Terzo libro per la terza indagine del commissario, capo della Mobile di Firenze, Michele Ferrara.
Il migliore, a mio giudizio, dei due precedenti, dove il personaggio del commissario finiva per shiacciare gli altri (come il suo vice Rizzo, Ascalchi, Venturi, Fanti ..).
Questa storia inizia dove terminava la precedente, con l'arresto del capo mafia zu Turi, Salvatore Laprua.
Arresto che qualcuno, nel clan del boss, decide di vendicare, piazzando delle bombe contro il commissario e contro Anna Giulietti, la procuratrice che assieme al poliziotto aveva coordinato le indagini.
Ma siamo anche nei mesi successivi all'11 settembre 2001 e, forse, gli attentati, hanno anche una matrice islamica.Le indagini seguono tutte le direzioni, ma finiscono per portare nella direzione della mafia: qualcosa sta avvenendo nel suo interno.
La morte di un capomafia, Laprua, che comandava fuori dalla Sicilia, ha scatenato una guerra per la sua successione. Per il controllo del territorio e per il consolidamento di nuove gerarchie e nuovi equilibri in Cosa Nostra, governata dalla primula rossa, Antonio Caputo.
Se ne rende conto il commissario, quando scpre che tutte le persone indiziate negli attentati vengono uccise: chi è stato? Quali sono le fazioni in guerra?
Chi sono i due misteriosi personaggi che escono da soffiate e intercettazioni, 'u liuni e, soprattutto, il Basilisco?
Dalle riflessioni del boss dei boss:
"Il basilisco era il suo capolavoro, la testa di ponte della mafia nel cuore dello stato. L'aveva praticamente alevato fin dalla nascita, come un figlio, sottraendolo quasi alle braccia della madre dopo la morte del padre. Gli aveva insegnato l'arte più sottile di tutte, la mediazione. Il basilisco - creatura infida, micidiale - l'aveva scherzosamente nominato , e il nome era rimasto a significare l'astuzia di tessere rapporti profittevoli, di stabilire alleanze con la forza della persuasione, dei voti, e all'occorrenza della minacca e del ricatto."
Un indagine che, pagina dopo pagina, porta al commissario Ferrara in un groviglio che vede coinvolta, mafia, terrorismo islamico (siamo nei mesi della guerra in Afghanistan) e il legame tra mafia, mondo politico e colletti bianchi. Fin dentro il "terzo livello", come lo chiamava Falcone.
Nel libro non è difficile individuare dei richiami alla realtà, cui sicuramente Giuttari si è ispirato: dai misteri sull'arresto di Riina (qualcuno nella cupola ha soffiato il vecchio Toto in cambio di un patto di non belligeranza); al boss mafioso Antonio Caputo che è un mix tra Provenzano e Riina; infine qualcuno riconoscerà chi è il l'esponente dello stato, cui Giuttari si è ispirato per il Basilisco.
Speriamo che, Giuttari non metta in pensione il commissario Ferrara proprio ora..,
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Technorati: Michele Giuttari
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