo tutte le tracce lasciate dietro ogni delitto,
annunciato e fatto seguire ai poliziotto in diretta, con tanto di
conto alla rovescia, un rituale macabro a cui i poliziotti sono
costretti a giocare.
Per Ansaldi, sarà anche una sfida contro
le sue paure, le sue ansie, la sua ricerca di un viatico nelle
medicine per prevenire tutti i malanni: purtroppo per lui, anche
questa indagine lascerà sulle tracce dei cinque di Monteverde delle
cicatrici, non solo in senso metaforico.
Altri pezzi del passato emergeranno dalle storie dei protagonisti e ci aiuteranno a comprendere quale percorso, doloroso, ha portato i protagonisti a diventare quello che sono: le violenze familiari nella famiglia di Ansaldi e un episodio di brutale violenza capitato alla Eugenie fase uno, la ragazza che guardava sorridente al suo futuro.
Tutti avevano personalità rese bizzarre dalle ferite e relative cicatrici subite nell’anima, chi più chi meno. Lei probabilmente era stata meno fortunata degli altri. Tanto meno fortunata
Il gioco degli opposti richiama la lotta tra il bene e il male, le menti criminali che non provano empatia verso il prossimo, considerato solo una pedina per i loro piani, e il bene, persone come Biagio Maria Ansaldi.
Non
si può non amare questo commissario Ansaldi, tutto il contrario di
un moderno supereroe, preda delle sue ansie (leggendo le pagine di
questo romanzo capiremo meglio la loro origine), ma con una profonda
umanità e attaccamento ai suoi uomini, alla sua squadra.
Proprio
quel suo essere dannatamente vulnerabile, senza le sue vitamine C,
senza le sue gocce di ansiolitico, lo rendono molto più reale e
“vicino” al lettore di tanti altri investigatori del mondo
letterario.
Vogliategli bene anche voi!
PS: non voglio rivelare troppo del finale del libro (dove ciascuno dei protagonisti è alle prese coi buoni propositi per il nuovo anno), ma non rilassatevi troppo. Il male è ancora là fuori, nel suo folle disegno criminale di ripulire il mondo! Ne sentiremo ancora parlare..
I precedenti romanzi della serie dei cinque di Monteverde in ordine di pubblicazione:
La
scheda del libro sul sito di Salani,
il link
per scaricare il primo capitolo.
I link per ordinare il libro su
Ibs
e Amazon
Nessun commento:
Posta un commento