Il film di Marco Tullio Giordana ricostruisce l'iter processuale per l'assassinio di Pier Paolo Pasolini, il 2 novembre 1975, all'idroscalo di Ostia.
In particolare il film vuole evidenziare la carenze dell'indagine giudiziaria, che volle, anzi non volle effettuare alcuna indagine approfondita, accontentandosi della comoda verità: Pasolini ucciso dal minorenne Giovanni Pelosi durante un rapporto sessuale. Uno sporcaccione che se l'era andata a cercare. Come disse Andreotti dopo la morte.
Nel film compaiono due personaggi nel corpo di polizia: un ispettore (Pini) e un poliziotto infiltrato (Claudio Amendola) nel mondo dell'estrema destra. Quando arrivano ad una pista che collega eversione di estrema destra (Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo) col mondo della criminalità, quando arrivano ad individuare dei ragazzi che avevano dichiarato di aver ammazzato loro Pasolini, ecco che l'indagine viene bloccata e loro trasferiti.
In parallelo si narra l'indagine portata avanti dalla parte civile, gli avvocati Nino Marazzita e Guido Calvi (nel film Giulio Scarpati e Claudio Bigagli), che cerca di trovare una pista alternativa, confutando la tesi che vede Pelosi unico colpevole. Il momento più importante è la deposizione in aula, al tribunale dei minori di Roma, del perito di parte civile, il prof Faustino Durante. Fu lui a rilevare la tracce dell'impronta della macchina sul corpo del poeta e, dunque a stabilire che la causa finale della morte fu lo schiacciamento del corpo, volontario e non casuale. Sottolineò che, se Pelosi fosse stato l'unico ad aver picchiato Pasolini, vi sarebbero trovate addosso maggiori macchie di sangue e fango. Invece, solo tre piccole macchie.
Il film finisce col giudizio del tribunale, il 26 aprile 1976: Pelosi condannato a nove anni per omicidio. Durante il combattimento il tribunale accoglie la tesi della parte civile di omicidio “in concorso con altre persone rimaste ignote”. Tesi subito impugnata dalla procura generale: la corte d'appello dei minori, il 4 dicembre 1976 conferma la condanna ma senza più il concorso di ignoti. Caso chiuso.
Nel film si alternano filmati d'epoca, come ai funerali con le parole di Moravia “Abbiamo perso un poeta, e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo!”. Ma anche le interviste rilasciate da Pasolini, dove parla dello sviluppo (cui era contrario) e del progresso. O ancora, sul suo essere impegnato “un autore, quando è disinteressato e appassionato, è sempre una contestazione vivente. Appena apre bocca contesta qualcosa al conformismo [...] a ciò che insomma va bene per tutti. Quindi non appena apre bocca è un artista per forza impegnato, perché il suo aprire bocca è scandaloso, sempre”.
Fino all'articolo del novembre 1974, sul Corriere della Sera “Che cos'è questo golpe?”: “Io so chi ha compiuto le stragi, chi ha tramato, chi ha coperto e depistato. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore che cerca di seguire tutto quello che succede..”.
Il film accenna alle altre piste che avrebbero portato alla morte del poeta: la pista dell'omicidio politico, ordito dal modo fascista o dal mondo della criminalità. Questi approfondimenti sono stati fatti nella puntata di Blu Notte di Carlo Lucarelli, che potete rivedere su Raiclick.
Mondadori ha fatto uscire libro+DVD del film di Marco Tullio Giordana “Pasolini – un delitto italiano”.
I link su ibs e bol.
Technorati: Pier Paolo Pasolini
Nessun commento:
Posta un commento