31 gennaio 2008

Il paese della vergogna di Daniele Biacchessi

Dallo spettaoclo teatrale che Daniele Biacchessi porta in giro per l'Italia, un libro, che sotto forma di racconto mette assieme vicende distanti nel tempo, ma accumunate dal comun denominatore, quello della giustizia incompiuta.
In 125 pagine si ripercorre parte della storia recente del belpaese, in realtà il paese senza vergogna, senza verità, senza giustizia.

Che non avendo chiuso i conti con un certo passato sarà condannato a ripeterlo.
Non vivono forse in mezzo a noi (e sono anche saliti al potere) i nostalgici del fez e del manganello?
Non è stato forse un ministro di questa repubblica ad aver detto che con la mafia bisogna convivere?
Strage di Portella della Ginestra, l'omicidio di Ambrosoli, le stragi della strategia della tensione, le vittime del terrorismo e della mafia, fino ad arrivare all'estate delle bombe del 93.

Ciascun episodio è ricordato a volte in modo riduttivo (l'autore stesso rimanda ad altre fonti per avere ulteriori approfondimenti), ma l'idea è di dare la sensazione (anche fisica, dei rumori, delle voci) dell'evento.

Non è un libro di inchiesta su Piazza Fontana o sulla stagione dei Golpe: alla base c'è il concetto della memoria perduta (così come della dignità di uno stato inteso come insieme dei suoi rappresentati). Non a caso il libro parte con un armadio, scoperto per caso nel decennio scorso, in un palazzo del settecento: l'armadio della Vergogna nel quale sono stati rinchiusi i fascicoli sulle stragi compiute dai nazifascisti nella seconda guerra mondiale.

Un armadio con le ante rivolte verso il muro, a nascondere quella verità imbarazzante (per l'Italia, per il governo dell'epoca e quelli che si sono succeduti, per la Democrazia Cristiana), in nome di una superiore Ragione di Stato. Di uno stato che si è dimostrato impotente nel difendere i suoi cittadini: bambini, donne, anziani, ragazzi ..

Un paese senza memoria è un paese che non sa interpertare il suo presente e prevedere il suo futuro. Un paese della vergogna, appunto.
Oggi si parla tanto di una memoria condivisa, di pacificazione, di condivisione. Ma su quali basi questo può accadere?I nostalgici del fascismo hanno forse fatto abiura del loro passato?
Abbiamo chiuso i conti con i tanti misteri della nostra storia (Ustica, Gladio, rapimento Moro, ...)?
La politica ha deciso di tagliare i rapporti con la mafia?Non mi sembra: e allora quale pacificazione si può avere in questo caso?

E' come un gioco a somma zero, si tratta di rinunciare a qualcosa: la nostra libertà, la nostra dignità, la nostra giustizia.

Come è stato possibile che per tutte le stragi, tutte le morti, tutti questi misteri spessi non si sia riusciti ad arrivare ad una verità giudiziaria?

Delitti e stragi perfetti nella loro imperfezione.
Corrado Guerzoni, il collaboratore più stretto di Aldo Moro, provò a spiegare un giorno una teoria: quella dei cerchi concentrici.

Dice Guerzoni:
“Per cerchi concentrici ognuno sa che cosa deve fare.
Non è che l’onorevole X dice ai servizi segreti di recarsi in Piazza Fontana e mettere una bomba.Non accade così.
Al livello più alto della stanza dei bottoni si afferma: il Paese va alla deriva, i comunisti finiranno per andare presto al potere.
Poi la parola passa a quelli del cerchio successivo e inferiore dove si dice: sono tutti preoccupati, cosa possiamo fare?
Si va avanti così fino all’ultimo livello, dove c’è qualcuno che dice “ va bene, ho capito ”.
Poi succede quello che deve succedere.
Una strage in una banca, in una stazione, in una piazza, sopra un treno.
Oppure, come nel nostro caso, un omicidio di due ragazzini
[si riferisce all'omicidio di Fausto e Iaio a Milano nel 1978].
Così nessuno ha mai la responsabilità diretta.
E se vai a dire all’onorevole X che lui è il mandante della strage di Piazza Fontana, ti risponderà di no.In realtà, è avvenuto questo processo per cerchi concentrici.

Quello che va ricostruito è il contesto politico di questo insieme di progetti e di iniziative. L’obiettivo non è il colpo di stato, ma la stabilizzazione imperniata sulla DC. Il modello non è Santiago 1973 (il golpe del generale Pinochet in Cile) ma Parigi 1968 (la riscossa elettorale gollista dopo il “maggio francese”): non la repressione militare, quindi, ma un plebiscito stabilizzatore.

Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
Il sito di Daniele Biacchessi; il post sul sito di Chiare lettere ed altre recensioni.
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