Elio Petri si ispira all'omonimo libro di Leonardo Sciascia, scritto nel 1966, nel quale un professore, indagando su un omicidio che la polizia e l'opinione pubblica ha già liquidato come delitto passionale, scopre come dietro ci sia in realtà lo zampino della mafia.
Uno dei primi libri denuncia della mafia che, negli anni 60, si stava trasformando in un'organizzazione criminale con forti agganci col mondo politico e imprenditoriale: non più la mafia della coppola e del moschetto sotto il braccio, ma la mafia di gente che gira col vestito, ben integrata nella società.
Al centro del libro, e del film, la figura del professor Paolo Laurana, che ingenuamente cerca di affrontare il potere mafioso a viso aperto, senza nessuna protezione. Arriverà a scoprire il mandante dell'omicidio del professor Roscio, ma sarà troppo tardi, lui non lo sa, ma è già un uomo morto.
Il personaggio del professore è interpretato da Gian Maria Volontè, uno dei più ecclettici attori del cinema italiano: Volontè da corpo ad una persona che viene spinta all'indagine quasi per gioco, all'inizio. Ma anche per l'attrazione che subisce nei confronti della vedova, Luisa Roscio, interpretata da Irene Papas.
Nel mirino di Sciascia finisce il clima di omertà, per il quale meglio far finta di niente, meglio non vedere nè sapere nulla sulla mafia. E il prof. Laurana, che ingenuamente, pensava di poterla affrontare da solo, viene definito come "un cretino", dai benpensanti del paese. Ma finisce nel mirino anche quella parte della politica che dovrebbe combattere la mafia, come il partito comunista.
Significativo lo scambio di battute, a metà film, tra Laurana e un suo ex compagno, deputato del pci: "Ma tu voti ancora per il partito?" "Si ma mi diventa ogni giorno più difficile". "Tu [rivolto a Laurana] sei rimasto indietro!" "E tu sei avanti!".
Tutta l'amarezza del libro emerge nel finale del film: con la processione delle macchine del matrimonio tra il notabile intrallazista e mafioso (l'avvocato Rosello) e Luisa. Processione che è preceduta da un carro funebre (che rappresenta la morte del povero Laurana, "il cretino"); ad un certo punto il carro funebre va in una direzione e le macchine del matrimonio verso la chiesa. Il matrimonio sarà celebrato, in pompa magna dallo zio arciprete in persona, di fronte a tutta la popolazione, che guarda e commenta alle spalle. In quella scena c'è tutto il rapporto oscuro, ipocrita, tra i poteri in Sicilia: la chiesa, la DC e la classe dirigente dell'isola.
Scheda:
A ciascuno il suo 1967
Regia: Elio Petri
Tratto da un romanzo di Leonardo Sciascia
Sceneggiatura: Elio Petri, Ugo Pirro
Direttore della Fotografia: Luigi Kevuiller
Scenografo: Sergio Canevari
Costumi: Luciana Marinucci
Montaggio: Ruggero Mastroianni
Musiche: Luis Enriquez Bacalov
Produzione: Giuseppe Zaccariello (Cemofilm)
Cast:Gian Maria Volonte', Irene Papas, Gabriele Ferzetti, Salvo Randone.
Link al libro: bol e ibs e la presentazione del film da parte di Petri.
Technorati: Leonardo Sciascia, Elio Petri
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