Mattina presto. Sono già al lavoro. Ho parcheggiato la 127 di fronte alla Questura
«La tua auto fa schifo da quanto è sporca, Zileri»
«Davanti alla porta dovresti bussare, Mellone, perché tu quando sei qui non entri nel mio ufficio... Con la Grazia dell’elefante che ti ritrovi tu entri nella mia vita»«Sentilo il gentlemen! Siamo alla poesia ormai, roba da Nobel, ma la tua auto azzurro cielo è un temporale tanto è sporca. Dentro e fuori»
«Ci manca solo che tu mi dici che la carrozzeria e lo specchio del corpo, i sedili dell’anima, e siamo a posto! Roba da strizzacervelli.»
Dario Mellone è stato un artista, pittore e disegnatore e, tra le altre
cose, anche illustratore sul Corriere, con cui iniziò a collaborare
grazie all’incontro con Dino Buzzati (prima con la Domenica del
Corriere).
In questo romanzo di fantasia, lo si immagina a
fianco del commissario Zileri, nella Questura di Milano, come
aiutante nel risolvere i casi: siamo nell’autunno del 1969, l’anno
dei primi passi di un uomo sulla luna ma anche l’anno che segna la
nostra perdita di innocenza, con la strage di Piazza Fontana, una
pagina tragica della nostra storia, le cui tensioni si percepiscono
anche tra le pagine di questo racconto.
Come
mai un commissario della Omicidi ha bisogno come aiutante un pittore
e disegnatore?
Perché Dario Mellone ha un dote rara, che va
oltre il suo essere artista: sa vedere, osservare, cogliere quei
dettagli che sanno indirizzare un investigatore verso una certa
pista.
Meglio di un poliziotto della scientifica che immortala la scena del crimine con la sua macchina fotografica: i disegni Dario Mellone sono molto meglio, catturano cose che l’occhio umano vede ma non riesce a cogliere.
L’indagine
che affronterà assieme al commissario Zileri lo porterà sulle
tracce di una serie di omicidi, vittime tre donne che all’inizio
sembrano non avere niente in comune, ma che sono state uccise
seguendo lo stesso rituale.
Questa è la prima domanda a cui
deve cercare di dare una risposta Zileri: c’è un sospettato, un
amico della prima vittima che viene anche arrestato, per dare una
risposta ai bravi cittadini che vogliono risultati rapidi dalla
polizia. Ma verrà subito scagionato, anche grazie all’intelligenza
deduttiva di Mellone, alla sua capacità di osservare le cose, a quel
complesso sistema di macchinari che ha nella sua testa. Qualcosa che
mette in difficoltà lo stesso commissario che non sempre sembra in
grado di seguirlo.
Ma pare che qualcuno voglia imbeccare i due
investigatori, facendo trovare loro, sulle scene dei crimini, dei
piccoli anagrammi. Frasi brevi che sembrano voler indicare la
prossima vittima.
Il problema è: perché una certa Paola Colapìco e una certa Lucia Donareal dovevano morire? Perché abbiamo “Suso” un terzo nome né sulla lista dell'assassino, e rischiamo di assistere ad un nuovo omicidio da un momento all'altro?
Siamo in un momento delicato nella vita del commissario, la moglie è stata arrestata da poco, si trova rinchiusa nel carcere di San Vittore. E proprio dentro le celle del “Due”, come i milanesi chiamano la casa circondariale, sembrano portare i suggerimenti che arrivano dagli anagrammi.
Sono mesi difficili
anche per il paese, si respira un’aria tesa a Milano e nel paese,
tra terrorismi di vari colori con complicità che arrivano dentro lo
Stato.
«Vede, l'invenzione del sismografo ha duemila anni e viene attribuita a un cinese. Il suo apparecchio aveva una struttura elegante: all'interno di un anfora era posizionato un pendolo che, se mosso da una scossa sismica, urtava alcune levette. Otto, per la precisione, e tutte disposte intorno all'anfora. Ognuna di esse era collegata alla statuetta di un piccolo drago; quando veniva urtato il drago apriva la bocca facendo cadere la pallina contenuta in un recipiente sottostante. La pallina, cadendo, produceva rumore metallico che fungeva d'allarme.
Siamo tutti in apnea adesso, l'aria la puoi toccare, tagliare, spostare: è solida.
«Ecco dottoressa io quando disegno non muovo un pennino quando disegno sono come quel drago e... attivo allarmi!»
Una mente capace di
elaborare dati come un elaboratore, una personalità sfuggente,
persino per la povera moglie Antonietta, Mellone con Zileri
riusciranno a trovare il filo che lega le morti, l’identità del
suggeritore e il perché di quei delitti.
Il titolo è un omaggio alla rivista Settimana Enigmistica, per i tanti rimandi agli enigmi di cui il libro è disseminato.
La scheda del libro sul sito dell'editore People
Il blog dell'autore Andrea Ciresola
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