31 dicembre 2023

Il morto in piazza di Ben Pastor



Ben Pastor riesce a scrivere un libro ambientato in periodo di guerra, senza farcela vedere, la guerra. Protagonista del libro è il soldato detective Martin Bora, Tenente Colonnello della Wehrmacht: in fuga da Roma, dove l'avevamo lasciato al termine di Kaputt Mundi, viene comandato di una missione segreta, in un piccolo paese in Abruzzo, Faracruci.
In questo sperduto paese la guerra è lontana, ma la si percepisce lo stesso attraverso le rappresaglie dei soldati tedeschi contro i contadini e i partigiani, attraverso la miseria, attraverso i giovani strappati alle loro case, dove sono rimasti solo anziani, donne e bambini.


La missione di Bora è recuperare alcune lettere del carteggio Mussolini - Churchill, consegnate dal primo mentre era prigioniero a Campo Imperatore, ad un confinato politico, l'avvocato Borgonovo. Un Bora preoccupato per la missione, per cui dovrà eliminare un civile, per i ricordi del suo passato che riemerge: la morte del fratello, gli orrori della Russia, le SS, che stanno accumulando un dossier contro di lui. Ma anche il ricordo dell'amore lasciato a Roma, solo poche ore prima.
Ma, arrivato a Faracruci e preso contatto con Borgonovo, le cose si complicano, col ritrovamento del “morto in piazza”, un uomo ucciso misteriosamente e lasciato in vista di tutti sulla piazza del paese. Bora e Borgonovo iniziano ad indagare: chi era il morto? Cosa era venuto a fare in paese? Perchè è stato ucciso?


L'indagine li porta indietro nel tempo, fino agli anni della prima guerra mondiale, finchè non scoprono che il morto di è legato ad un vecchio omicidio, di 25 anni prima. Capiscono che antichi torti nel paese bruciano ancora oggi. “un antico crimine che non a caso sanguinava di nuovo, rivelandosi più importante dell'omicidio appena commesso, così che il morto in piazza che un simbolo per quell'altro morto”.

Una piccola nota storica: nel libro Ben Pastor formula l'ipotesi che nel carteggio siano contenute delle informazioni così stravolgenti, che se fossero cadute in mano delle SS o degli americani, avrebbero potuto portare alla rovina l'Italia, vittima di atroci rappresaglie come la Polonia nel 39, ma anche una parte della Germania stessa. Il tema del carteggio è uno degli argomenti più misteriosi e affascinanti della seconda guerra mondiale. Secondo alcuni storici, come Arrigo Petacco, non sarebbe mai esistito, ad ogni modo, nelle lettere non ci sarebbero contenuti particolarmente interessanti.
Ben Pastor ha svolto un'ampia ricerca presso gli archivi dell'esercito americano (a Washington, Philadelfia, Boston), dove sono conservate alcune "veline" di rapporti dell'OSS su questo fantomatico carteggio. Ovviamente le veline nulla dicono sull'effettivo contenuto del carteggio, salvo il fatto che esisteva e che andò avanti ANCHE durante l'ultimo scorcio della guerra. Ben Pastor si è rivolta anche ad archivi ufficiali londinesi, ricevendo un cortese rifiuto alla consultazione di carte ancora (e incredibilmente)
"secretate".
Qui in Italia, il principale consulente è stato Marco Patricelli, giornalista, docente universitario e storico (pubblica da Mondadori e Utet, ed è uno dei principali esperti di "crimini e misfatti" della Seconda Guerra Mondiale). Ringrazio l'editor Luigi Sanvito, che ha risposto ad una mia lettera, fornendomi queste informazioni.

Il romanzo associa al giallo d'azione, le pause riflessive di Bora, narrate con lo stile epico di Pastor: riesce ad essere appassionante e commuovente, riportando a galla pagine della nostra storia resistenziale. Ma l'aspetto che più si apprezza è l'utilizzo della guerra come mezzo per raccontare un dolore e una sofferenza personali, di un uomo costretto ad ascoltare la propria coscienza ma anche a rispettare i suoi doveri di soldato. Un uomo in bilico tra desiderio della vita e la paura della morte:

Ci sono momenti in cui penso che le SS mi abbiano dopotutto ucciso al limite del bosco di Swiety Bor, nel 39, e tutto questo sia l'incubo di un morto. Che gli ultimi cinque anni siano stati un trascurabile frammento dell'eternità che dovrò passare in Purgatorio, condannato a fare esperienza della guerra in tutte le sue facce .. E a volte penso invece che sto solo dormendo, e mi sveglierò nel 36, quando mi sono addormentato. La casa di famiglia, i miei genitori, Peter, ci saranno tutti. La via, il parco, la città. Benedikta mi sarà ancora ignota, e il dolore un'ombra lunga proiettata davanti a me, che dovrò cercare di evitare con tutte le mie forze”.
Il tema portante del libro è quello dell'esilio, della lontananza dal casa, come spiega l'autrice al termine. Tema che accomuna Bora e Borgonovo, personaggi così diversi per cultura, provenienza ed esperienze personali. Ma entrambi sono esuli, lontano dalla loro terra e dalla loro casa. La pagina dove si confidano i propri dolori è una delle più profonde della storia. Per questo dolore, la lontananza dalla propria terra, la scrittrice dedica questa storia a tutti gli abruzzesi, e tutti gli emigranti con loro, che non poterono tornare a casa.


Come mi è capitato con i precedenti capitoli della storia di Bora, anche al termine di questa vicenda mi rimane un triste vuoto, lo stesso che si prova per la partenza di una persona che si è imparato a conoscere ed amare.


La scheda del libro sul sito di Sellerio 
Technorati:


2 commenti:

Anonimo ha detto...

molto interessante. non ho mai letto nulla di questo autore.
la tua ottima recensione mi ha stuzzicato, penso che me lo prenderò.
ciao!

Anonimo ha detto...

condivido, molto interessante, lo leggerò sicuramente anche perchè curiosamente ricorda la storia di mio nonno,Aristide Tabasso, agente del SIM, realmente vissuto, la cui missione più importante fu quella di rintracciare il carteggio che trovò e consegno al Re.