C'è stato un momento ieri sera, nello stesso studio di Ballarò dove qualche ora prima aveva avuto sede un battibecco tra politici, è calata una spessa coltre di emozione.
Dopo le parole di una delle persone che, per continuare a sopravvivere al loro dolore, hanno dovuto spingere la notte più in la.
Benedetta Tobagi (figlia di Walter Tobagi), aveva con molta difficoltà, ricordato il suo percorso per cercare di capire chi fosse suo padre: nello stacco prima della pubblicità si vede Mario Calabresi perderle la mano e rassicurarla.
Mario Calabresi, Benedetta Tobagi, Marco Alessandrini e Luisa Todini: ieri sera la televisione pubblica ha voluto dare spazio alle vittime del terrorismo, alle persone che hanno dovuto affrontare quel vuoto, quella mancanza, perchè qualcuno, di sua volontà, aveva deciso di scatenare una guerra.
Per una volta non si sono intervistati i Sofri, Sergio Segio, D'Elia, Moretti, Curcio.
Ieri sera parlavano quelli che la storia, lo stato ha cancellato dalla sua memoria. La memoria e il ricordo, prendendo spunto dal bellissimo libro di Mario Calabresi "Spingendo la notte più in la".
Mario Calabresi
"Uno stato opaco, repressivo e una contestazione che iniziava a prendere toni violenti. In questo scontro mio padre è stato schiacciato".
Chi era Luigi Calabresi?
"Una persona perbene. [...] Il Viminale costrinse mio padre a fare causa a Lotta continua. Nel processo contro Lotta Continua, mio padre impersonò lo Stato.[..]
Mio padre fu ucciso con due colpi, uno alla schiena e uno alla testa". Era il 17 maggio 1972.
Spingere la notte più in la significa metterci il terrorismo alle spalle. Questo paese non chiude le partite col passato. Suille stragi ci sono ancora troppe mancanze di verità storiche e giudiziarie. Manca la memoria: oggi nelle librerie, sugli anni 70, ci sono solo libri scritti dagli ex terroristi.Ma ci sono anche storie come la mia, di persone che hanno perso tanto, troppo, da quegli anni.
Benedetta Tobagi
"Mio padre non era in guerra, era un professionista che amava il suo lavoro. Diceva che a ricerca della lacerazione che stava avvendendo nella società è necessaria per capire i cambiamenti in corso. Uno storico, un ricercatore che si occupava del presente: uno storico del presente".
Perchè fu ucciso?
"Ucciso perchè era un cronista intelligente, così diceva il volantino".
Era un riformista, di idee socialiste: ucciso perchè era un uomo di cerniera, del dialogo. Una figura da eliminare in quel periodo dove si voleva cercare lo scontro.
Fu ucciso il 28 maggio 1980, da 6 ragazzi. Il killer era Marco Barbone, un ragazzo di 22 anni. Dopo esser diventato collaboratore, uscì dal carcere dopo 3 anni.
Luigi Marangoni: Mario Calabresi ha ricordato nel suo libro, come caso emblematico della violenza di quegli anni, la morte del direttore sanitario del Policlinico di Milano.
Una persona onesta: denunciò gli infermieri che sabotavano l'ospedale, per far vedere che il sistema era marcio. Marangoni era colpevole perchè voleva far funzionare un ospedale.
Sapeva che avrebbe pagato con la morte il suo coraggio: una notte si svegliò "Vanna, sappi che io sono una persona perbene". Fu ucciso il 17 febbraio 1981.
Marco Alessandrini
Figlio del sostituto procuratore Emilio Alessandrini, che aveva indagato sulla strage di Piazza Fontana (ricordata in una recente puntata di Blu Notte), prima che l'indagine fu scippata da Catanzaro.Si occupò di eversione: sul tavolo aveva un fascicolo sul Banco Ambrosiano, quando fu ucciso, nel 29 gennaio 1979.
Il volantino diceva "col suo lavoro dava credibilità a questo stato".
Emilio Alessandrini ha voluto ricordare un episodioper lui doloroso: un servizio del TG1, dove si parlava dello smantellamento delle nuove Br.
A commentare il servizio fu intervistato Sergio Segio: nel sottopancia non c'era scritto niente, chi fosse, cosa avesse fatto, perchè veniva intervistata proprio questa persona.
Gli ex terroristi non sono presentati per quello che erano: le responsabilità penali possono terminare. Ma quelle morali si portano dietro per tutta la vita. Come il dolore delle vittime.
Invece chi è stato ucciso, scompare dalle interviste, avviene una rimozione: non si scrive Sergio Segio, assassino di Emilio Alessandrini, oggi collaboratore del gruppo Abele.
Invece oggi il terrorista è fuori, libero, scrive libri, rilascia interviste. Tutto lecito: ma nessuno che gli chieda conto di quello che ha fatto in quegli anni.
Infine in studio, prima della lettura teatrale di Luca Zingaretti del libro "Spingendo la notte più in la", l'imprenditrice Luisa Todini ha voluto portare la sua testimonianza.
Di quando, in quegli anni, percepiva delle morti, della violenza. Di suo padre, imprenditore, che iniziava proprio negli anni 70, ad avere fortuna.
Violenza scatenata da una minoranza, che oggi viene ricordata quasi come degli eroi romantici, che lottavano per una società migliore.
Dicevano colpirne uno, per educarne cento: dove sono i cento che avete educato?In uno dei comunicati, rilasciati dalle Br per il rapimento Moro, sta scritto
"il proletariato ha già emesso la sua sentenza ....".
Mio padre, operaio tessile, non aveva emesso alcuna sentenza. Ne aveva dichiarato guerra a nessuno. E come mio padre, tanti altri.
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